Costiera Amalfitana – Hotel Palumbo e Ristorante Al Confalone

Lungo la divina costiera partendo dal cuore

Amalfi è il più incantevole luogo di delizie.
fra l’azzurro cupo del mare e del cielo,
in un’atmosfera di grande luminosità,
brillano gli smalti delle aiuole policrome
sull’oro degli agrumi, mentre gli
effluvi dei giardini incantati si fondono
con quelli delle marine vaghe e lucenti.
(Armando Schiavo)

In nessun posto i colori risplendono così diversi e limpidi come nella Costiera Amalfitana, da sempre méta elegantissima di prestigiosi visitatori. Incastonati come impareggiabili gemme in un prezioso diadema, i paesini disseminati sulla costa catturano anche i turisti più smaliziati. Qui tutto diventa simbolo: la terra ricca di agrumi, il mare con le più incredibili tonalità, le suggestive spiaggette, le luminose casette bianche e rosa, le chiesette, le ville, i monasteri, i vini e la cucina fatta di sapori semplici ma intensi. Però raccontare il tratto di strada che corre da Positano a Vietri sul Mare lungo la S.S. 163 è mettere il dito nella piaga di una triste vicenda che ogni anno si ripete senza alcuna soluzione se non con la pazienza. Sessanta chilometri di strada che, sfruttata nei pochissimi anfratti come parcheggio, a volte selvaggio, diventa calvario per chi la deve percorrere per lavoro e incazzatura per l’ospite che qui arriva per le ferie. Amalfi rappresenta il punto di incontro delle strade che portano in costiera da Sorrento, da Salerno e da Napoli attraverso il Passo di Chiunzi.

Il tragitto tocca paesini immersi nel verde con case a grappoli che si specchiano nel blu cobalto del mare in un’atmosfera di irreale e struggente bellezza. Ferdinando Gregorovius così si esprimeva sulla costa nel secolo scorso: “Chi ha percorso il tratto lungo il mare che da Salerno porta ad Amalfi, o viceversa, ricorderà che questa strada non è fatta per chi ha fretta ”. Ecco che allora diventa “divina costiera” con scorci paesaggistici di eccezionale bellezza. Sugli speroni di roccia si ergono antiche torri, alcune diroccate, altre trasformate in eleganti ritrovi o residenze private. Un’interrotta bastionata sorregge la strada che cade a picco sul mare in un tortuoso tracciato automobilistico tra i più spettacolari d’Italia, costeggiando angoli e baie incantevoli.

Amalfi

Amalfi, “L’ansa della luna – come l’ha definita Massimo Bignardi – è formata da luoghi ove il vento muove l’aria calda, campanili che spandono nelle gole odorose di limoni il suono della fede, pietrose spiagge assolate gremite da cosmopoliti gesti e notti che custodiscono segreti amori ”. “Amalfi forma, con Capri e Positano – continua Bignardi – una sorta di triangolo la cui area è attraversata da infuocate menti di letterati, di scrittori, di poeti e di artisti attratti dalla bellezza selvaggia della natura che, come una sorta di specchio, permette il libero fluire delle forze dell’inconscio ”. Di origine romana, Amalfi, fu la prima repubblica marinara d’Italia. Battè moneta propria (i tari), dette ai naviganti la legge del mare denominata “Tabula de Amalpha”, fu patria di Flavio Gioia – l’inventore della bussola -, combattè ripetutamente contro i Saraceni e difese Roma e la Chiesa nella famosa battaglia di Ostia nell’849. Oggi, Amalfi, è una pittoresca e tranquilla cittadina balneare con clima dolcissimo e bellezze incomparabili a partire dal Duomo, sorto nel secolo VI°, con facciata scintillante di mosaici e porte bronzee provenienti da Costantinopoli dove le fece fondere il nobile amalfitano Pantaleone di Mauro. Da vedere il Chiostro del Paradiso, con ricchi archi arabeggianti in maiolica, gli Antichi Arsenali delle Repubbliche Marinare e il famoso Museo della Carta. Amalfi è infatti ancora oggi famosa per la carta che si produce a mano e che è possibile ammirare nella stamperia Amartruda nella valle dei Mulini, che si arriva solo ad orari stabiliti essendo l’unica vera strada cittadina in quanto tutte le case sono disseminate di viuzze che si inerpicano per scalette come in una casbah. Pure da questa zona provengono i migliori “sfusati”, i limoni per il famoso limoncello che ha conquistato il mondo intero, che è in vendita diretta presso la CATA (Cooperativa Amalfitana Trasformazione Agrumi), dov’è possibile anche acquistare i migliori babà della costiera, naturalmente al limoncello.

