PROGETTO CALECA in mostra a Palermo
Medimobil dall’8 al 16 novembre 2003 a Palermo
Una storia aziendale di oltre due secoli che guarda con interesse al futuro.
Tradizione, stile e tecnologia si fondono nella ceramica di Caleca Italia.
La ceramica di Caleca Italia è la perfetta fusione di buon gusto, tradizione e innovazione tecnologica. E’ il frutto di una storia aziendale lunga più di due secoli vissuta nella città di Patti, in provincia di Messina, e di un’esperienza imprenditoriale e produttiva – conosciuta in tutto il mondo – che ha interpretato, con originalità e successo, la solarità e i colori di un Mediterraneo ricco di suggestioni e richiami. Una formula vincente che ancora oggi si percepisce visitando l’Azienda e osservando l’impegno con cui i coniugi Gaetano e Rossana Caleca, affrontano la competitività e le grandi sfide dei mercati internazionali. L’estero, ma soprattutto la concorrenza dei nuovi mercati asiatici sono gli scenari con cui si confrontano oggi le ceramiche Caleca: oggetti d’uso quotidiano interamente lavorati e decorati a mano, che soltanto l’esperienza, la cura dei dettagli e le ricette di impasti selezionati, rendono “unici” ed inimitabili agli occhi di un consumatore attento alla qualità e all’immagine.
La città di Patti e i Caleca hanno sempre vissuto a contatto con la ceramica di uso quotidiano. Per secoli è stata questa la fonte di reddito più importante del territorio. Molti laboratori e piccole industrie, che erano riconducibili ad alcune famiglie storiche del posto, Aiello, Alioto, Danzì e, ovviamente, Caleca, già ai primi del Novecento producevano per il mercato interno e, in alcuni casi per i mercati internazionali, oggetti richiesti per la loro durezza e capacità di resistere al fuoco. Con i loro bastimenti, dal golfo di Patti, i Caleca esportavano “pignate, burnie per conservare miele, sugna ed estratto di pomodoro, piatti in Italia, in Francia e nel Nord-Africa, realizzando di fatto un piccolo polo della ceramica che ancora oggi trova nell’Azienda la sua più importante espressione.
Una vocazione produttiva che ha consentito di formare generazioni e generazioni di ceramisti e decoratori che hanno saputo tramandare, da padre in figlio, una cultura ed una maestria, che costituiscono di fatto un patrimonio culturale di grandissimo pregio da tutelare e promuovere.
“Il successo delle nostre collezioni di ceramica per la casa e la tavola – spiega Rossana Caleca, titolare dell’Azienda – trova la sua ragion d’essere nei decori e nei motivi che da sempre ci distinguono. Abbiamo saputo rivisitare i segni di un vissuto e di una rappresentazione della natura particolare come quella mediterranea, proponendola col gusto del design moderno, più ricercato ed innovativo. Gioia, luminosità, calore, eleganza cromatica sono i tratti distintivi della nostra ceramica. Un piatto Caleca si riconosce tra mille, ha una sua spiccata identità che da secoli è abituata a confrontarsi con i mercati, continuando a testimoniare un mondo ed uno stile inimitabile”.
Le ceramiche Caleca sono riconoscibili per la loro storia. Per ogni piatto, per ogni oggetto – dal momento dell’estrazione e della stagionatura dell’argilla, che può durare anche molti mesi – occorrono molti giorni di lavoro e l’impegno di tutte le maestranze per ripercorrere il delicato processo produttivo ed arrivare al prodotto finito pronto per essere inviato al cliente. Il tentativo di imitazione dei paesi asiatici è sempre attuale, ma il risultato per la peculiarità del prodotto non è mai all’altezza degli originali.
Caleca Italia esporta in tutto il mondo, in Europa, negli Usa, in Giappone. Un confronto che avviene su un mercato sempre più competitivo ed esclusivo, dove rigore stilistico, immagine aziendale, innovazione e qualità delle materie prime, sono elementi indispensabili per concorrere con successo.
