SICILIA EN PRIMEUR – Atto finale –

Da Sicilia en Primeur quattro stelle alla vendemmia 2003

Sono da “quattro stelle” i vini ottenuti dalla vendemmia 2003 in Sicilia. Il rating è stato comunicato nell’ambito di Sicilia en Primeur, la manifestazione organizzata da Assovini, alla quale hanno partecipato esperti arrivati da tutto il mondo. La Sicilia del vino di questi anni ha vissuto un periodo importante di cambiamenti in senso qualitativo confermando la sua vocazione di area enologica strategica per le produzioni di qualità. Assovini rappresenta questa nuova enologia siciliana, protagonista indiscussa degli attuali successi sui mercati italiani ed esteri. Per i giornalisti invitati è stata una “full immersion” nel mondo del vino e della cultura siciliana a stretto contatto con i protagonisti della rinascita della Regione. “ Sicilia en primeur – dice Lucio Tasca d’Almerita, presidente di Assovini- è un evento storico per la nostra terra. Mai in passato era stato ospitato un gruppo così folto di giornalisti ed opinion leaders provenienti da così tante parti del mondo, per degustare professionalmente i nostri vini. La manifestazione, se da una parte dimostra la validità delle intuizioni che hanno portato alla creazione di Assovini come momento qualificato di aggregazione del nostro settore, dall’altra assume una valenza più generale che va al di là della promozione dei nostri prodotti. Infatti in questi anni il vino siciliano è stato uno dei migliori ambasciatori della cultura e dei valori siciliani nel mondo ”.

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Vincenzo Melia, responsabile del settore tecnico e sperimentale dell’Istituto regionale della Vite e del Vino, ha preparato su incarico di Assovini la relazione sulla vendemmia 2003: “Dopo qualche mese di maturazione in legno i vini si presentano con tutte le caratteristiche per ottenere prodotti di ottima qualità con punte d’eccellenza”.