I buoni indirizzi di Amalfi:
Gli abitanti di Amalfi sostano per “a tazzulella“ al Caffè Francese di Piazza Duomo dove si trova anche la famosa Pasticceria Pansa del 1830 (eccezionali i profiterol al limone, la torta al limone, le paste di mandorla e il limoncello “Villa Paradiso”) e nell’angolo del duomo un negozio strapieno di ghiottonerie locali: Antichi Sapori di Amalfi dei fratelli Cobalto (da provare il limoncello e l’amaro “Concerto”). Per un buon gelato recatevi a Porto Salvo nei pressi di Marina Piccola dove “Andrea” prepara le coppe miste con frutta fresca e anche ottime focaccine farcite. Ottimi ristoranti: “La Caravella” propone tutto il meglio che c’è in fatto di pescato fresco: fritti leggerissimi, linguine con colatura, totani ripieni, pesce del golfo con salsa allo sfusato. (Chiude il martedì). “Da Gemma” a gestione familiare. I Grimaldi nella loro trattoria propongono insalata di mare calda, spaghetti ai frutti di mare, frittura fresca di pesci, zuppa di pesce tra le migliori della costiera. I prezzi sono adeguati verso l’alto. A Vettica Minore, sulla statale per Sorrento “Da Ciccio, Cielo, Mare e Terra” la più bella terrazza a mare di tutto il golfo. Alici, acciughine, frittelle di alghe, scialatielli ai frutti di mare con capperi e olive, spaghetti al cartoccio. Cucina anche alla griglia. Un altro ottimo locale rustico a conduzione familiare è “Da Zaccaria”, dove “Zac” per gli amici fa scintille per guidarvi tra sapori affascinanti e inconfondibili. Da non perdersi i profiterol al limone. Non male anche il ristorante “Eolo” per gustare la famosa pezzogna con patate e olive, poi tagliolini con gamberi e fiori di zucchine, ravioli di aragosta, spaghetti all’astice e basilico, spigoletta con capperi e fiori di zucca. Buoni i dolci a base di limoni. Per dormire: Hotel Santa Caterina dove si domina il mare dalle terrazze a picco immerse nelle bouganville e nelle limonaie. In elegante stile primo novecento offre il massimo dei servizi nelle 60 camere e 6 suites, tutte diverse, ciascuna con arredo originale fin de siècle. Due ascensori ricavati nella roccia portano direttamente sulla spiaggia privata con piscina di acqua di mare, bar e ristorante.

Atrani

Da Amalfi ritornando verso Salerno troviamo Atrani, incuneata tra due pareti di roccia allo sbocco della Valle del Dragone, con il caratteristico Campanile della Colleggiata a picco sul mare. In posizione pittoresca offre una minuscola spiaggia da dove la sera partono i pescatori per la pesca con le lampare.

I buoni indirizzi di Atrani
“A’Paranza” della famiglia Proto offre uno spaccato di cucina familiare da fare impazzire: pasta fresca, pesci che più freschi non si può, ravioli ripieni di spigola, tubetti alla pescatrice, tartufoli, scialatielli. Buona anche l’offerta dei vini. (Chiude il martedì ma non d’estate). Buona pizzeria: “Le Arcate”.

Minori

La Regina Minor che oggi conta solo 3000 anime è stata nel tempo il più antico sito abitato della costiera. Lo dimostra una villa romana del I° secolo d.C., organizzata su due piani, decorata con affreschi e mosaici. Minori presenta ancora oggi ricche vestigia del suo passato soprattutto per quanto riguarda i monumenti ecclesiastici quali l’ex Cattedrale di Santa Trofimena, la più antica protettrice di tutta la costa, le antiche chiese di Santa Lucia e di San Giovanni a Mare e il campanile dell’Annunziata. Il fiume della cittadina, il Reginna Minor, a cui deve il nome, alimentava mulini per le farine e frantoi nei quali si produceva un olio finissimo. La tradizione molitoria dei Minoresi era molto conosciuta, infatti la pasta di Minori era considerata la migliore di tutto il regno di Napoli. Ancora oggi Minori è un emblèma di queste tradizioni poiché tramanda da secoli il piatto più intrigante: gli ‘ndunderi, antenati degli gnocchi. Ogni anno, a settembre, a Minori si rinnova una manifestazione chiamata “Gusta Minori” che nell’intento degli organizzatori si vuole far emergere durante i cinque giorni della manifestazione, gli aspetti fondamentali di quel modus vivendi dei minoresi.

I buoni indirizzi di Minori
Ancora una famiglia Proto, Luigi, Daniele e Ivano che conducono “L’Arsenale” dal 1992. I piatti: delizie di mare (una quindicina), scialatielli in salsa di pomodori e bianchetti, risotto con astice e porcini, fusilli ai sette odori, totani ripieni. Torta caprese e limoncello tutto speciale. Altra buona segnalazione per “Il Giardiniello” con cucina casalinga e particolare attenzione ai vini. Sfizi di mare, cozze ripiene, lagane alla saracena, trenette ai polipetti, ‘ndunderi e scialatielli, mozzarelle, provole e scamorze. In Corso Vittorio Emanuele troviamo “Il Limunciel” di Carlo Mansi per il limoncello, un liquore al mandarino e un altro alle fragoline di bosco.

Maiori

Tra profumi di zagare e limoni, lungo l’azzurro Golfo Amalfitano, sorge Maiori, “Splendida, solare, fulgida gemma tra la costa e il mare. Vieni a Maiori: vi ritornerai….” (Raffaele Del Pizzo) e non può essere altrimenti considerando che Maiori si affaccia su una stupenda spiaggia, la più larga della costiera sullo sfondo di San Niccolò de Toro Plano. Da vedere la chiesa di Santa Maria de Olearia immersa negli uliveti e la piccola frazione di Erchie, situata in incantevole posizione.

