MOSCATO PASSITO DI SCANZOROSCIATE

L’araba fenice dei vini italiani

Viti, splendore di viti!
Salgo in mezzo a loro,
sul monte mio,
sopra il paese.

Mi toccano i tralci il viso,
le foglie verdi.
Li sposta la mano.
Il sole su in alto
risplende,
riluce tutto il bel verde.

Il grappolo si nasconde nell’ombra,
ma tosto un mano ben nota,
la ruvida ed abile mano
che vive di terra
lo porta alla luce
strappando a sussulti
le fragili foglie.

Un grappolo nero mi tenta.
Sospiran nell’aria i ricordi
del dolce moscato,
Moscato di Scanzo,
ricordi di tempi lontani.
(Corrado Fumagalli)

La Bergamasca turistica-artistica-enologica

Bergamo, fuori dal suo ambito strettamente locale, è senz’altro conosciuta e considerata come provincia altamente industrializzata, molto meno come centro di cultura, arte e viticoltura. Il capoluogo si presenta come una delle poche città ad avere una parte antica, più elevata e circondata da mura mantenute in perfette condizioni. Anche il circondario presenta percorsi lungo ai quali è facile unire l’interesse per l’agricoltura e per l’arte in ogni suo esprimersi. Le colline dei dintorni occupano la lunghezza di circa 70 Km e su di esse vegetano da tempo immemorabile viti che da sempre hanno rappresentato per il contadino bergamasco un’attività importantissima. L’istinto è più forte di ogni elucubrazione mentale, e anche contro ogni convenienza economica, il contadino bergamasco appena può pianta le viti, le coltiva religiosamente, le coccola, le adora, tanto che i piccoli appezzamenti di cui è costellata la collina appaiono coltivati come giardini. Tutto questo è ancora un lato della provincia di Bergamo sconosciuto ai più, e forte è dunque lo stupore che nasce spontaneo nel visitatore che scopre splendide possibilità di venire a contatto con la natura, quasi a trovarsi in un altro mondo, a dimensione d’uomo in cui poter riflettere, sognare e degustare.

La storia ci racconta che:

La zona di produzione “proviene” geologicamente da un bacino marittimo (il “cretacico lombardo”), in cui si depositarono i materiali ivi trasportati dalle acque defluenti dai rilievi montuosi a quel tempo già emersi. Detti materiali, cementandosi, hanno formato le rocce attuali, qui chiamate “Sasso della Luna”, roccia di colore grigio biancastra che si sfalda e si sbriciola alla luce e all’aria (parole di Veronelli) sollevatesi poi a formare le colline ora vitate. La zona delimitata ad Est dal fiume Oglio e ad Ovest dal fiume Adda, è attraversata da due fiumi, il Serio e il Brembo. Questo arco collinare, riparato dalle montagne e compreso tra due laghi importanti, gode di un clima molto mite dove la vite ma anche l’olivo ha trovato il suo posto ideale per fornire produzioni di alta qualità.

La vite viene infatti coltivata da millenni. Lungo un ideale itinerario che parte da Pontida per andare a Sarnico si possono ammirare i terrazzamenti ciglionati della Val San Martino, le sistemazioni a “quadro” di Scanzorosciate e Torre dei Roveri, nonché i terrazzi sostenuti da muri a secco della zona di Chiuduno e Grumello del Monte dove un tempo si trovavano le viti. Uno studioso locale, il Ronchetti, afferma che il 27 febbraio 1398 duecento Guelfi della città e dei borghi fecero un saccheggio nelle case ghibelline di Scanzo, depredando ben 60 carri di vino “…parte moscato e parte vermiglio…”.

Gli storici riferiscono che nel XVI° secolo la provincia di Bergamo produceva molto più vino del suo fabbisogno, circa tre volte tanto e che la vite non veniva coltivata solo nella collina, ma anche nella pianura dell’Isola, chiamata dal Micheli “ vitium feracitate et vini generositate celebris ”.

Molto ricercati erano allora i vini della Valle San Martino che venivano smerciati nel milanese e anche quelli delle valli del Brembo e del Serio, sia neri che bianchi, di pronta beva e anche resistenti ed adatti all’invecchiamento. Ed ancora nel 1569 il bresciano Agostino Gallo parla della tecnica usata nel trattare le viti, nel suo capitolo “Quanto bene piantano le viti i bergamaschi” del suo libro intitolato “ Le venti giornate dell’agricoltura e de’ piaceri della villa ”.

In quell’epoca la coltivazione della vite era molto estesa, sia in collina che in pianura, ma dopo l’introduzione del gelso e quindi dell’allevamento dei bachi da seta, avvenuta agli inizi del 1700, la vitivinicoltura decadde gradatamente in modo che, già verso la fine di quel secolo, la produzione locale non bastò più a soddisfare il consumo della popolazione bergamasca, tanto che G. Rosa riferisce: “… ora, nel 1780, non solo non ne mandò fuori, ma ne introdusse 5.000 brente, ovvero 3.554 ettolitri, che nel 1840 salirono a 54.000 brente od ettolitri 38.172…”.

Nel 1886 comparve la fillossera che in breve tempo distrusse tutti i vigneti; però i bergamaschi non si sgomentarono ed in breve tempo ripiantarono vastissime superfici, innestando le viti su piede americano, tanto che già nel 1912 la superficie investita con questa coltura superava quella di un tempo e continuò ad aumentare sino al 1940 (all’inizio della seconda guerra mondiale). Nel dopoguerra la superficie a vigneto in coltura principale si mantenne quasi immutata sino al 1960, mentre quella in coltura secondaria cominciò quasi subito a diminuire e così continuò negli anni, tanto che ora è praticamente scomparsa.

Oggi la DOC (denominazione d’origine controllata) Valcalepio, assegnata nel 1993, prevede le classiche tipologie.