Questa la sua esposizione sulla Vendemmia 2003 in Sicilia

Valutare con un giudizio sintetico l’esito vendemmiale dell’intero territorio siciliano non sarà semplice, perché la variabilità delle caratteristiche della viticoltura isolana impone di fare più di una precisazione. In Sicilia possiamo distinguere 4 macro-aree che manifestano dei caratteri di omogeneità per orografia, vicinanza dalle coste ed altimetria:
– l’area occidentale che comprende le provincie di Trapani, Palermo ed Agrigento;
– l’area centrale con una viticoltura concentrata su aree collinari e montane;
– l’area sud-orientale che comprende la parte meridionale delle provincie di Caltanissetta e Catania e per intero le provincie di Ragusa e Siracusa;
– l’area etnea che per le sue particolarità pedoclimatiche può essere definita come un’isola nell’isola.
A queste quattro zone andrebbero aggiunte le isole minori, Pantelleria e le Eolie, che si distinguono per la pedogenesi vulcanica e le peculiarità climatiche e di conseguenza per la tipologia dei prodotti. Le diversità pedologiche e climatiche del territorio e la variabilità genetica dei vitigni coltivati, determinano in Sicilia una forbice temporale di vendemmia di circa 90 giorni, dagli Chardonnay della zona litoranea di Agrigento già pronti alla 1a decade di agosto al Nerello Mascalese della zona etnea maturo, nelle zone più tardive, tra la 2a e la 3a decade di ottobre.
Questa ampia variabilità, se da un lato rende articolata la stima qualitativa della vendemmia, allo stesso tempo è indice della potenzialità enologica di questa nostra regione; tutte queste diversità orografiche, climatiche, varietali ci portano a considerare la Sicilia come un vero e proprio “continente vitivinicolo”.
Passiamo ora a considerare gli aspetti più importanti che hanno caratterizzato questa vendemmia. Con riferimento all’andamento climatico, il primo semestre del 2003 è stato caratterizzato da un inverno e da una primavera freddi e piovosi rispetto ai valori medi (serie storica trentennale) del clima dell’Isola; tale andamento ha comportato un ritardo nella fenologia della vite, specialmente nelle aree tradizionalmente più miti: fascia costiera , zone di pianura e di bassa collina. Il mese di maggio è stato molto caldo ed asciutto nella sua prima metà, mentre la terza decade è stata fredda e piovosa: pertanto negli areali dove era in corso la fioritura la stessa è stata ostacolata, mentre dove essa era già avvenuta le piogge hanno favorito lo sviluppo dell’acino. Il mese di giugno è stato più caldo ed è stato caratterizzato da una piovosità superiore alla media durante i primi 15 giorni favorendo tutti i processi vegeto-produttivi. Durante questo primo semestre non si sono in generale manifestati significativi problemi fitosanitari. Le riserve idriche accumulate nel terreno durante il primo semestre, nonostante le alte temperature del mese di luglio, + 4 °C rispetto alla media , hanno favorito i processi metabolici e di accumulo specialmente nelle varietà più precoci (Chardonnay e Merlot); il vigneto a luglio si presentava infatti rigoglioso e con ottimo stato sanitario. La prima decade di agosto è stata invece caratterizzata da un andamento termico inferiore alla media anche fino a 4 °C e da piogge cadute diffusamente su tutta la regione; il resto del mese ed i primissimi giorni di settembre sono invece stati caratterizzati da valori termici costantemente superiori alla media, anche con punte di 6 °C.
Tale irregolare andamento termico, ad esempio in alcune particolari aree interne delle prov. di CL e TP, dove si è associato ad una minore piovosità, ha determinato uno stress sulla sintesi glucidica e sull’accumulo dei tannini e degli antociani. Le temperature medie più basse del mese di settembre hanno favorito una buona maturazione delle uve, almeno fino al prima metà del mese, poi però i successivi eventi piovosi hanno costretto molti viticoltori ad anticipare forzatamente la vendemmia anche per arginare gli attacchi di botrite. Per quanto evidenziato è chiaro che la vendemmia 2003 in Sicilia ha avuto un andamento a macchia di leopardo. La qualità delle uve raccolte è stata assolutamente buona in quelle zone e per quelle varietà dove la vendemmia si è completata entro la prima metà di settembre, mentre le uve raccolte dopo tale data hanno manifestato difficoltà a raggiungere ottimali gradazioni zuccherine e accumuli di antociani e polifenoli. La vitivinicoltura dell’Etna ha risentito meno di questo influsso climatico, almeno in quelle zone dove è diffusa la tradizionale forma di allevamento ad alberello potato corto, che consente una maturazione più anticipata; problemi, invece, si sono avuti alle quote più alte e sugli impianti a controspalliera con potature più lunghe e sulle varietà medio tardive. Dal punto di vista quantitativo la produzione regionale è stata di 6.550.000 ettolitri, inferiore del 13% alla media del quinquennio: tale calo è da imputare sicuramente ai fattori climatici che oggi abbiamo considerato, ma non sottovaluterei il diffondersi di una cultura imprenditoriale orientata alla riconversione degli impianti ed al contenimento delle rese produttive per pianta.
In ogni caso circa il 65% delle uve raccolto prima degli eventi piovosi di metà settembre ha dimostrato di possedere grandi potenzialità enologiche: i dati monitorati in fase prevendemmiale, durante le fasi di vinificazione e sui primi vini disponibili e relativi al grado zuccherino, al pH, all’acidità totale, al contenuto di polifenoli ed all’alcol indicavano già la possibilità di ottenenere vini di buon carattere organolettico, di ottima struttura e con elevate concentrazioni di sostanze estrattive (componenti nobili). Le uve raccolte dopo gli eventi piovosi di settembre hanno generato vini freschi e vivaci, anche se non particolarmente concentrati. In cantina non si sono registrate problematiche particolari, le fermentazioni si sono svolte con regolarità. Laddove si sono avute concentrazioni zuccherine superiori alla media e si è verificato qualche problema sul regolare andamento fermentativo, si è intervenuti tecnicamente per favorire lo sviluppo dei lieviti. Le fermentazioni malolattiche si sono svolte regolarmente, come di norma avviene in Sicilia, subito dopo quelle alcoliche, favorite quest’anno peraltro da gradazioni moderate, da valori di pH leggermente superiori alla media e da contenuti di acido malico non superiori mediamente a 1,5 g/L. Dopo le fermentazioni i vini presentavano un buon corredo polifenolico, con tannini ben polimerizzati, dolci ed abbastanza rotondi; non sono mancati però casi di alcuni Merlot o Syrah con tannini leggermente ruvidi dovuti probabilmente alle elevate temperature di agosto, che hanno inciso in alcuni areali sulla fisiologia degli accumuli; cosa che invece non si è manifestata sui Cabernet, vitigno indubbiamente più rustico, come del resto sugli autoctoni meno sensibili alle spigolature del clima. In conclusione a qualche mese di maturazione in legno, i vini si presentano con tutte le caratteristiche per l’ottenimento di prodotti di ottima qualità con punte di eccellenza; pertanto in generale ci aspettiamo dalla vendemmia 2003 vini di alto livello qualitativo.