I buoni indirizzi di Maiori
La centenaria cucina casalinga del “Mammato”, un pò decaduta, ci costringe a suggerire che qui si può gustare una delle migliori pizze della costiera. Gradevole il servizio estivo in terrazza. Altro locale rustico a conduzione familiare, dove di sera si fa anche pizza, è l’Hosteria Santa Maria. Qui si assaggiano piatti di antica memoria quali la zuppa di farro con fagioli, la polenta fritta, i risotti alla pescatora, le pezzogne e altri pesci di pescato giornaliero. Ottimo riferimento per un gelato il Bar Santa Rita, sul lungomare, uno dei ritrovi più frequentati dai turisti e dagli stessi Maioresi. La rigorosa tradizione campana della pasta si può ritrovare nel negozio “Il Mattarello”.

Cetara

E’ un delizioso borgo di pescatori, una piccola Portofino del Sud, situato tra Capo d’Orso e Punta di Fuenti, al fondo di una cala formata dallo sbocco di un piccolo vallone. L’abitato si allunga ai lati della statale. Il borgo fu a lungo possesso della Repubblica di Amalfi. Da vedere la Chiesa di San Pietro e la Chiesa di San Francesco, di recente ristrutturazione.

I buoni indirizzi di Cetara
Francesco Tammaro, esperto cuoco della Marina Militare propone nel suo “San Pietro” piatti che esaltano il gusto del mediterraneo a partire dal favoloso pesce azzurro da molti dimenticato: alici, polipi, lumachine di mare, spaghetti con la colatura, linguine ai ricci di mare, tonno alla scapece, involtini di pesce spada su letto di pomodorini. Buona cucina locale, in ambiente tipico da osteria, “L’Acquapazza” dà un campionario di piatti dai sapori semplici e raffinati: alici, bottarga di tonno, linguine alla colatura, zuppa di pesce, pescatrice all’acquapazza. Buoni vini campani.

Vietri sul Mare

Si racconta che due pastorelli ingannati da una sirena annegarono per salvare una fanciulla e il Dio Nettuno mosso da pietà li trasformò nei due faraglioni prospicienti la cittadina. Si racconta ancora che già nell’anno 889 partiva da Vietri sul Mare una nave carica di ceramiche per paesi mediterranei che potevano permettersi il lusso di queste supellettili. Oggi Vietri sul Mare è famosa nel mondo per le sue ceramiche e mattonelle maiolicate utilizzate per i piatti del “Buon Ricordo”. La cittadina con tutte le sue botteghe artigiane che sono collocate lungo la famosa strada panoramica è un vero museo a cielo aperto. Dalla località Raito si gode uno dei più ampi panorami di tutta la zona. Da visitare il Museo della ceramica situato nella Villa Guariglia sempre a Raito.

I buoni indirizzi di Vietri sul Mare
“Sapore di Mare” di Alfonso Trezza, in ambiente moderno, propone una cucina familiare che sposa i pesci di mare: calamaretti ripieni, ravioli con pezzogna, merluzzetti e mazzancolle gratinate, misto di pesce al sapore di mare. Buona la scelta dei vini e delle grappe. Buone segnalazioni anche per il “Cafè degli Artisti” e per “La Sosta”. Ottimi gelati presso “L’Eco del Mare”; ne propongono almeno una ventina di tipi.

Conca dei Marini – I buoni indirizzi

Da Amalfi verso Positano, nella frazione Conca dei Marini, incontriamo il grande complesso alberghiero de “Il Saraceno” a picco sulla costiera, sospeso tra mare e cielo. Circondato da un parco dove la macchia mediterranea e le bouganville mescolano i loro delicati profumi, il Saraceno offre uno spettacolo unico, con la spiaggia privata e la piscina scavata direttamente nella roccia digradante. Buona cucina offerta anche sulla terrazza a mare. Sulla stessa spiaggetta libera, dove si arriva a piedi lungo una scalinata ricavata nella roccia, la famiglia Buonocore ha ricavato un piccolo bar/trattoria, il “Beach Bar di Punta Saraceno”, sconosciuto ai più, senza telefono, dove si assaggia solo il pescato che il figlio Nino con l’aiuto di Gianfranco, provetto pescatore, ritirano dalle reti stese la sera e tirate la mattina: totani, aguglie, fragaglie, alici, luveri, savarotti, palamiti, triglie, ricciole, letterate, aluzze, lampuche, occhiate, tonnetti ecc. Tutto il pesce viene servito alla buona, con tovaglie di carta, in frittura dorata e leggerissima oppure alla griglia con un buon vino bianco sfuso. Ho ricordi piacevoli di: pepata di cozze, scialatielli di scoglio e aguglie grigliate. Ottimo il limoncello di un privato amico e pescatore: Buonocore Vincenzo di Vettica di Amalfi. (Il bar è sempre aperto durante l’estate).

Praiano

Arroccato su un costone di roccia con una mitica spiaggetta detta di Marina di Praia. Centro di pescatori, fu sede universitaria prescelta da Re Carlo I° D’Angiò. Da segnalare la frazione Vettica di Mare per la sua graziosissima spiaggia. Visitare invece Agerola, a 7 Km. per l’eccellenza dei formaggi di tutta la costiera (scamorze, caciocavalli, trecce, nodini e fior di latte).