Valcalepio Bianco D.O.C.

È prodotto con una selezione di uve Pinot bianco, Pinot grigio e Chardonnay coltivate nelle migliori posizioni della collina bergamasca. La vinificazione “in bianco” si fa con una mescolanza dal 60% all’85% di Pinot bianco e Chardonnay e dal 40% al 15% di Pinot grigio (come da disciplinare di produzione). Per il suo profumo caratteristico, il bouquet fruttato, il sapore secco armonico con un leggero ricordo di mandorle, si adatta perfettamente agli antipasti, ai primi piatti con sughi bianchi ed ai piatti di pesce. È anche indicato prima dei pasti come aperitivo.

Valcalepio Rosso D.O.C. anche riserva

È prodotto da una selezione di uve Merlot e Cabernet Sauvignon coltivate nelle migliori posizioni della fascia collinare bergamasca. Dopo un’attenta vinificazione in purezza, si procede – all’inizio della primavera – al cosiddetto taglio a freddo “bordolese” nelle percentuali indicate dal disciplinare di produzione: Merlot dal 40% al 75%, Cabernet Sauvignon dal 25% al 60%. Si passa quindi all’invecchiamento per 6 mesi in botti di rovere e per altri 6 mesi in bottiglia, prima della vendita in bottiglia. È vino di colore rosso rubino tendente al granata, profumo intenso caratteristico, sapore asciutto, armonico, con leggero ricordo di amarena, che si adatta perfettamente ai piatti di carne rosse o bianche, arrosti o cacciagione, specialmente quando accompagnato alla tradizionale polenta.

Valcalepio Moscato Passito di Scanzo D.O.C.
dal 19 luglio 2001, divenuto adulto e indipendente,
e quindi solo Moscato Passito di Scanzo DOC.

Non una DOC nella DOC ma una scelta per proteggere una produzione vitivinicola locale ristretta ad una perimetrazione precisa della fascia collinare del solo comune di Scanzorosciate. Questo vino è l’emblema “storico” dei viticoltori bergamaschi che ha conservato la tradizione degli antichi romani, i primi legionari combattenti compensati con i fertili terreni della pianura e della collina bergamasca sottratta ai Galli, ad impiantare le uve di moscato nella zona. Conosciuto nelle case signorili della Milano e della Venezia rinascimentali, portato agli zar di Russia da Giacomo Quarenghi, apprezzato a Parigi e a Buenos Aires, il Moscato Passito di Scanzo viene prodotto in quantità minime e in certe annate non viene neppure prodotto. Vino prezioso e sempre più richiesto, viene prodotto selezionando molto accuratamente le uve. Quelle prescelte vengono fatte appassire per almeno 3 settimane (talvolta fino al periodo natalizio) sui graticci ed in locali asciutti e areati. Si procede poi alla vinificazione. Il vino viene successivamente invecchiato per almeno due anni quindi imbottigliato e commercializzato dopo alcuni mesi di affinamento. Ha colore rosso rubino carico con riflessi aranciati. È ricco di corpo ed ha un intenso aroma, etereo, con sentore di rosa appassita, salvia sclarea e miele d’acacia. Ha sapore dolce, vellutato, generoso con lunga persistenza aromatica. Si beve generalmente a fine pasto con pasticceria secca, o da solo come vino da “meditazione”. In termini di bottiglie la produzione si dovrebbe aggirare sulle 80/90.000 bottiglie, tutte da 50 cl. e tutte vendute privatamente in loco dalle aziende.

La cultura vitivinicola della Valcalepio DOC

Un tempio dedicato a Bacco, che sorgeva in Borgo S. Lorenzo a Bergamo, fa risalire la cultura della vite all’epoca romana, ma non ci sono prove contrarie al fatto che la coltivazione del nobile arbusto fosse addirittura precedente. Con i documenti dei primi secoli del nostro millennio risulta invece chiara la sua importanza e nel 500, la provincia produceva una quantità di vino circa tre volte superiore al suo fabbisogno. Non sempre le cose andarono così bene, perché nel 1700 la viticoltura fu depressa dall’attenzione dedicata in agricoltura all’allevamento dei bachi da seta e, nel 1886, subito dopo la prima comparsa nel comasco, arriva la terribile fillossera. In entrambi i casi, viste le cose con il senno di poi e, soprattutto, con la mentalità di oggi, gli eventi non portarono solamente malanni, ma ebbero anche il loro lato buono: nel primo caso la vite fu spostata in collina, nel secondo arrivarono nuovi vitigni capaci di innovare le produzioni.

I terreni delle uve DOC

Le due basi geologiche della produzione vitivinicola della Valcalepio sono i terreni argilloso-calcarei della fascia collinare a Est di Bergamo, che si allunga fino al lago di Iseo, e i terreni silicii e scisto-argillosi della zona a Nord-Ovest della città. Gli appezzamenti di buona esposizione e con elevate pendenze, il clima caratterizzato da forti escursioni termiche e idonea piovosità induce alla produzione di vini di lunga durata caratterizzati da una perfetta sintesi aromatica.

I vitigni

Nella Valcalepio si ha una perfetta sintesi fra la vecchia viticoltura basata sui vitigni autoctoni – quali il Moscato di Scanzo rosso, il Merera e l’Incrocio Terzi n. 1 e i vitigni giunti nel periodo post fillosserico: Pinot bianco e grigio, Chardonnay, Merlot e Cabernet Sauvignon. Ambedue le gamme di vitigni rappresentano l’ossatura della denominazione di origine controllata e garantiscono la nascita di vini moderni, profumati e strutturati, ma in armonia con la più blasonata tra le tradizioni.

Il Moscato Passito di Scanzo D.O.C., un vino sconosciuto di cui nessuno sa niente.