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La parola a Vincent Schiavelli

A comunicare il giudizio sulla vendemmia 2003 è stato Vincent Schiavelli, il noto attore americano, testimonial d’eccezione di Sicilia en Primeur. Schiavelli nel suo intervento al Castello Utveggio ha descritto il millenario intreccio, tra la storia siciliana, il territorio e la cultura del vino. “Il vino – ha detto – ha un grande ruolo per questa terra e per la sua gente, esattamente come il sole”. Poi Vincent si è anche cimentato nel tracciare una breve storia del vino nell’Isola: citando l’Odissea che raccontava come i Ciclopi coltivassero la vite, ai suoi amici di Polizzi Generosa e al monarca Federico II a cui si deve l’appellativo della cittadina delle Madonie . “In ogni strada – ha aggiunto l’attore – e in tutti i bicchieri dei siciliani, il vino vive una memoria genetica, insieme alla storia della sua terra e del suo popolo”.
Il testimonial di Sicilia en primeur 2004
Vincent Schiavelli è nato l’11 novembre 1948 a Brooklyn da una famiglia originaria di Polizzi Generosa (Pa) e si sta attualmente trasferendo in Italia. Ha scritto articoli sulla cucina siciliana per molte pubblicazioni, tra cui “Gourmet”, “Saveur”, “Arba Sicula”, “Copia” e “The Los Angeles Times”.
Nel 2001 con un articolo del L.A. Times è stato insignito del premio della James Beard Foundation, la più antica e prestigiosa istituzione culinaria degli USA.
Nel 1999, un altro suo articolo pubblicato sul L.A. Times e uno pubblicato su Gourmet, vinsero rispettivamente il primo e il secondo premio in “A Few Words about Sicily”, una competizione internazionale di giornalismo organizzata a Catania.
Il suo primo libro di cucina “Papa Andrea’s Sicilian Table”, ha ricevuto il premio dalla fondazione letteraria Columbus Citizens.
“Bruculinu America”, il suo secondo libro di cucina, ampiamente acclamato dalla critica, è attualmente alla terza ristampa. Recentemente è stato pubblicato in italiano da Sellerio Editore, Palermo. Vincent ha dato dimostrazioni culinarie in numerosi show televisivi, tra cui ”Regis and Kathy Lee” e “Good Morning America”. È stato il conduttore di “The Chefs of Cucina Amore” per la PBS. È il co-produttore e conduttore di “La Bella Vita”, un nuovo show che studia il cibo, il vino e la bella vita alla fonte. I primi quattro episodi sono stati girati a Polizzi Generosa. Attualmente Vincent è impegnato nella fondazione della “Casa d’Andrea”, una scuola di cucina a Polizzi Generosa. Sta anche scrivendo il suo primo romanzo. Vincent, che ha studiato recitazione al NYU’s Theatre Program, ha interpretato più di 120 film e conta numerose apparizioni televisive. Nel 1997 è stato premiato da Vanity Fair come uno dei migliori caratteristi d’America.

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L’intervento di Lucio Brancadoro dell’Università di Milano

La Valorizzazione dei Vitigni autoctoni Siciliani nel futuro produttivo dell’isola