I buoni indirizzi di Praiano
Ristorante “La Brace” per spaghetti alle vongole, totani e patate, pappardelle al sugo di coniglio, fritture miste e favolosa torta al limone. (Chiude il mercoledì, ma non d’estate). Per chi dal bagnasciuga vuol passare direttamente alla degustazione di un buon calice di vino fresco l’indirizzo giusto è “La Praia, da Armandino” per assaporare anche quanto di meglio offre il pescato. Da provare le zucchine e le melanzane come pure per dessert la pizza al cioccolato. (Non chiude d’estate). Buona segnalazione anche per il “Tritone” hotel a picco sul mare con spiaggia privata.

Conca dei Marini/Furore

Esteso alla base dei Monti Lattari, Furore, incastonato nel vallone da cui prende il nome, dal 1947 da parte del comune di Conca dei Marini. Nel piccolo borgo si lavorano le corde e si coltivano agrumi, ulivi e pregiati vini DOC. Raggiungibile via mare offre uno spettacolo unico per il grande arco sovrastante il fiordo. La CEE ha stanziato un fondo per il ripristino della marina e delle scalinate.

I buoni indirizzi di Furore
Un solo indirizzo per non sbagliare: “Hostaria di Bacco” della famiglia Ferraioli che la conduce dagli anni ‘30. E’ punto di riferimento dell’Arcigola campana. Vista mozzafiato e 19 camere per un posto esclusivo e riposante. Erminia, la cuoca, propone: crostini, alici marinate, cavatelli, scialatielli, fettuccine, orecchiette, zuppa di pesci, calamari, totani con patate e pure specialità a base di carni. Buoni i vini locali Costa d’Amalfi DOC prodotti nelle loro vigne e le grappe. Ottimi i babà al nanassino, un liquore al fico d’India. (Chiude il venerdì ma solo d’inverno).

Positano

Il paese dalle case color pastello che tutto il modo ci invidia e che tutto il mondo letterario ha voluto raccontare nei suoi angoli più remoti: la scala che da Viale Pasitea porta a Fornillo, le cale di Porta, Ciumicello e Arienzo, la Marina Grande con la Via Mulini, lo spiazzo Schiaccone, gli “Scogli li Galli”, ecc. L’abitato scaglionato a terrazze con caratteristica architettura spontanea, con strette viuzze e passaggi obbligati è meta di soggiorno per la sua posizione e per il clima caldo e ventilato. Infatti si registrano più di centomila presenze annuali. La sua posizione di incredibe fascino ha fatto dire a John Steinbeck: “Positano colpisce profondamente. E’ un posto di sogno che non vi sembra vero finché ci siete ma di cui sentite con nostalgia tutta la profonda realtà quando l’avete lasciato ”. Pura e santa verità.

I buoni indirizzi di Positano
In Piazza Vespucci, “La Cambusa” locale rustico con terrazzo a conduzione familiare, propone esclusivamente piatti di pesci. Antipasti con calamaretti fritti, pesce marinato al limone, bianchetti, insalata di mare. Primi da sogno: linguine, ravioli, penne, zuppa di scorfano. Tra i secondi: alici in tortiera, pesci grigliati secondo il pescato notturno, frittura di paranza. Eccezionali i formaggi locali e le “delizie al limone”. Valida offerta di vini della Costa d’Amalfi. A diretto contatto con la spiaggia troviamo il Ristorante “Le Tre Sorelle” di Michele e Teresa Pisacane dove diventa piacevole assaggiare le specialità della costiera: frittelle di verdure, frutti di mare, linguine agli scampi, spaghetti alle vongole veraci, totani ripieni, ecc. Buoni vini e stupendo l’olio del frantoio Ribatti. In località Montepertuso, ottimo indirizzo per “Carlo & Tanina” dov’è possibile degustare sia pesce che carne. Il pane è fatto in casa, la scelta dei vini è discreta, il limoncello è superbo. Altri buoni locali sono “La Taverna del Capitano”, “Da Costantino” anche buona pizzeria, e “La Buca di Bacco” aperta solo da maggio a settembre. Non possiamo a questo punto non segnalare due realtà alberghiere con ristorante. Il primo è “La Sponda dell’Hotel Sirenuse” diretto dai fratelli Aldo, Anna e Franco. Ambiente di grande fascino con terrazza con vista incantevole. Cucina classica napoletana di grande impegno e qualità; sempre aperto. L’altro locale è il “San Pietro” (098/875455), Hotel cinque stelle della catena Relais & Chateaux, diretto dai fratelli Salvatore e Virginia Attanasio, che continuano la tradizione raffinata di Carlo Cinque, il creatore di questo meraviglioso complesso, sicuramente uno dei posti più belli al mondo. Costruito su una roccia tra Praiano e Positano offre camere ampie e luminose, l’una diversa dall’altra, ciascuna affacciata sul mare. L’ambiente raffinato fa chiudere un occhio sulla pur buona/ottima qualità dei piatti che in un posto così di classe si vorrebbe a pari merito. Ottimi dessert. Buona la proposta dei vini. Prezzi adeguati alla classe dell’hotel. (Chiude in novembre e riapre a fine marzo). Ottimo limoncello e marmellate di agrumi presso il negozio “I Sapori di Positano” di Paolo Russo, e per i migliori dolci del paese, “Pasticceria La Zagara”. Gustate la pastiera napoletana, le crostate al limone, la babarese con fragole e panna e le granite al limone.