Dopo aver presentato la zona, il territorio e i vini diamo spazio all’araba fenice della bergamasca. Sin dagli anni ‘70 ne sentivo parlare il grande “Gino” e solo due volte ho potuto, in occasioni del tutto particolari, lontano dal luogo di produzione, assaggiare questo nettare che mi aveva impressionato per la sua carica aromatica. L’idea che mi ero fatto su questo vino era di un prodotto eccezionale che aveva tutta una sua nicchia ben precisa dove tutti, ma proprio tutti, sapevano tutto e di tutto su questo vino. Arrivo diretto nel luogo più prestigioso del vino, nella sede del Consorzio del Moscato Passito di Scanzo a Scanzorosciate. Salvo l’incontro con il segretario dell’associazione geom. Corrado Fumagalli e due parole sulla costituenda strada del vino di Scanzo che vedrà la luce entro l’anno non sono riuscito ad avere altro, né un depliant, né un elenco dei produttori attivi, solo un libro sulla storia della cittadina. Giustamente il segretario mi aveva fatto notare di non aver fissato un appuntamento e lui stava per partire. Mi metto allora alla ricerca di alcune bottiglie ma cercare questo vino è come cercare un ago nel pagliaio: lo cercherai nei negozi, nei supermercati, nelle enoteche e negozi specializzati della zona e non lo troverai. Non parliamo poi di trovarlo nei ristoranti o in un qualsiasi bar: il Moscato Passito di Scanzo qui, nel luogo di produzione, è un vino fantasma che aleggia nell’aria ma di cui si sa ben poco. Qualche sparuto cittadino ti indicherà che ci sono alcune aziende, anzi alcuni contadini che lo producono e che bisogna andare alla fonte, alla produzione, in poche parole in cantina a prenderlo.
La volontà e la professionalità ti costringono a proseguire nella ricerca. Un primo contatto, di cui non faccio nomi, mi vede uscire dalla cantina senza una nozione perché loro fanno solo 600 bottiglie e quindi non possono svelare la tecnica di produzione: unica consolazione una bottiglia a L. 35.000 e due etichette. A niente è valso dire che la bottiglia serviva per la degustazione per un servizio su una prestigiosa rivista nazionale. Pagare o lasciare.
Secondo approccio: l’azienda, lo si vede, dovrebbe essere prestigiosa. Giardini all’italiana, villa antica, vigneti ben sistemati. Dopo venti minuti di attesa, ci eravamo già presentati ad un giovane che ci ha detto di essere il figlio del titolare, arriva un signore che ci fa notare che mancavano cinque minuti a mezzogiorno e che lui aveva solo 5 minuti da dedicarci perché, come tutti i comuni cristiani, alle 12.00 lui mangia. E perché allora noi no, che dalle nove di mattina cerchiamo di capirci qualcosa in questo affare “moscato”? Lo salutiamo su due piedi lasciandogli ancora un minuto e mezzo per sedersi a tavola.
La ricerca prosegue: l’azienda La Brugherata è aperta ma non c’è nessuno; all’azienda il Castelletto (gentilissimo, per fortuna) il titolare Pietro Umberto Lussana ci dice che la sua azienda produce uve di Moscato che però le consegna alla Cantina di San Paolo d’Argon.

La ricerca continua, sono le 13.00 e non abbiamo ancora visto una sola bottiglia. Finalmente un produttore che ci sembra serio: Pietro Barcella, az. agr. Cerri, alcune notizie, e finalmente una bottiglia di Moscato Passito di Scanzo 1997. Ma allora è vero che esiste. La nostra ricerca riparte con i suoi consigli: az. agr. I Cipressi, az. agr. Bironda, az. agrituristica Savoldi, e poi La Rodola (ma che non aderisce al Consorzio DOC), la Meridiana, e poi si continua in collina, e piove. Per arrivare all’azienda Marchesi Valentino, strada sterrata e poco praticabile da un’auto normale, ci vogliono dieci minuti a piedi ma per fortuna otteniamo una bottiglia ma del 1998 poiché loro hanno già venduto tutta l’annata precedente e ancor più su per trovare l’azienda Ronco della Fola di Michelato. La pioggia continua, l’ora tardi incalza. Abbiamo con noi 8 campioni. Ci dicono che al massimo avremmo potuto trovare altri 5 campioni. Infatti, i produttori sono circa una quindicina, non di più. Una bella storia.
Mi ritorna in mente Gino Veronelli quando dichiarava, con le parole di Metastasio: “ È la fede degli amanti, come l’araba fenice: che vi sia ciascun lo dice, ove sia nessun lo sa ”.

Per quanto abbiamo potuto sapere

Un illustre scanzese vivente, innamorato di questo moscato, Giancarlo Pagnoncelli, farmacista del paese, così scriveva: “ Tanti conoscono, almeno per sentito dire, il rinomato Moscato di Scanzo. Infatti capita spesso che dicendo – sono di Scanzo – mi senta dire: “Ah! Quello del vino buono, del Moscato di Scanzo”. È tanto conosciuto, quanto raro. Raro perché è un passito rosso che addirittura Lucio Bonanno lo ha definito: “un moscato rosso, unico in Italia”. Di esso c’è pure la storia che lo ricorda come coltivato dai soldati romani di Giulio Cesare, che si stabilirono qui, come vignaioli nelle terre avute in dono, dopo le guerre contro i barbari. Poi lo troviamo nelle lotte tra Guelfi e Ghibellini. Questa è la più antica patente di bontà tributata al nostro moscato, che era la preda preferita del bottino. Ricompare durante la guerra tra veneti e milanesi. Si diffonde nella Roma dei Papi e arriva anche in Russia portato dall’illustre architetto Giacomo Quarenghi, che qui lo coltivava. Lo troviamo a Parigi e a New York. Troppo lungo seguirne le tracce e stabilire se si trattava di quello originale o se di originale aveva solo il nome. Ora se ne produce ancora nelle zone adatte che sono le colline attorno alla collina di Bastia di Scanzo, ben definite e tipiche per la loro struttura calcarea. Se ne fanno con cura nuovi impianti locali, però ancora se ne produce poco”.