“La collaborazione produttiva con Dolce&Gabbana di qualche anno fa – afferma Rossana Caleca – mi sembra un aspetto indicativo delle capacità produttive della nostra azienda”.
Del patrimonio aziendale fanno parte Le piastrelle di Caleca, una serie di prodotti firmati per i rivestimenti di bagni e cucine, che riflettono integralmente la preziosità del look aziendale. Recentemente si sono aggiunti i nuovi prodotti per la ristorazione, realizzati con impasti selezionati, che attribuiscono alla ceramica la stessa robustezza della porcellana. Una scelta produttiva impegnativa che è stata certificata dall’Istituto ceramico di Bologna, l’Istituto che in Italia cura la ricerca e la sperimentazione per l’industria del settore.
Motivo d’orgoglio per Caleca Italia è anche il continuo contatto con il mondo dell’arte e con gli artisti, una sinergia voluta per cogliere le nuove tendenze di una realtà in continua evoluzione, che con l’apporto di prestigiosi istituti di design industriale, quali il Politecnico di Milano e la facoltà di Architettura di Palermo, diventano progetto produttivo di sicuro interesse internazionale.
Il progetto di Caleca Italia “Artisti nel piatto” per la città di Patti
La Ceramica diventa Arte – Caleca Italia al Primo Salone Mediterraneo della Ceramica di Palermo – La mostra “Artisti nel Piatto” nel segno della sperimentazione e del design più avanzato alla Medimobil dall’8 al 16 novembre 2003 –
L’arte in fabbrica, per dare vita ad una ricerca d’autore nel segno della sperimentazione e del design più avanzato. Questa la chiave interpretativa di “Artisti nel Piatto”, una collezione di piatti dipinti da nove artisti di fama consolidata in Italia e all’estero, e oggi proposta al pubblico del Primo Salone della Ceramica del Mediterraneo (Palermo, Fiera del Mediterraneo) da Caleca Italia, l’azienda di ceramiche decorate a mano che, con oltre duecento anni di storia alle spalle, è una delle realtà produttive più interessanti del settore.
Il progetto “Artisti nel Piatto” è un’iniziativa voluta dai coniugi Gaetano e Rossana Caleca, titolari dell’azienda, per ripercorrere un vissuto di famiglia degli anni Cinquanta, quando casa ed azienda erano frequentati da artisti come Gianni Dova, Aligi Sassu e Dartel, che si recavano nella città tirrenica per sperimentare sulla ceramica nuovi concetti artistici. Con mezzo secolo di distanza, a rivivere quell’esperienza artistica e personale, sono alcuni dei nomi più significativi dell’arte contemporanea: Nicola Salvatore, Ignazio Moncada, Alfonso Leto, Keizo Morishita, Stefano Pizzi, Michele Spadaro, Filippo La Vaccara, Ugo La Pietra e Sofia De Mas. Le loro opere, realizzate su grandi piatti, oggi costituiscono la sezione contemporanea del Museo della Ceramica di Patti, frutto della donazione della famiglia Caleca.
“L’obiettivo dell’iniziativa – afferma Rossana Caleca – è quello di divulgare l’interesse per l’arte applicata alla ceramica di qualità e di promuovere un territorio che rappresenta un giacimento di ambiente, natura e cultura unico nel suo genere. Intenzione dell’azienda è di portare “Artisti nel Piatto” anche in altre città. Dopo Patti e Palermo, sarà la volta di Vallauris in Provenza, con la quale il nostro Comune è gemellato per ricordare il legame storico che unisce le due città al mondo della ceramica”.