Sant’Agata sui due Golfi

Da ricordare che a pochi Km da Positano si trova Sant’Agata sui due Golfi dove trionfa la cucina “stellare” del Don Alfonso 1890 (081/8780026) di Livia e Alfonso Iaccarino, uno dei locali più prestigiosi da Firenze in giù. Quando si prova la loro cucina, frutto di sapienti accostamenti tra materie prime freschissime e tradizione locale o inventiva che sia, ci si rende conto che sono veramente bravi. Il locale è accogliente, il servizio più che corretto e professionale. I vini all’altezza del posto con ottime proposte anche locali, l’olio extra vergine d’oliva proviene, come pure le verdure, dal loro podere Le Peracciole di Torca, a picco sulla costiera. Queste alcune proposte dal menu che cambia ogni quindicina in funzione dei prodotti stagionali: Astice in insalata con fiori di gelsomino; Fagiolini e pistacchi; Totanelli imbottiti con spinaci, ricotta e olive nere alla salsa di Taurasi e profumo di timo; Sublimi melanzane…croccanti, vellutate e suadenti; Linguine con vongole e zucchine; Sformato di bucatini in sfoglia di peperoni; Casseruola di pesce di scoglio, crostacei e frutti di mare; Piccione in tegame al rosmarino, con corolla di aglio e crocchette di zucca; Sfogliatella napoletana con amarene; Impressionismo di crema e zabaione al caffè. Alcuni vini sono proposti al bicchiere; il menu completo costa intorno ai 110 Euro, ma ne vale la pena.

Ho incontrato Alfonso Jaccarino lo scorso anno al Festival Gourmet di S. Moritz.

Ecco l’intervista che mi ha rilasciato.

D) Quale importanza riveste per Lei questo 10° Festival Gourmet in Engadina, considerando che è pure l’unico chef italiano ad essere stato invitato due volte?

R) Essere a St. Moritz ed essere chiamato insieme ai grandi della ristorazione mondiale è personalmente un grande risultato. È segno che sei ancora sulla breccia ed essere a St. Moritz è importante perché qui gravita un pubblico con basi gastronomiche culturali di livello superiore alla norma. La soddisfazione di essere a contatto con chef quali Vergé o Heinz Winkler ti stimola a continuare sulla strada della qualità.

D) Dal caldo al freddo; cosa si prova nel proporre una cucina diversa da quella di casa.

R) Non credo di aver proposto una cucina diversa. Oggi ci sono materie prime ottime ovunque. Sono però orgoglioso che venga esportata la cucina della mia regione, una cucina fatta di qualità.

D) Questa qualità la si deve ad una volontà di maestri come Lei oppure si tratta di
qualità già intrinseca?

R) La si deve a tutti, il gusto oggi si è evoluto in maniera globale. Nel 1994 quando io fui ancora invitato a St. Moritz le cose non stavano così come oggi.

D) Allora anche a St. Moritz hanno capito quanto importante sia la cucina del Sud?

R) Sicuramente e con grande piacere ho sentito, anche tra i tavoli, parlare anche in napoletano.

D) Posso aggiungere che la maggior parte dei frequentatori italiani del Festival è romana.

R) Questo mi fa piacere, sta a significare che la cultura del buon mangiare comincia a spostarsi anche al Sud.

D) Quali sono i prodotti che ti sei portato da casa?

R) Tre sono le cose a cui non posso rinunciare: i pomodori (i nostri), la pasta e l’olio extra vergine di casa Le Peracciole.

D) Da una cucina tutta casalinga, familiare, come si può cucinare e organizzarsi in un grande albergo?

R) Il cuoco professionista si adatta in ogni ambiente e situazione per ottenere il risultato primario che è quello di accontentare il cliente. In questi posti comunque trovi in cucina, gente professionista che hanno girato il mondo e sanno dare l’anima a chi arriva da fuori come è successo a me con Martin Künzli.

D) Ma uno chef cosa porta a casa da queste esperienze?

R) Lavorare con gente diversa, con concezioni nuove, è sempre un momento di vita che ti si trasmette e questa scuola te la porti addosso ovunque e per sempre.

D) Come si fa ad essere presenti qui a St. Moritz?

R) Nel 1994 ci arrivai perché cercavano uno chef del Sud e sotto Roma, allora, non c’erano ristoranti e chefs importanti come ce ne sono oggi. Probabilmente mi scelsero perché il nostro locale già cominciava ad essere segnalato su tutte le guide e Napoli ha sempre avuto un fascino particolare fuori dall’Italia.

D) Cosa vorrebbe dire Alfonso Iaccarino ai suoi colleghi?

R) Ai miei colleghi suggerisco di farsi conoscere, per farsi invitare, perché essere qui a St. Moritz è un’esperienza di vita bellissima, non solo per come sei accolto e riverito ma anche per il posto, un luogo dal fascino unico al mondo.