Invece così vengono descritte le qualità del vitigno “Moscato di Scanzo” da un esperto, che si è pure adoperato al riconoscimento del vitigno in campo europeo, il dottor Marangoni: “…Trattasi di vitigno di media vigoria, che matura quasi contemporaneamente al Merlot (qualche giorno più tardi), che fornisce produzioni unitarie non molto abbondanti e non sempre costanti. Il grappolo è piuttosto delicato e sensibile agli attacchi di muffa grigia. Il succo del frutto ha un leggero sapore di moscato, ed ha un aroma caratteristico che dipende molto dall’origine geologica e dalle proprietà agronomiche del terreno. I tralci producono dei germogli fruttiferi dalla 3°- 4° gemma, per cui occorre adottare una potatura piuttosto lunga. Poiché è sensibile agli attacchi della muffa grigia, occorre adottare una forma di allevamento piuttosto alta da terra e distante tanto da permettere una buona aerazione dei grappoli. Sono da preferirsi i ceppi che producono grappoli spargoli, affinché le uve rimangano più asciutte e sane. Prima di procedere alla vinificazione, si fanno appassire i grappoli su appositi gratticci ed in locali ben aerati e asciutti per circa 20/45 giorni. Per ottenere un buon Moscato di Scanzo occorre procedere ad un’accurata cernita dei grappoli al momento della vendemmia, scartando quelli parzialmente maturi o non perfettamente sani e così pure le uve “grasse”, che non permettono di ottenere vini di qualità. Questo lavoro deve essere molto accurato, lento e minuzioso. Per tale lavoro è richiesta molta manodopera esperta e pertanto si comprende come le aziende destinano superfici limitate a questo vitigno, anche per la difficoltà di reperire terreni adatti. La superficie complessiva investita a Moscato di Scanzo di Scanzorosciate è di qualche ettaro”.

Le caratteristiche del passito, che viene prodotto con le uve rosse autoctone Moscato di Scanzo, dopo lungo appassimento, sebbene siano codificate nel decreto di istituzione della D.O.C., restano anche per i più esperti un nodo da sciogliere. È caratteristica di questo vino, subire continue variazioni, anche rispetto ad una stessa bottiglia. È un rompicapo per tutti. Sono le bizze che solo un re può avere ed il Moscato di Scanzo, senza falsi pudori, possiamo così definirlo. Il decreto così fissa le caratteristiche: “ Colore rosso rubino più o meno intenso che può tendere al cerasuolo con riflessi ambrati; odore delicato, intenso, elegante, ampio e persistente, caratteristico; sapore dolce, gradevole, armonico con leggero retrogusto di mandorla. Titolo alcolometrico minimo 17% di cui almeno 15% svolto; il contenuto di zuccheri residui deve essere compreso tra 30/80 gr/l; acidità totale minima 5.5 per mille: estratto secco netto minimo 22 per mille. Si consiglia di berlo a temperatura ambiente. È consigliabile non assaporarlo in concomitanza di pasticceria fresca o cibi saporiti ”.

Visitiamo la zona dei vini DOC

Da questi vini e da queste uve si capisce meglio l’intreccio tra modernità e tradizione che costituisce l’anima più autentica e genuina dell’enologia bergamasca. Ma come accennato all’inizio, nelle campagne bergamasche non mancano luoghi di cultura da visitare. Si è già fatto cenno alla visita a Bergamo con le sue mura, Piazza Vecchia e tutto il borgo medioevale. Nei dintorni è visitabile la storica Abbazia di Pontida con l’annesso Monastero benedettino e lo storico Monastero romanico di Fontanella. Proseguendo per Almenno San Salvatore ci si imbatte nel gioiello del tempio romanico di San Tomè e nel complesso architettonico della Chiesa di San Nicola. Superando Bergamo, dirigendoci verso Est, ed addentrandoci nella Valcalepio storica, ricordiamo Villa Suardi, con la Chiesetta affrescata da Lorenzo Lotto e lo stupendo “Cristo delle Vigne” in quel di Trescore Balneario e la Chiesetta di Santa Maria in Misma presso Cenate sopra. In quel di San Paolo d’Argon (dove si trova la Cantina Sociale più importante della Valcalepio) non si può non ricordare il Monastero benedettino ricco di arte e di storia. Andando verso il lago d’Iseo bisogna visitare lo splendido Castello dei Conti Calepino e tutto il Borgo Medioevale, abilmente ristrutturato. Si possono anche visitare a Credaro le Chiese romaniche di San Fermo e di San Giorgio, quest’ultima con un affresco del Lotto rappresentante la Natività con San Rocco e San Sebastiano. A Villongo e Castione altre due Chiese romaniche. Nella zona di Foresto Sparso esiste una Pieve romanica con una particolare veduta. A Sarnico, sul limitare del Lago d’Iseo si possono visitare alcune ville e il famedio del Cimitero, bell’esempio di arte liberty, dell’Architetto Sommaruga.