I profili degli autori
Sofia De Mas
Nata a Milano nel 1964 e residente a Salerno. Architetto, insegna nei corsi specialistici di formazione presso la fabbrica Solvimene di Vietri sul Mare. Nel 1995 ha partecipato al corso internazionale di Raku presso l’artista fantino Erridio Galassi. Ha partecipato a varie mostre d’arte contemporanea. E’ stata membro del comitato scientifico e culturale della sezione Architettura alla mostra “Gli spazi della Ceramica” indetta dal ministero per i Beni Culturali tenutasi nella Ceramica Solvimene a Vietri sul Mare e al Louvre. Vincitrice, nel 1996, del primo premio in occasione del 3° Premio nazionale Ceramica Vietrese. Alcune sue opere sono in mostra permanente al museo Città Creativa di Ogliara, Salerno.
Ugo La Pietra
Nato a Bussi sul Tirino (Pescara) nel 1938. Laureato in architettura al Politecnico di Milano. Negli anni Sessanta sviluppa un’intensa attività sperimentale che si concretizza nelle teorie del “Sistema disequilibrante”, un contributo originale e personale al design radicale europeo. Direttore e redattore delle più prestigiose riviste di settore. E’ stato invitato a realizzare ambienti sperimentali nel 1968 e nel 1996 alla Triennale di Milano, nel 1972 al Museum of Modern Art di New York e alla Biennale di Venezia nel 1992. Vincitore del 1° premio al Festival del cinema di Nancy nel 1975 e del Premio Compasso d’Oro nel 1979. Nel 1985 ha vinto il 2° premio al concorso per il Parco Urbano ex Manifattura tabacchi a Bologna ed è stato selezionato per il primo grado al Concorso per la ristrutturazione delle Colonne di S. Lorenzo a Milano. Dal 1962 ad oggi ha realizzato più di 900 mostre personali e collettive in gallerie d’arte e musei in Italia e all’estero.
Filippo La Vaccara
Nato nel 1972 a Catania dove, nel 1994, si è diplomato in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti. Vive e lavora a Milano dove sono state esposte diverse mostre personali. Nel 1999 partecipa al Corso Superiore di Arti visive presso la Fondazione Antonio Ratti di Como. Nell’estate del 2002, su segnalazione di Demetrio Paparoni, viene invitato da Ludovico Corrao, Alfonso Leto e Achille Bonito Oliva a tenere un laboratorio negli spazi degli atelier, al Baglio Di Stefano, realizzando per la Fondazione Orestiadi cinque dipinti di grandissimo formato. Nel 2001 è ospite a Villa Sparina dove realizza numerosi dipinti ed alcune sculture esposte negli spazi dei sotterranei in una mostra curata da Salvatore Galliani.
Alfonso Leto
Nato nel 1956 a S. Stefano di Quisquina, in provincia di Agrigento. Ha frequentato il liceo artistico e l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Insegna educazione artistica nelle scuole medie. Dal 1974 la sua attività artistica assume i caratteri di una figurazione “fantastica” che mutua le radici e le affezioni manieristiche con una ipernarrazione di carattere psichedelico, attività svolta a Palermo in affinità con altri artisti. Nel 1989 con un suo testo presenta a Palermo, alla Stamperia La Mandragola, una mostra rievocativa di quegli anni. E’ stato promotore, nell’entroterra agrigentino, di linguaggi contemporanei in diverse discipline espressive, ritrovando la collaborazione di artisti di grande fama e del poeta Costantino Chillura. Ha preso parte a numerose mostre indicative degli sviluppi degli anni ’80 e ’90 nella ricerca artistica delle nuove generazioni. Le sue opere sono presenti in collezioni private e in musei d’arte contemporanea.