***********************************

La mitica Ravello

Su nude rupi
erte sopra al mare
ti nascondi. Ravello…
Come nido di numi
o paese di fiabe.
Le tue bianche case
le tue mirabili chiese
non vantan prestese
al turista
venuto quassù
sol per vedere
quel che nascondi
nei cieli lontani
nei mari profondi
dove, tra il pulviscolo
d’oro dello spazio,
il mistero dell’infinito
vive…..
(Piero Molesini – 1974)

E’ una delle tante targhette che troviano nel paese di Ravello che rappresenta una perfetta combinazione di bellezze naturali e monumenti d’arte. Situato tra le valli del Dragone e del Reginna, Ravello, affacciandosi dall’alto di un contrafforte roccioso sui 350 metri sulla costiera amalfitana domina uno splendido scenario di pini, cipressi, limoni e… mare infinito. Le sue origini risalirebbero al VI° secolo d.C. da colonie romane, spintesi in questi luoghi montuosi, ritenuti buon riparo, per sottrarsi ai barbari; tuttavia, la prima notizia storicamente accertata risale al IX° secolo, quando Ravello faceva parte del ducato di Amalfi, a cui si ribellò passando sotto Ruggero il Normanno. Da qui la spiegazione dell’etimologia di Ravello da “rebellum”, città ribelle. Dura dovette essere la prima esistenza in queste aspre località ma essi seppero superare le asprezze delle difficoltà e nel giro di due secoli rendere fertili, ricche e opulenti queste contrade. Il bisogno poi di scambiare merci portò gli abitanti fuori dei confini della nuova patria sino a solcare il mare. Nel 1086 Ravello fu elevata a Diocesi dal pontefice Vittore III°.
E’ nel Duecento che Ravello, grazie ai traffici con la Sicilia e l’Oriente acquista il massimo splendore come testimoniano le numerose costruzioni civili e religiose improntate agli stili romanico, arabo-siculo e arabo-normanno. Nobili famiglie diedero lustro alla cittadina che arrivò a contare sino a 36.000 abitanti: Rufolo, Della Marca, Frezza, Confalone, Fusco, D’Afflitto, Guerritore ecc. L’opulenza di queste famiglie permise tramite la loro munificenza la costruzione di ospedali, monti di pietà, chiese e fortificazioni con ben tre ordini di mura con diverse torri ancora oggi visibili. Guerre intestine, terremoti, epidemie, emigrazioni furono fattori che condussero anche la nobile Ravello alla decadenza. Tutto non è scomparso.
Oggi Ravello è stazione di turismo e di soggiorno tra le più importanti e belle del mondo. Tra i vari monumenti annovera il Duomo con fantasiosi mosaici ed eleganti fregi, con imponente campanile caratteristico per le bifore e gli archetti incrociati, S. Maria in Gradillo, S. Giovanni del Toro, il complesso conventuale di S. Francesco con il chiostro in stile gotico, S. Michele Arcangelo in Torello, il Santuario dei Santi Cosma e Damiano. Da Piazza Vescovado si accede a Villa Rufolo eretta nella seconda metà del XIII° secolo dalla famiglia Rufolo la più ricca di Ravello, banchieri di Carlo D’Angiò. Dai Rufolo passò ai Confalone poi ai D’Afflitto che la vendettero nel 1851 al botanico scozzese Francis Neville Reid. Qui Wagner vide realizzarsi il suo sogno del magico giardino di Klingsor. Un altro indimenticabile posto è Villa Cimbrone che apparteneva alla famiglia ravellese dei Fusco, anch’essa legata come i Rufolo agli Angioini di Napoli. Agli inizi del Novecento Villa Cimbrone passò in mano all’inglese Lord Grimthorpe che fece straordinari opere di manutenzione. Dal belvedere di Villa Cimbrone si ammira un panorama unico al mondo che si staglia a strapiombo sulla collina sottostante dominando il golfo di Salerno sino alla piana di Paestum.
Ravello è stata nel tempo meta di grandissimi personaggi da Wagner a Giuseppe Verdi, a Grieg e ai grandissimi direttori d’orchestra Toscanini, Stokowski, Kempff, Bernstein, Penderecki e Rostropovic e nel campo della pittura di Ruskin, Mirò, Escher. Tra i letterati illustri visitatori di Ravello figurano André Gide, Forster, Maynard Keynes, Virginia Woolf, Lord Beckett e ancora personaggi famosi come Guido Piovene, Gore Vidal, Greta Garbo, Humphrey Bogart, John Huston, Paul Newman, Robert De Niro, Peter O ‘Toole e i capi di stato Einaudi, Mitterrand, Churchill, Togliatti, De Gasperi e ancora personaggi quali Jacqueline Kennedy, Lollobrigida, Jennifer Jones ecc.

I buoni indirizzi di Ravello
Un locale rimodernato, ben curato e accogliente, con volte e archi è il “Palazzo della Marra” (089/858302), diretto da Rino Amendola e con in cucina lo chef Luigi Manzi. Propone piatti innovativi della cucina partenopea creando fantasiosi abbinamenti di sapori e di gusto: Insalata di mare tiepida con asparagi marini, Trenette al limone, Lagane ai frutti di mare, Orata in salsa mediterranea, Nodini di agnello alla maggiorana, Tortino soffice al limone. Carta dei vini improntata sui vini locali e su qualche buona bottiglia nazionale. Altro locale interessante a conduzione familiare è il “Cumpà Cosimo” (089/857156) che negli anni è divenuto punto d’incontro dei frequentatori di Ravello. L’ambiente è infatti tappezzato di ritagli di giornali di personaggi famosi. Buoni salumi, verdure fritte, ottime paste fatte in casa, zuppe favolose, agnello, pesci, provole arrosto, e per finire zeppole di castagne. Buone segnalazioni anche per “Salvatore” (089/857227). Tra i buoni ristoranti d’albergo suggeriamo l’Hotel Bonadies, l’Hotel Villa Maria, l’Hotel Giordano, l’Hotel Sasso con il famoso ristorante Rossellinis.
Sempre a Ravello, il paese dello sfusato, merita una visita il Liquorificio artigianale “Profumi della Costiera” di Nicola Mansi (089/858167) dove si produce uno dei più interessanti limoncello della zona interna; sulla strada che da Amalfi sale a Ravello troviamo “I Giardini di Ravello” (089/872264), un altro liquorificio che si fa apprezzare anche per altri elisir al mirto, al finocchietto, al mandarino. Nelle vicinanze di Ravello, a Scala, merita segnalazione la “Trattoria da Lorenzo” (089/858290) dove Lorenzo Apicella, ristoratore salernitano, propone una cucina di classe fatta di mare e di monti.