LA VALLE SERIANA E SCALVE

La Valle Seriana è una vallata molto aperta che dalle sorgenti del fiume Serio, poste sopra il lago naturale del Barbellino, sbocca alle porte di Bergamo, lungo un percorso di circa 70 chilometri. La parte superiore ha una bellissima cerchia di montagne che raggiungono altezze attorno ai 3000 metri s.l.m. Questa valle è caratterizzata da molte bellezze naturali tra cui figurano le cascate del Serio, le più alte d’Europa. È la più industrializzata tra le vallate bergamasche. Fin dall’antichità ebbe grande importanza l’industria mineraria del ferro e della calamina (carbonato di zinco). Ancor oggi si estraggono calci, cemento, marmi, ma le attività industriali principali sono quelle della carta nella parte inferiore e quelle tessili nella parte mediana della valle. Negli ultimi anni si sono insediate numerose altre industrie che hanno permesso di raggiungere un’elevata prosperità economica. Nella Valle, coperta di prati, boschi di latifoglie e di conifere, esiste una ben sviluppata agricoltura anche se il fenomeno dell’abbandono di questa attività è piuttosto accentuato. La parte inferiore della Valle, una volta nota per la produzione di frutta, ora è caratterizzata dalla presenza di allevamenti zootecnici e di coltivazioni foraggere, mentre la parte superiore è provvista di molti pascoli alpini che d’estate vengono caricati con bestiame bovino ed ovino.
A chi interessa recarsi presso le aziende agroturistiche della zona, oltre alle numerose passeggiate sulle stupende montagne si raccomanda di visitare alcune località ricchissime di opere d’arte, come ad esempio, Alzano Lombardo con la Sua Chiesa Parrocchiale in cui si trovano opere del Lotto e del Fantoni, oppure Clusone, posta su un vastissimo altopiano da cui si aprono da un lato la Val Seriana, dall’altro la Val Borlezza che porta direttamente al Lago d’Iseo. Nella Parrocchiale si possono ammirare le sculture in legno dei Fantoni, mentre nella piazzetta centrale si trova il bellissimo ed ingegnoso orologio della Torre, opera del celebre Fanzago, nato a Clusone nel 1583. Si ricorda inoltre di visitare Selvino, nota località turistica, Castione con il suo passo e la caratteristica cima dolomitica della Presolana, dalla quale si può godere di un vastissimo panorama che spazia dalla pianura alle Alpi.

La Valle di Scalve ha un’impronta sua propria, severa e pittoresca insieme, molto ricca di bellezze naturali ed artistiche. Occupa la parte superiore della Valle del Dezzo, affluente del fiume Oglio. È una valle stupenda ed ogni volta che si arriva al passo della Presolana si rimane incantati per l’amenità del verde del fondo valle, per le superbe selve di abeti e faggi, per il colore delle montagne. Quelle della destra orografica, provenienti da rocce antiche, mentre a sinistra quelle più recenti, dolomitiche, tra le quali spicca il Pizzo Camino e più in là il Cimon della Bagozza. Rinomata nel fondo valle la pista di fondo che si snoda immersa in una fitta abetaia.

Strada del Vino Valcalepio D.O.C. sulle colline Bergamasche.
Lunghezza del percorso 100 Km.

Descrizione del Percorso

L’itinerario inizia da Sotto il Monte Giovanni XXIII, paese natale del papa bergamasco, ai piedi del Monte Canto. Vi si può visitare la casa natale di Papa Giovanni e, con un breve percorso, salire alla celebre Abbazia di Sant’Egidio, gioiello di arte romanica del secolo X°, una delle più antiche e affascinanti chiese della bergamasca. Presenta pregevoli affreschi e tele e ospita il sepolcro della Regina longobarda Taiperga. Qui Padre Davide Maria Muddo trovò l’atmosfera ideale per creare il suo “centro”. Ridiscesi al piano sino alla Villa Antona Traversi in località Valtrighe, si prosegue poi per Mapello e Ambivere sino alla statale per Lecco. Si raggiunge così Pontida famosa per la sua Abbazia con annesso monastero benedettino, fondato nel secolo XI. Secondo la tradizione, nel 1167, i comuni lombardi pronunciarono qui il giuramento contro Federico Barbarossa, costituendo la famosa “Lega”.Tale giuramento viene rievocato, in costumi storici, con una suggestiva manifestazione (7 aprile) nei pressi dell’abbazia. Infine, a Pontida, si trova la Cantina Val San Martino dove si tiene, l’ultima settimana di settembre, la Sagra dell’Uva.

Si ripercorre quindi la statale in direzione Bergamo, per circa 4 Km deviando poi a sinistra per Barzana sino ad Almenno San Bartolomeo. A valle del paese, sulla sponda del torrente Tornago, sorge una delle più suggestive costruzioni romaniche di tutta la Lombardia: il tempio romanico di San Tomé. Attraversato il torrente, si raggiunge Almenno San Salvatore. Fu sede di corte regia in età longobarda, poi vicariato, con giurisdizione comprendente l’intera valle Imagna durante il dominio della Serenissima. Conserva anche memoria di una strada militare romana che contribuì a conferirle importanza strategica e politica.

Qui si trova l’azienda Vitivinicola Lurani-Cernuschi in cui è inserito il complesso dell’ex convento agostiniano di San Nicola, formato dalla chiesa omonima, dal monastero e da un massiccio campanile quadrato. Il complesso giace su un rilievo, circondato da boschi e vigneti, in posizione panoramica. Nei pressi sorge il Santuario della Madonna del Castello, a picco sul Brembo, sulle colline di un antico fortilizio. Nella zona è meritevole di visita anche la Chiesa di San Giorgio, sorta nel secolo XI°, e oggetto di ripetuti successivi interventi.

Attraversato il Brembo, ci si inserisce, verso Bergamo, sulla strada della Val Brembana, raggiungendo Petosino di Sorisole ed entrando così nel Parco regionale dei Colli di Bergamo. Raggiunto il capoluogo, si imbocca la strada della Val Seriana sino ad Alzano Lombardo. Il paese possiede un vero e proprio patrimonio d’arte distribuito nelle varie chiese e nei palazzi nobiliari, di cui si fregia il centro storico, di impianto medievale. Tra gli edifici religiosi, il più importante è costituito dalla Basilica di San Martino (XVII sec.) capolavoro d’arte barocca.