Ignazio Moncada
Nato a Palermo nel 1932 e residente a Milano. Autore di diverse serie di dipinti, dal ’74 ad oggi. Nel 1978 ha ideato la scenografia del balletto “per viola” di Bruno Maderna rappresentato al teatro Politeama di Palermo. Moncada ha inventato la “pont art”, interventi pittorici su ponteggio: le sue opere sono state realizzate a Milano (Piazza Duomo, 1982) e lago Donegani (1984-85); a Madrid (Palazzo Abrantes, 1992), in Germania (Gollwintzerhaus, Agsburg 1992). Tra le ultime opere sono da menzionare la Colonna-totem in ceramica detta “la torre del vento”, Passeggiata di Albisola Marina (Savona). Dal ’99 al 2001 per due transatlantici greci ha eseguito due banconi bar e sei piscine in mosaico. Nel 2001, con la sabbia dell’eruzione dell’Etna, ha realizzato 11 opere con la carta fatta a mano.
Keizo Morishita
Nato a Kitakiushu-shi in Giappone nel 1944. Scomparso recentemente.Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera sotto la guida del maestro Marino Marini e si è laureato in scultura. Ha tenuto più di novanta mostre tra personali e collettive. Le sue opere sono state esposte in gallerie pubbliche e private nelle maggiori città italiane (tra cui Roma, Milano, Torino, Venezia, Padova) ed estere (Ginevra, Copenaghen, Tokio, Formosa, Tajpei, Gand). Nel 1998 ha tenuto una mostra al museo d’Arte Moderna di Gazoldo degli Ippoliti e, nel 2002, una mostra antologica presso la Galleria d’Arte Studio F.22 di Palazzolo sull’Oglio. Ha svolto un’interessante attività in opere grafiche anche di grandi formati.
Stefano Pizzi
Nato a Pavia nel 1955. Ha studiato al Liceo e all’Accademia di Brera a Milano, dove è docente di pittura. Vive e lavora a Milano e Venezia. Dalla fine degli anni Settanta è animatore di istanze culturali ed allestisce mostre personali. E’ conosciuto per le sue spettacolari installazioni urbane. Pittore di area iconica-surreale, confeziona nell’opera immagini plurime con l’aiuto di oggetti trovati, citazioni colte, nuovi e differenziati supporti. Ha esposto nelle principali città italiane ed europee, negli Stati Uniti, in Canada, in Sud America, Giappone e Nord Africa. Oltre che alla pittura si dedica all’incisione xilografica e all’arte ceramica. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private.
Nicola Salvatore
Nato a Casalbore, Avellino nel 1951. Nel 1977 si trasferisce a Como. Diploma all’Accademia di Belle Arti di Napoli. E’ titolare di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha tenuto le prime mostre alla Galleria Frate Sole di Cava dei Tirreni, alla Stellaria di Firenze, al Centro d’Arte contemporanea di Avellino ed ha partecipato nel 1975 alla X Quadriennale di Roma. Propone sculture e tecniche miste su tele e tavole. Nel 1998 alla Galleria Canonica Arte di Milano ha presentato una serie di sculture cilindriche, lastre in ferro e disegni dal titolo “Solide ombre”.
Michele Spadaro
Personaggio della vita pubblica pattese, ha mostrato interessi in discipline diverse: è medico, storico, pittore. Sin dagli anni Cinquanta ha partecipato alla vita culturale messinese. La sua visione artistica nasce dall’osservazione della realtà, una realtà che si dilata e si intensifica in stupefazione metafisica. Le sue atmosfere limpide, morbide e luminose, manifestano l’interiorità di una ricerca che tramuta gli aspetti della natura in momento della memoria ed in testimonianza di poesia. Non nuovo alla ceramica, vi ritorna in occasione di questa mostra, cercando di mostrare, attraverso le due opere quell’attaccamento all’ambiente che è sempre stato alla base della sua ricerca artistica.