Nel corso del 2003, grazie all’impegno profuso dalle strutture della Regione Sicilia, è stato possibile effettuare una prima, ma intensa, ricognizione sul patrimonio ampelografico della regione. Questa ha portato a dei primi importanti risultati, rappresentati dalla individuazione di 3.400 ceppi a rappresentanza della variabilità intravarietale dei 20 principali vitigni siciliani e alla segnalazione di oltre 25 “vitigni antichi”.
Tutto questo materiale è già stato classificato per le principali caratteristiche morfologiche del grappolo e della foglia e si sta provvedendo alla moltiplicazione di ciascun ceppo selezionato per la realizzazione di un campo collezione, che verrà realizzato nel 2005: sarà questa la base per tutte le indagini agronomiche ed enologiche sui vitigni siciliani volte a valorizzarne il potenziale. Inoltre gran parte di queste piante è stato sottoposto alle prime indagini sanitarie, base indispensabile per intraprendere l’iter per l’omologazione di cloni e, anche in questo caso, i primi risultati ottenuti sono di estremo interesse grazie all’individuazione di diversi ceppi negativi ai primi test.
Nei prossimi anni le indagini sul patrimonio ampelografico siciliano proseguiranno e saranno volte in modo particolare alla ricerca di tutti quei “vitigni antichi” non ancora rintracciati, alle analisi del DNA per effettuare una chiara e sicura identificazione dei diversi vitigni eliminando così casi di sinonimie e/o omonimie e alle indagini agronomiche ed enologiche dei biotipi e/o dei cloni individuati.
Per la valorizzazione di questo importante patrimonio la Regione Siciliana in collaborazione con le Università di Palermo e di Milano e l’Istituto Sperimentale per la Patologia Vegetale di Roma ha avviato nel corso del 2003 un’indagine che ha come scopo il recupero e la valorizzazione dei vitigni autoctoni siciliani e che avrà durata quinquennale.
Il lavoro prende spunto da numerose esperienze condotte in questi ultimi anni che hanno evidenziato l’esistenza di una elevata variabilità all’interno di alcuni tra i vitigni di più antica origine. Questi risultati hanno portato alla definizione del concetto del “vitigno-popolazione”, termine con il quale si contrassegnano quelle varietà che mostrano la presenza di numerosi biotipi, i quali, per caratteristiche produttive e/o qualitative, si differenziano in modo significativo dai valori medi rilevati nella popolazione del vitigno stesso.
Pertanto con questo progetto si vuole indagare a pieno la piattaforma ampelografica dell’isola con il duplice scopo di:

1) Valutare la variabilità intravarietale presente in ciascuno dei 20 principali vitigni siciliani, al fine di approfondire sia le conoscenze sulle potenzialità agronomiche ed enologiche delle singole varietà, che di identificare e omologare cloni atti a soddisfare le esigenze di un settore viti-enologico sempre più orientato verso la qualità.
2) Riscoprire e valorizzare i “vitigni antichi” per salvaguardare questa ricchezza genetica unica ancora inespressa e intatta.

La Sicilia, i territori, la vite e il vino

Circa 130 mila ettari di superficie vitata sparsi su un’isola di 25 mila chilometri quadrati, paesaggi e condizioni climatiche variegate. Dai climi aridi e ventosi del Sud a quelli assolati delle alte colline fino ai vigneti dell’Etna (il vulcano più alto d’Europa) dove la viticoltura è quasi una sfida al freddo e all’altitudine. Queste piccole considerazioni bastano a evidenziare come la Sicilia del vino sia un piccolo continente composto da tanti terroir che esprimono caratteristiche diverse. La filosofia vincente del vino siciliano di qualità è partita propria dall’esaltazione e dal rispetto delle caratteristiche dei diversi terroir. Le tecniche di coltivazione rispettose delle caratteristiche delle uve, l’attenzione rivolta alle fasi di vinificazione, l’ausilio delle moderne tecnologie, la collaborazione di agronomi ed enologi di grande professionalità, la presenza di imprese e di imprenditori di grande capacità e lungimiranza, hanno creato i presupposti per il decollo del vino siciliano. Un ipotetico viaggio del vino ci fa partire dal Trapanese. Pianura e basse colline nella provincia più vitata d’Europa dove si produce attualmente il 70 per cento del vino siciliano e dove i bianchi, a loro volta, fanno la parte del leone. Territorio e clima sono favorevolissimi. Questa è la provincia di una delle Doc più antiche, il Marsala. Ma oggi, accanto a vitigni come il Grillo o l’Insolia, spuntano anche i vitigni cosiddetti internazionali, Chardonnay e Cabernet Sauvignon, in modo particolare, ma anche Petit Verdot, Merlot, Syrah per citarne qualche altro.
In blend con le più tradizionali varietà autoctone o da soli, questi vitigni e i relativi vini, hanno cominciato a caratterizzare il risveglio del gigante Sicilia. Una rivoluzione nel segno della qualità che è cominciata nelle province della Sicilia occidentale.
Anche l’Agrigentino oggi rappresenta un terroir ideale per i vini. Escursioni termiche, luminosità, composizione del terreno fanno sì che anche qui la vigna trova un felice habitat. Tuttavia più ci sposta verso oriente e più la viticoltura diventa orientata verso i rossi. Oggi gli interessi delle aziende più rinomate per esempio sono rivolti a una zona della provincia di Caltanissetta, tra Butera e Riesi, dove il territorio è vocatissimo per la produzione di rossi. Nero d’Avola in particolare, il vitigno più famoso per la Sicilia del vino, che ritroveremo ancora sul versante sud-orientale, sia in provincia di Ragusa che in quella di Siracusa.
Le Doc di queste zone sono prevalentemente legate ai rossi: Cerasuolo di Vittoria ed Eloro ma anche la più recente Riesi. Tra Ragusa e Siracusa cambia anche la viticoltura: vigne ad alberello soprattutto. Se c’è una data di nascita del vino siciliano, va cercata in provincia di Siracusa: perché è qui che sono state trovate le tracce più antiche di produzioni enologiche, molti secoli prima di Cristo. Ed è ancora qui che si trovano altre due Doc in fase di meritata riscoperta: il Moscato di Noto e il Moscato di Siracusa, due vini bianchi e dolci.
Poi c’è l’Etna, regno antico di uva e di vino. La Doc privilegia vitigni autoctoni tra cui Nerello Mascalese e Carricante, le varietà di uve più tradizionali. Ma qui con successo è stato sperimentato anche un vitigno capriccioso come il Pinot nero.
Un’occhiata, d’obbligo, verso le piccole isole di Salina (Eolie) e Pantelleria: la prima terra del Passito; l’altra terra della Malvasia delle Lipari. Entrambi vini dolci, anche loro protagonisti del rinascimento enologico siciliano.