Attraversato il Serio, si tocca Villa di Serio, per raggiungere Scanzorosciate, ai piedi della collina Monte Bastia. In 20 minuti di cammino, si raggiunge la cappelletta degli alpini, in posizione tranquilla e panoramica, con area pic-nic. Tutto il territorio come abbiamo visto costituisce una “sottozona autonoma” per la produzione Moscato Passito di Scanzo. Si prosegue lungo la rotabile per la Tribulina del Gavarno e poi per la frazione San Rocco, dove si entra nel comune di Cenate Sopra. Qui il WWF gestisce la Riserva Naturale Regionale di Valpredina, tipica per paesaggio, flora e fauna della fascia prealpina orobica. Con una passeggiata di 1 ora e mezzo dall’Azienda Tenuta Maria, si sale alla Chiesetta di Santa Maria in Misma, del XII° sec, a circa 820 metri di altezza, in mezzo a prati e boschi.

Ridiscesi si prosegue per Trescore Balneario, all’imbocco della Val Cavallina, importante centro turistico e luogo di cure termali. In località Canton, sorge la settecentesca Villa Terzi dalla notevole scalinata d’accesso e giardino all’italiana. All’interno si possono ammirare vaste e ricche sale affrescate, di gusto rococò. Nel parco di Villa Suardi (sec XVIII°) si trova la Cappella di Santa Barbara, polo di attrazione degli appassionati d’arte di tutta Europa, per i notevolissimi affreschi di Lorenzo Lotto: “Cristo delle Vigne”, “Il Redentore”; le “Storie di Santa Barbara”.

Percorrendo per qualche chilometro la Statale del Tonale e della Mendola verso Lovere, si raggiunge il centro abitato di Entratico, da dove si sale alla Buca del Corno, grotta naturale ricca di stalattiti e stalagmiti, lunga oltre 380 metri. Si discende poi a Zandobbio, da cui, attraverso Gorlago e Carobbio degli Angeli, si giunge a Chiuduno: da qui, un itinerario a piedi conduce al Castello e alla Chiesa di San Michele, dove si può ammirare una “Pietà” di Andrea Fantoni, custodita dietro l’altare. Si prosegue poi per Grumello del Monte, dominato da un Castello. L’ampia conca tra questa località e Tagliuno è densa di vigneti. Alla sua cornice superiore, troviamo la caratteristica Chiesetta del Calvario, la Villa Pecori Giraldi, e il tipico complesso edilizio dell’Azienda Vitivinicola Le Corne. In frazione San Pantaleone si svolge nella prima settimana di settembre, una nota Festa dell’Uva.

Proseguendo verso Sarnico, si raggiunge Castel de’Conti di Castelli Calepio. E’ un grazioso borgo medievale risalente al sec. X°, con un castello dei Conti Calepio, un prezioso palazzetto carolingio e l’interessante chiesa parrocchiale. Si tocca poi Credaro, dove in aperta campagna sorge la graziosa chiesa romanica di San Fermo, tra campi e vigneti, ritenuta una delle più antiche della provincia. Da qui, attraverso Villongo, seguendo la Valle dell’Uria, si raggiunge Foresto Sparso, e poi, attraverso Collepiano, Adrara San Martino, caratterizzata da piccole contrade situate in una zona precollinare, quasi interamente vitata. Si discende quindi la Valle della Guerna sino a Sarnico sul lago d’Iseo. Da qui sono possibili escursioni in battello in varie località rivierasche, tra cui spicca Montisola, al centro del lago.

Consorzio Tutela Vini Valcalepio
Via Rovelli, 21
24100 Bergamo
Tel. 035. 27.02.78
e-mail: ctv@uninetcom.it

Consorzio di Tutela Moscato di Scanzo
Via Abadia, 33/c
24020 Scanzorosciate (BG)
Tel. 035. 65.75.51 – 035. 66.14.29 (segretario, geom. Corrado Fumagalli)

La degustazione di Rocco Lettieri

Valcalepio MOSCATO PASSITO DI SCANZO DOC 1996
Az. agr. LA MERIDIANA
Via Medolago, 1
24020 Scanzorosciate (BG)
Telefono: 035. 66.32.50
Prezzo privato in cantina: Lire 35.000

Nel bicchiere
Vino dal colore rosso granata con riflessi violacei e archetti ben fermi sulle pareti del bicchiere; delicato bouquet di violette e di rosa appassita con nuances di salvia e prugna cotta; al palato è caldo, ampio, sapido, con presenza di frutta rossa (mora, gelso rosso, marasca) e frutti di bosco (fragoline, ribes, mirtillo); gradevole la persistenza pur se non lunghissima sulle note della mandorla.

Abbinamento e servizio
Ideale per pasticceria secca, per formaggi a pasta erborinata e per “meditazione”.

Note
L’azienda si trova in un complesso del XVI° secolo, in ristrutturazione, con annessi rustici e cantine. Ha una superficie vitata di 10 ettari e sorge ai piedi del Monte Bastia, zona adatta alla produzione di uve. Oltre al Moscato Passito di Scanzo, l’azienda produce anche Merlot, Cabernet Sauvignon, e Riesling Italico e i vini Bianco e Rosso della Valcalepio DOC.
Punteggio di degustazione: 83/100

Valcalepio MOSCATO PASSITO DI SCANZO DOC 1996
La Bironda
Via Cerri, 42
Località La Tribulina
24020 Scanzorosciate (BG)
Telefono: 035. 45.97.034
Prezzo privato in cantina: Lire 25.000

Nel bicchiere
Vino dal colore rosso granato con riflessi aranciati e con archetti abbastanza fluidi; al naso è subito vinoso, con una fine rosa appassita, con sentori di frutta rossa (ciliegia e mora); al palato è caldo, dolce e leggermente tannico con buona presenza di frutta rossa già avvertita al naso e frutti di bosco (fragoline, mirtillo); gradevole la persistenza aromatica con finale di garofano.