Altre informazioni CALECA:
LA KUSKUSERA DI CALECA AL COUS COUS FEST DI SAN VITO LO CAPO
LA PRESTIGIOSA AZIENDA DI CERAMICA HA PRESENTATO IL SUO PROGETTO CULTURALE E PRODUTTIVO ALLA RISCOPERTA DEI SEGNI E DEI COLORI DEL MEDITERRANEO (Comunicato del 22 settembre 2003)
Gli ingredienti ci sono tutti per una ricetta di successo e Caleca Italia, l’azienda che firma tutti gli oggetti di ceramica presenti a questa sesta edizione del Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo, ne è convinta in pieno. La cultura mediterranea è un giacimento prezioso da cui attingere a piene mani per riproporre, in modo nuovo e attraente, uno stile di vita, un’idea della vita, con i suoi riti, i suoi oggetti, i suoi sapori e profumi. Nasce così la “Kuskusera di Caleca”, un progetto culturale prima che produttivo, frutto di un’accurata ricerca condotta negli archivi dell’azienda di famiglia, alla scoperta di oggetti antichi, di forme e colori che la ceramica Caleca ha tramandato nel tempo.
Un’iniziativa che si pone anche l’obiettivo di recuperare l’antica arte della lavorazione della ceramica, investendo nuove risorse umane per tramandare una manualità che rischia l’estinzione. Accade così che Gaetano e Rossana Caleca – titolari dell’azienda – decidono di rimettere in produzione un oggetto “simbolo” della cucina mediterranea, la Kuskusera, compiendo un’operazione complessa sul piano prettamente produttivo (le kuskusere sono fatte e dipinte integralmente a mano, non vengono usate forme e sono numerate), ma di alto profilo e contenuto di immagine. “La nostra – spiega Gaetano Caleca – è un’azienda moderna che vive il mercato e cerca di anticiparne le tendenze. La Kuskusera di Caleca è il frutto di questa strategia produttiva: al recupero della nostra tradizione affianchiamo una capacità forte per l’innovazione e la qualità delle nostre ceramiche, affermando un’identità ed uno stile inimitabili”.
Uno stile Caleca che si affaccia al suo terzo secolo di vita – l’azienda produceva già alla fine dell’800 per i mercati del Nord Africa – espresso sempre con la freschezza e la vitalità che caratterizzano tute le sue preziose collezioni. “La nostra ceramica evoca Mediterraneo, sapienza, gusto e ricerca della bellezza – dice Rossana Caleca ideatrice del progetto sulla Kuskusera – ma si spinge oltre, con la riproposizione di questo oggetto particolare, comune nell’uso di più popoli e, quindi segno di un legame, di scambi e di interessenze culturali che ritroviamo, reinventate, nella Kuskusera. Siamo a San Vito, per il Cous Cous Fest, perché riconosciamo a questa manifestazione un merito importante: aver percepito per primi l’importanza della cucina etnica, aver capito che le culture dei popoli si esprimono principalmente attraverso il cibo e gli oggetti necessari alla sua preparazione. In tal senso, il Cous Cous è un archetipo che, da sponda a sponda, ha espresso diverse versioni, costruendo un’armonia di sapori e profumi che attraversa il tempo”.
La Kuskusera di Caleca è destinata a diventare un oggetto cult da conservare gelosamente: pezzi unici, firmati e numerati che riprendono i segni ed i colori distintivi delle antiche kuskusere (esposte per l’intera durata del Festival all’Hotel Capo San Vito), realizzando una grande sintesi culturale e produttiva. Un viaggio sulle rotte del sud alla ricerca delle radici, per compiere un percorso che Caleca Italia sente di poter portare avanti con sempre maggiore impegno e confortata dai successi di mercato. Un’azienda di grande tradizione che guarda al futuro e che si confronta con la sfida dei mercati più esclusivi ed esigenti.