Le principali uve della Sicilia

CATARRATTO
Caratteristiche: uva a bacca bianca più diffusa in Sicilia. Matura nella prima decade di settembre e dà un vino con caratteristiche che subiscono molto l’influenza dei terroir , delle altitudini e delle condizioni di allevamento. Il catarratto fa parte di una famiglia di uve che già nel 1696 era stata descritta da Francesco Cupani, notissimo studioso di amplelografia, autore dell’Hortus Catholicus. Oggi il tipo lucido serrato rappresenta circa l’80% del coltivato. Zone di coltivazione: piantata quasi esclusivamente nella province di Trapani e Palermo, meno ad Agrigento. È autorizzato anche nel disciplinare di tre Doc: Monreale, Alcamo, Contea di Sclafani. Superficie vitata: 46,9 per cento.

INZOLIA
Caratteristiche: uva a bacca bianca, varietà molto coltivata in Sicilia oltre che sulla Costa e sulle isole Toscane dov’è detta anche Ansonica o Anzonica. In Sicilia costituisce un’apprezzata componente, spesso accanto al Catarratto, di vini bianchi secchi da tavola. I prodotti migliori sono in grado di sopportare un medio invecchiamento. Zone di coltivazione: la coltivazione dell’Inzolia è autorizzata nel disciplinare delle seguenti Doc: Monreale, Alcamo, Contea di Sclafani, Contessa Entellina, Delia Nivolelli, Menfi, Sciacca. Superficie vitata: 8,4 per cento.

CARRICANTE
Caratteristiche: uva bacca bianca. Il nome Carricante pare sia stato attribuito dai viticoltori di Viagrande, comune della provincia di Catania, che centinaia di anni fa lo hanno selezionato. Come tutti i vitigni autoctoni etnei è a maturazione tardiva (2ª decade d’ottobre), coltivato ad alberello e opportunamente vinificato dà origine a grandi vini bianchi d’inaspettata longevità, in cui predominano sensazioni olfattive di mela, zagara, anice. Zone di coltivazione: esclusivamente sull’Etna. È diffuso alle quote più alte dei versanti est (950 metri) e sud (1.050 metri) del vulcano.

GRILLO
Caratteristiche: uva a bacca bianca in passato base del Marsala. Può produrre vini da pasto. I suoi vini di corpo pieno, dagli aromi citrini, possono essere terrosi, a volte astringenti, e reggono bene l’affinamento in legno. Zone di coltivazione: presente in prevalenza nella provincia di Trapani, ma anche in quella di Enna. Ma è autorizzato anche nel disciplinare delle Doc Monreale, Alcamo, Contea di Sclafani, Delia Nivolelli. Superficie vitata: 1,5 per cento.