Abbinamento e servizio
Ideale per pasticceria secca e per “meditazione”.

Note:
L’azienda agricola Bironda prende il nome dall’omonima cascina del ‘700 ed è condotta in proprietà dalla famiglia Pessina; si trova in località Tribulina di Scanzorosciate dove prende inizio il colle detto “dei Pasta”, al confine tra i comuni di Torre de Roveri e Cenate Sotto. Tra i vitigni coltivati più della metà sono a Moscato di Scanzo e quindi a Merlot, Chardonnay, Franconia, Pinot Grigio e Cabernet Sauvignon. Il particolare microclima favorisce inoltre la coltivazione di un ettaro di oliveto che dona un olio extra vergine di ottima qualità.
Punteggio di degustazione: 84/100

Valcalepio MOSCATO PASSITO DI SCANZO DOC 1997
Az. Agr. SAVOLDI
Via Valbona, 3
24020 Scanzorosciate (BG)
Telefono: 035. 66.11.29
Prezzo privato in cantina: Lire 40.000

Nel bicchiere
Vino dal colore rosso rubino carico con riflessi violacei; al naso è particolarmente delicato con sentori netti di ciclamino, rosa appassita, miele di millefiori con finale fruttato di prugna e di susina; in bocca è caldo, dolce e sapido allo stesso tempo, anche vellutato con buona presenza di ciliegia matura; buona la persistenza che chiude sulle note della mandorla tostata.

Abbinamento e servizio
Ideale per pasticceria secca, per formaggi a pasta erborinata e per “meditazione”.

Note
L’azienda ha sede in una antica casa padronale della fine del XVI° secolo, con annessi cascinali ben ristrutturati che danno vita all’agriturismo con ristorazione anche di buona classe. Può ospitare sino a 80 e più persone con venti posti letto. Nella locanda annessa al ristorante puoi degustare salumi e formaggi con vini aziendali bianchi, rosati e rossi. Ottima anche la grappa.
Punteggio di degustazione: 86/100

Valcalepio MOSCATO PASSITO DI SCANZO DOC 1997
IL CIPRESSO
Az. agr. Il Cipresso di Vilma Ferrari
Via Cerri, 2
Località La Tribulina
24020 Scanzorosciate (BG)
Telefono: 035. 45.93.555
Prezzo privato in cantina: Lire 28.000

Nel bicchiere
Vino dal colore rosso rubino scarico con archetti sostenuti e stretti sulle pareti del bicchiere; delicatissimo bouquet di rosa appassita, viola mammola, viola del pensiero e ciclamino con sottofondo di salvia sclarea e miele millefiori; al palato è caldo, ampio, dolce, suadente e vellutato, di grande piacevolezza con presenza di frutta sotto spirito; gradevole e lunga la persistenza aromatica sulle note della lavanda.

Abbinamento e servizio
Ideale per pasticceria secca, per formaggi a pasta erborinata e per “meditazione”.

Note
L’azienda si trova in una bella costruzione del XVI° secolo, in luogo molto panoramico sui boschi e sui vigneti. Ad occuparsi dei vigneti e della cantina è Bellarmino Longhi che si occupa anche di ricevere persone, su appuntamento, per visitare i vigneti e per effettuare degustazioni a pagamento.
Punteggio di degustazione: 88/100

Valcalepio MOSCATO PASSITO DI SCANZO DOC 1997
Az. Agr. LA FOLA di Giuseppe Michelato
Via Monte Bastia, 36
24020 Scanzorosciate (BG)
Telefono: 035. 65.60.36
Prezzo privato in cantina: Lire 35.000

Nel bicchiere
Vino dal colore rosso rubino con riflessi granata, brillante, con archetti sfuggevoli; al naso si presenta con sentori di rosa appassita, prugna cotta, leggera presenza di salvia, con finale leggermente fumé; al palato è vinoso, sapido, abboccato con presenza di frutta rossa ma non matura (gelso rosso, marasca) e gustoso di mirtillo; buona la persistenza che si mantiene viva grazie alla grande sapidità. Il finale è sulla nota ammandorlata.

Abbinamento e servizio
Ideale per pasticceria secca, frutta secca (noci, nocciole, castagne) e per “meditazione”.

Note
L’azienda si trova sul dorsale del Monte Bastia ed è raggiungile su strada in parte asfaltata e in parte sterrata. E’ posizionata a circa 400 m. slm e crediamo sia l’azienda più in alto come posizionamento di vigneti, che sono comunque molto ben curati. Si possono fare visite accompagnate e le degustazioni sono a pagamento.
Punteggio di degustazione: 87/100

MOSCATO ROSSO PASSITO DELLA RODOLA 1997
LA RODOLA
Via Pomarolo, 31
24020 Scanzorosciate (BG)
Telefono: 035. 45.99.535
Prezzo privato in cantina: Lire 32.000

Nel bicchiere
Vino dal colore rosso granato con riflessi violacei con archetti ben fermi sulle pareti del bicchiere; delicato bouquet di violette e di rosa appassita con nuances di salvia e prugna cotta; al palato è caldo, ampio, sapido, con presenza di frutta rossa (mora, gelso rosso, marasca) e frutti di bosco (fragoline, ribes, mirtillo); gradevole la persistenza pur se non lunghissima sulle note della mandorla.