San Vito Lo Capo: Caleca Italia firma il “Piatto della Pace” della sesta edizione del Cous Cous Fest – La prestigiosa azienda di ceramica dipinta a mano sponsor ufficiale della manifestazione (Comunicato del 22 settembre 2003)
Un’esplosione di colori, di luci e di calore per simboleggiare la ricchezza della civiltà mediterranea ed il suo spirito di pacifica convivenza. Questo il messaggio che Caleca Italia, la storica azienda di ceramiche di Patti, in provincia di Messina, ha inteso offrire alla sesta edizione del Cous Cous Fest (23-28 settembre), realizzando per i paesi che partecipano all’evento gastronomico internazionale, il grande Piatto della Pace, dove i concorrenti delle delegazioni partecipanti, “incocceranno” la semola per preparare i loro cous cous. Le mani degli chef delle otto nazioni partecipanti (Italia, Israele, Palestina, Senegal, Costa D’Avorio, Tunisia, Marocco e Brasile) si uniranno nel Piatto della Pace di Caleca Italia per la tradizionale “incocciata”, che darà il via alla competizione gastronomica per il miglior cous cous 2003.
Non a caso, il decoro scelto per questo “pezzo unico” riservato al Cous Cous Fest, è tra i più apprezzati delle collezioni Caleca: Fleur de Sol, che richiama l’ornato siciliano rivisitato in chiave moderna, ma con una coloritura a campitura piena di colore arancio, con dei tralci verdi che si sviluppano armonicamente, offrendo una sintesi cromatica ineguagliabile. Solarità ed armonie che trovano la loro fonte di ispirazione nei colori della costa mediterranea, dove c’è un mare che da secoli è al centro della storia dei paesi che circonda.
Sempre della stessa Azienda i piatti con cui gli chef presenteranno le loro ricette. Per ciascun paese verrà abbinato un decoro (Bluemoon, Gazebo, Mirto, Zafferano, Marisol, Margherita, Girasole, Arabesco) che accompagnerà per l’intera durata del Festival ogni delegazione. Un evento che raggiungerà il suo picco nella serata finale con la proclamazione dei vincitori e la consegna dei Trofei firmati Caleca Italia. Il decoro scelto è Carousel, vincitore a New York nel 1990, del prestigioso premio International Table Top Award, uno dei maggiori riconoscimenti riservati all’arte della tavola.
“Un motivo di orgoglio – dice Rossana Caleca titolare dell’azienda – la nostra partecipazione al Cous Cous Fest, un appuntamento di qualità e di successo del calendario enogastronomico italiano e internazionale, una vetrina importante per far conoscere la nostra filosofia aziendale al grande pubblico”.
San Vito Lo Capo: la “Kuskusera” di Caleca Italia al Cous Cous Fest. L’azienda di Patti lancia un progetto culturale simbolo del dialogo tra i popoli del Mediterraneo – La presentazione giovedì 25 settembre alle ore 17, in occasione di Mediterraneo à la carte, presso il Giardino del Santuario. (Comunicato del 23 settembre 2003)
Una pentola simile ad un colapasta ha dato vita, nell’Ottocento, ad una delle più interessanti relazioni nate tra l’azienda Caleca Italia di Patti, in provincia di Messina, ed i paesi del Nord Africa. Un rapporto costruito attraverso il “viaggio delle ceramiche e delle couscousiere” e andato avanti per secoli, tra la Sicilia e il Maghreb, con il risultato di avere contribuito ad influenzare gusti e tradizioni di due terre vicine per storia e posizione geografica.
Una realtà ricca di fascino che oggi, a distanza di duecento anni, Caleca Italia, leader nel settore delle ceramiche per la tavola dipinte a mano, riprende con il progetto culturale “La Kuskusera tra la Sicilia e l’Africa”, per condividere le storie che legano i paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Per cucinare il cous cous le famiglie maghrebine preferivano le pentole forate di Patti perché l’azienda Caleca le fabbricava con l’impasto di creta più duro e resistente di ogni altro luogo. Erano quelle le “couscousiere” ideali per preparare il pasto che si consumava alla sera; erano realizzate con impasti di argille selezionati con cura e cotte ad una temperatura particolare, binomio che le rendeva invincibili nella prova del fuoco.