HOTEL PALUMBO e RISTORANTE AL CONFALONE

“Credesi che la marina da Reggio a Gaeta sia la più dilettevole parte d’Italia…tra le quali città dette, ne è una chiamata Ravello, nella quale, come oggi v’abbia ricchi uomini, v’è n’ebbe già uno il quale fu ricchissimo chiamato Rodolfo Rufolo”
(Quarta novella Decamerone)

Ci soffermiano su quello che possiamo ritenere l’espressione più concreta e più coerente della Ravello di ieri e di oggi: l’Hotel Palumbo (089/857244), cinque stelle, nell’antico palazzo Confalone del XII° secolo, di Marco Vuilleumier, un signore che ti accoglie con la cadenza sofisticata del gentiluomo napoletano ma di mentalità svizzera, preciso, anche produttore dei vini Episcopio. L’Hotel si trova nella parte alta di Ravello ed è posizionato nel posto più incantevole con vista sul Golfo, sul Capo d’Orso e sui monti circostanti. Disposto su cinque livelli, con ventidue camere e cinque suites, si apre con un grande e immenso salone stile moresco con scalinata per poi continuare in un susseguirsi di volte, nicchie, passaggi. Un panoramico giardino con ristorante terrazza dalla vista imprendibile.
E’ difficile trovare posto a cena d’estate sulla terrazza e per tanti motivi:
1°) perché l’Hotel è sempre ben frequentato;
2°) perché il servizio è gentile e professionale;
3°) perché la cucina è ottima;
4°) perché si possono degustare i vini di produzione propria, anche riserve, a prezzi di costo ed infine per la piacevolezza e la tranquillità del posto.
Dalla cucina, semplice e raffinata, ricca di piatti della più schietta cucina tradizionale e classica internazionale, lo chef Antonio Sorrentino, suggerisce proposte davvero interessanti: Insalata di gamberi rossi e zenzero in agrodolce; Insalata di astice con carciofi di Paestum; Ravioli alla menta; Pasticcio di melanzane; Tubettini allo scorfano; Linguine al sugo di astice e maggiorana; Scaloppine di spigole all’arancio; Zuppetta di pesci alla Gonfalone; Medaglioni di aragosta alla parigina; Tagliata di carne di manzo al vino Aglianico. Dessert da sogno: da provare la meringata Palumbo e la bavarese al limoncello o il Parfait al laim e ananas. La carta dei vini presenta una buona selezione regionale con valida scelta di vini nazionali e naturalmente i vini della casa: i famosi Episcopio. Un’esperienza da non mancare. Da ogni parte del mondo, nei diversi anni sono giunti illustri ospiti che hanno lasciato negli antichi albi d’oro dell’Hotel Palumbo le loro firme prestigiose. D’estate non chiude mai. Si consiglia la prenotazione. Prezzi adeguati: camera doppia per due persone, mezza pensione: 600 Euro in alta stagione.
Ad allietare il soggiorno vi è il rinomato Festival musicale di Ravello, che propone una ricca ghirlanda di occasioni che vanno dalla musica sinfonica, all’opera, al balletto, con un excursus tra le arti visive, nella riflessione culturale, nell’intrattenimento. E se Ravello ama la musica, la musica ama Ravello. Wagner, che durante il suo soggiorno nello storico albergo, compose il suo capolavoro Parsifal, scrisse: “…a diverse riprese sono tornato su quella altura di Ravello. Ogni volta ho sentito l’incantesimo di un mistero che non mi ha rivelato nessun altro luogo…”. E’ l’incantesimo del mare che si incontra con la terra, un mistero tutto da scoprire all’Hotel Palumbo.

Per prenotazioni e informazioni
Hotel Palumbo – Ravello Palazzo Confalone
Via S. Giovanni del Toro, 16
84010 Ravello (SA) Italia
Tel (089) 857 244 – Fax (089) 858 133
E-mail: reception@hotelpalumbo.it
Web page: www.hotelpalumbo.it

Per ulteriori informazioni:
Responsabile stampa
Adam & Partner Integrated Communications
Corso Marconi, 33 – 10125 Torino
Tel (011) 66 87 550 – Fax (011) 66 80 785
E-mail: info@adam.it
Sito Internet: http:\www.adam.it