Abbinamento e servizio
Ideale per pasticceria secca, per formaggi a pasta erborinata e per “meditazione”.
Uvaggio: Moscato di Scanzo 100% detto qui Merera

Note
L’azienda non aderisce al Consorzio della DOC. Si trova in posizione stupenda sulla collina che porta al Monte Bastia salendo da Tribulina. Inserito in un contesto di vigneti e uliveti, la cantina è stata ricavata scavando il tipico “Sass de la Luna” che consente umidità e temperatura naturali ideali per la conservazione del vino in affinamento.
Punteggio di degustazione: 85/100

Valcalepio MOSCATO PASSITO DI SCANZO DOC 1998
Az. Agr. MARCHESI VALENTINO
Via Monte Bastia, 22
24020 Scanzorosciate (BG)
Telefono: 035. 66.37.15
Prezzo privato in cantina: Lire 25.000

Nel bicchiere
Vino dal colore rosso violaceo con archetti ben sostenuti sulle pareti del bicchiere; al naso si presenta vinoso, con delicato bouquet di viola e rosa con sfumature di salvia; al palato è dolce, sapido, leggermente astringente con presenza di frutta di bosco (ribes, mirtillo, more); gradevole la persistenza che si ferma sulla prima bocca con piacevole retrogusto amarognolo.

Abbinamento e servizio
Ideale per pasticceria secca, per formaggi a pasta erborinata e per “meditazione”.

Note
L’azienda trae le sue origini dal nonno Luigi che nel 1913 ritornò dalla Francia e qui impiantò i suoi vigneti a cui fece seguito la costruzione della cascina denominata “Cascina Frances” si dice meta obbligata di buongustai domenicali. Dopo un periodo di abbandono nel 1985 si ritorna a coltivare le vigne e si impianta il Moscato di Scanzo. Nel 1990 si ottengono i primi vini che vengono anche apprezzati fuori dell’ambito provinciale. I vigneti oggi sono distribuiti su 2,5 ettari, tutti a gradoni.
Punteggio di degustazione: 85/100

Valcalepio MOSCATO PASSITO DI SCANZO DOC 1998
Az. agr. CERRI
Via Cerri, 3
24020 Scanzorosciate (BG)
Telefono: 035. 45.99.328
Prezzo privato in cantina: Lire 35.000

Nel bicchiere
Vino dal colore rosso rubino con riflessi granata scarico; archetti ben fermi e stretti. Al naso si presenta vinoso con sentori di rosa appassita, salvia sclarea, timo e ciclamino con fondo di vaniglia dolce; in bocca è caldo, disarmonico nelle componenti dolce/acido con fruttato di marasca; in bocca è leggermente dolce, sapido, di buon corpo con ricordi di frutta e pepe. Il finale è abbastanza corto sulle note amarognole del rabarbaro.
Abbinamento e servizio
Ideale per pasticceria secca, per formaggi a pasta erborinata e per “meditazione”.

Note
L’azienda si trova in un complesso ristrutturato, con annessi rustici, cantina e agriturismo. Ha una superficie vitata di 3,5 ettari su 14 aziendali e sorge in zona collinare. Oltre al Moscato Passito di Scanzo, l’azienda produce anche un Merlot, un Pinot Bianco e Rosso DOC della Valcalepio. Si possono effettuare anche passeggiate a cavallo.
Punteggio di degustazione: 84/100

Valcalepio MOSCATO PASSITO DI SCANZO DOC 1998
LA BRUGHERATA di Patrizia Merati
Via G. Medolago, 47
24020 Scanzorosciate (BG)
Telefono: 035. 65.52.02
Prezzo privato in cantina: Lire 50.000

Nel bicchiere
Vino dal colore rosso rubino con riflessi violacei, brillante, con archetti grassi ben fermi sulle pareti del bicchiere; al naso si annuncia forte un sentore di pepe rosa, con delicato bouquet di rose appassite e ciclamino, fruttato di marasca, con nuances di salvia e chiodi di garofano in finale; al palato è caldo, sapido, ampio, dolce con presenza di frutta rossa matura (mora, gelso rosso, ciliegia) e mirtillo; gradevole e lunga la persistenza, piacevolmente tannica e amarognola sulle note della mandorla.

Abbinamento e servizio
Ideale per pasticceria secca, per formaggi a pasta erborinata e per “meditazione”.

Note
L’azienda, a corpo unico, è uno splendido esempio di coniugazione tra bellezza ed essenzialità. Si estende su una superficie di oltre 7 ettari di cui 4 a vigneti ed 1 a oliveto. Splendidi vigneti “a ritocchino” sono contornati da essenze floreali tipicamente mediterranee come corbezzolo, mirto, lavanda e rosmarino. Cespugli multirose in notevole assortimento di varietà e colore, assicurano piacevoli macchie fiorite per tutto l’anno. Il centro aziendale ruota intorno alla cantina, suddivisa in vinificazione, invecchiamento e affinamento. Di moderna concezione e dotata delle più attuali attrezzature, assicura l’ottenimento di vini di elevato pregio e personalità.
Punteggio di degustazione: 91/100

Altre aziende produttrici di Moscato Passito di Scanzo DOC
Az. Agr. Catinella di Cenate Sotto
Az. Agr. Tallarini di Gandosso
Az. Agr. Celinate di Tribulina
Az. Agr. Pagnoncelli Folcieri di Scanzorosciate
Az. Agr. Del Negrone-Fuzier di Scanzorosciate
Az. Agr. Il Fontanile di Gandosso
Az. Agr. Biavia di Scanzorosciate

Aziende produtrici di Moscato di Scanzo
Az. Agr. La Tordela di Torre de’ Roveri
Az. Agr. La Cornasella di San Pantaleone
Az. Agr. Monzio Compagnoni di Donnecco

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Servizio a cura di Rocco Lettieri
Articolo per Cucina & Vini di Roma
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Cantù, 19 gennaio 2003