Per le sue dimensioni e per la sua capacità produttiva, la fabbrica di Patti è stata per secoli tra quelle più visitate dai commercianti del Continente africano. I mercanti egiziani, della Tunisia e del Marocco giungevano fino al golfo della città messinese per ordinare la merce e, tra il vasellame che con i velieri dei Caleca viaggiava verso città come Sfax e Tunisi, si trovavano anche le famose couscousiere decorate a mano con i colori del Maghreb.
Ancora oggi Gaetano Caleca, ricorda il soggiorno di alcuni mercanti nella casa di famiglia di fronte alle Eolie; qui prima il nonno Gaetano e poi il padre, il cavaliere Umberto Caleca, amavano conversare con gli ospiti al termine delle loro riunioni d’affari. Era anche uno scambio di gusti e di usanze che da casa Caleca si tramandavano nel territorio. Non a caso, infatti, tra le tipologie di ceramiche pattesi si trovano forme che riproducono fedelmente modelli ordinariamente usati in Tunisia. Nella collezione privata di casa Caleca è possibile ammirare alcuni di questi pezzi originali, come la couscousiera risalente alla fine dell’Ottocento e realizzata per l’Africa.
Il progetto culturale “La Kuskusera tra la Sicilia e l’Africa”
Un oggetto d’uso della tradizione mediterranea, passato dalle cucine di intere generazioni, oggi può segnare il trait d’union tra popoli vicini per storia e cultura. Ancora oggi il cous cous e gli oggetti per cucinarlo sono tra quelli d’uso comune più conosciuti tra le coste siciliane e quelle maghrebine. Sono i simboli di una condivisione di sapori e di colori nati nel vissuto quotidiano delle famiglie, che attraverso la tavola, ha tramandato, in questi secoli, l’attenzione verso una cucina di qualità e salutare: quella mediterranea.
Una cucina apprezzata in tutto il mondo, che trova le sue radici nelle influenze delle numerose dominazioni che hanno accomunato sia la Sicilia, sia i territori del Maghreb. Le terre del nord Africa furono invase da fenici e cartaginesi, romani, bizantini e arabi, gli stessi popoli che hanno dominato la Sicilia e che l’hanno segnata nell’arte, nella cucina, nel costume. E’ facile comprendere perché queste due terre siano così legate da una profonda storia e perché questa vicinanza non si avverta solo sulla carta, ma si respiri nell’aria, come accade a San Vito Lo Capo, cornice del Cous Cous Fest, giunto alla sua sesta edizione.
“Oggi più che mai – afferma Rossana Caleca, titolare dell’azienda – dobbiamo ricordare che il nostro quotidiano è legato al Mediterraneo. Un mare che da sempre segna la storia e le vicende dei popoli che si trovano nelle sue vicinanze. E’ un’area geografica che è stata sempre al centro di grandi trasformazioni, che ha veicolato usi, costumi, religioni, quegli stessi temi di cui oggi si parla per l’odio e l’impossibilità di dialogo. La nostra azienda ha pensato di condividere le differenze e di riprendere quello spirito di tolleranza e di apertura che ha sempre contraddistinto la Sicilia. Per far questo abbiamo deciso di riprodurre fedelmente un oggetto per noi “storico” come la Kuskusera, la stessa che fabbricavamo tra la fine dell’Ottocento ed i primi del Novecento, affinché diventi simbolo del nostro patrimonio comune artistico e culturale. Dalla tavola vogliamo far partire un segnale per ricordare le storie e le esperienze dei due popoli”.
Il progetto prevede la riscoperta dell’artigianato locale e delle tecniche manuali, il recupero dell’arte del decoro e degli antichi mestieri. A questo si affianca la valorizzazione della cucina locale, con la riscoperta di antiche ricette, attraverso la via del gusto tra la Sicilia e l’Africa.
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A cura di Rocco Lettieri in collaborazione con Caleca Italia
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