Vini Episcopio (089/857244) – Ravello –

Certamente la casa più prestigiosa e più antica della costiera. La cantina fondata nel 1860 dalla famiglia Vuilleumier, svizzeri di Berna, è situata in un palazzo vescovile del XII° secolo. Oggi ad occuparsi dei vini è Marco Vuilleumier che con l’aiuto di un giovane e dinamico enologo della zona ha imboccato la strada della qualità con un occhio di riguardo al marketing poiché in effetti i vini erano già ottimi e ben si vendevano e si continuano a vendere nell’Hotel Palombo. I vini proposti, che da poco hanno cambiato look nell’etichetta, sono quattro: Ravello bianco, prodotto con uve Ginestrella, Biancotenera e Biancozita; il Vigna San Lorenzo, Ravello bianco, “cru” di un unico vigneto nel comune di Scala sotto la chiesa di San Lorenzo, che guarda in faccia a Ravello, è prodotto con le tre uve sopracitate e con l’aggiunta di un’uva particolare autoctona, la Pepella, che soffre di acinellatura e aborto floreale al pari del Picolit, che conferisce al vino finezza e caratteristica unica. Un vino eccellente che si può degustare all’Hotel Palumbo come vino della casa al pari di quel famoso Episcopio Moscato servito dal nonno di Marco nel secolo scorso che veniva già premiato con diploma e medaglia d’Oro nel 1888. Il Ravello rosato come pure il Ravello rosso sono ottenuti da Piedirosso, Serpentaria e Aglianico. Il rosso di Ravello, forse dovuto alla combinazione di queste tre grandi uve ha buona stoffa e grandi capacità di invecchiamento. La degustazione di alcune bottiglie di Episcopio rosso delle annate 1974, 1957 e 1947, ancora perfette sia nel colore che in bocca, danno la dimensione della longevità di questo grande vino da potersi paragonare ai grandi Aglianico del Vùlture e al Taurasi.

Limoncino o Limoncello ? L’oro giallo della divina costiera

Il dilemma che per anni si è consumato tra la costiera amalfitana e la penisola salernitana sembra aver trovato la strada giusta per risolvere il quesito. E’ Marco Aceto, produttore di limoncello, dove il cognome sembra una beffa del destino per chi oggi è considerato uno dei più valenti “infusori” della costiera, a raccontarmi che: “Il limoncello lo si può trovare solo qui, ad Amalfi, dove da anni immemorabili si coltivano limoni della qualità detta sfusato amalfitano. I nostri terrazzamenti sono disposti in modo che la particolare miscela di correnti d’aria provvede ad aumentare la sanità e la qualità dei frutti poichè non vengono trattati. Il nostro è un triangolo d’oro che ha rischiato l’abbandono per quel turismo selvaggio fatto di grandi alberghi che hanno snaturato il paesaggio e per l’ignoranza di chi ha immaginato per la sua famiglia un futuro migliore, abbandonando i lavori della terra, per inventarsi fonti di economia turistica che paga solo per una stagione “.
Lo “sfusato amalfitano” con cui viene preparato il limoncello è un tipo di limone coltivato col sistema detto a “pergolato”; prende il nome di sfusato per via della sua forma affusolata e della pezzatura medio-grande che si distingue per il colore giallo citrino e per la buccia, parte fondamentale per la produzione del liquore, di spessore piena e porosa. Altro pregio è costituito dalla polpa, ricca di molto succo e gradevolmente profumata, dalla quasi assenza di semi e dalle precise qualità alimentari e dietetiche. Un agrume brutto a vedersi, ibrido risultato di attente selezioni innestato su cedrangolo o limone selvatico adattissimo per le sue innate caratteristiche aromatiche che esaltano soprattutto i sentori verdi, ma dalla qualità organolettica ineguagliabile.
Luigi Aceto, il papà fondatore della CATA (Cooperativa Amalfitana Trasformazione Agrumi) mi confessa che: “ Riteniamo del tutto inutile e dannoso fare campanilismo tra i confini regionali. Sono numerosi i documenti storici, frutto di attente e scrupolose ricerche, ad attestarlo. Si tratta di una tradizione secolare che si è tramandata di padre in figlio. Il limoncello è nato sulla costiera amalfitana e precisamente a Maiori, dove c’era più spazio per coltivarlo. Noi abbiamo costruito terrazze nella Valle dei Mulini, già famosa per le cartiere (quella ancora in funzione, Amartruda, è visitabile tutti i giorni feriali n.d.r.) perchè riparate dai freddi venti dei Monti Lattari e perchè ci consentivano di essere subito in mare per la pesca. Le terrazze bisognava difenderle dagli scoscendimenti del suolo, dall’impeto delle acque piovane e dai forti venti nei giorni di burrasca, quindi una spesa aggiuntiva ai già alti costi della manodopera. Ma il nostro limoncello non ha nulla a che vedere con il limoncino salernitano tant’è vero che dallo scorso anno abbiamo costituito un Consorzio tra i produttori di liquori della costiera amalfitana denominato – Il nettare delle Esperidi – allo scopo di tutelarne la qualità e per promuovere iniziative atte al rilancio ”.
Il limoncello è un prodotto naturale ottenuto per infuso del frutto non trattato in alcool con aggiunta, in un secondo momento, di uno sciroppo di acqua e zucchero. Si serve come digestivo, freddo, a fine pasto. E’ ottimo per aromatizzare dolci, gelati e sorbetti. Bastano poche gocce per correggere il caffè ed è preferito al rhum nella preparazione dei famosi babà amalfitani. Provare per credere. La sede è ad Amalfi, paese di marinai ma soprattutto di bravi contadini. CATA – (089/873211).

A cura di Rocco Lettieri