NERO D’AVOLA
Caratteristiche: il più noto vitigno a bacca rossa della Sicilia, detto anche Calabrese. I produttori dell’Isola apprezzano il corpo e il potenziale d’invecchiamento che il Nero d’Avola può apportare a un taglio. I vini monovitigno si sono rivelati più adatti all’affinamento in botte, con aromi fini e un reale potenziale d’invecchiamento. Zone di coltivazione: la coltivazione del Nero d’Avola è autorizzata nel disciplinare delle seguenti Doc: Cerasuolo di Vittoria, Monreale, Alcamo, Contea di Sclafani, Delia Nivolelli, Menfi, Sciacca, Eloro, Sciacca, Santa Margherita Belice. Superficie vitata: 10,4 per cento.

FRAPPATO
Caratteristiche: uva a bacca nera. Produce in Sicilia rossi fruttati piuttosto leggeri, in particolare il Cerasuolo di Vittoria nella zona sud-est dell’Isola. La sua origine è incerta, il barone Mendola, che per primo ha descritto il vitigno, riferisce che la varietà potrebbe essere originaria del comune di Vittoria, dove viene coltivata dal XVII secolo. Zone di coltivazione: nel Ragusano ed è autorizzata nella Doc Eloro e Cerasuolo. Superficie vitata: 0,7 per cento.

PERRICONE
Caratteristiche: uva a bacca nera. I morbidi vini monovitigno sono chiamati a volte con il sinonimo Pignatello. Vitigno autoctono di media collina la cui coltura risale a tempi antichissimi. Con il Perricone si ottiene un vino rosso in purezza di buona struttura e buona intensità di colore. Zone di coltivazione: Marsalese e Pantelleria.

NERELLO MASCALESE
Caratteristiche: uva a bacca nera. il nome Mascalese lo riporta alla sua terra di origine: la Piana di Mascali, nei pressi di Catania. Importante e produttiva varietà siciliana. I vini che produce non hanno la concentrazione del Nero d’Avola, nonostante l’elevato grado alcolico abituale. Zone di coltivazione: concentrato nel nord-est della Sicilia. Concorre prevalentemente alla Doc Etna. Ma è previsto inoltre nelle Doc Contea di Sclafani, Marsala, Sambuca di Sicilia, Cerasuolo di Vittoria.

CHARDONNAY
Importantissimo vitigno da cui nascono i vini bianchi più prestigiosi del mondo. E’ probabilmente originario della Borgogna dove il nome dell’uva sembra derivare da un piccolo paese del Mâconnais che si chiama appunto Chardonnay. In Italia potrebbe essere arrivata insieme ad altre uve “straniere” nel 1600. In Sicilia è presente dalla metà dell’Ottocento e poi nuovamente a partire dagli anni Settanta. Gli Chardonnay siciliani sono caratterizzati da profumi molto intensi che oltre alle classiche note varietali aggiungono dei deliziosi sentori agrumati e una struttura e corposità vellutata notevolissime. Nelle DOC Monreale, Alcamo, Contea di Sclafani, Contessa Entellina, Delia Nivolelli, Menfi, Sambuca di Sicilia e Sciacca, è prevista la specificazione del vitigno.

CABERNET SAUVIGNON
Se il vitigno è molto antico la sua origine geografica è invece incerta. Plinio nel 71 d.C. riporta che veniva coltivata nell’attuale zona di Bordeaux, dove tuttora è l’uva preponderante, dai Biturigi (Vitis Biturica) mentre Columella sosteneva che provenisse da Durazzo in Albania e sapeva che era coltivata in varie zone dell’Hiberia (Spagna) e in particolare nell’attuale Rioja. Comunque la sua presenza in Italia è dimostrata almeno dal 1700. In Sicilia il cabernet sauvignon – appena 753 ettari presenti in regione – non ha l’erbaceo e il vegetale che si riscontra nel Centro e Nord Italia oppure oltre confine. Ha un corredo polifenolico eccellente e i tannini sono dolci e grassi. Nelle DOC Monreale, Alcamo, Contea di Sclafani, Contessa Entellina, Delia Nivolelli, Menfi, Sambuca di Sicilia e Sciacca, è prevista la specificazione del vitigno.

MERLOT
Fa parte della stessa famiglia del cabernet ed è attualmente una delle uve di maggior successo nel mondo per i suoi caratteri di pienezza e di struttura. In Italia è giunto dopo la metà dell’Ottocento dalla Francia. In Sicilia è arrivato abbastanza di recente e attualmente è diffuso in circa 854 ettari (0,62% rispetto al totale delle varietà presenti) con punte nella province di Agrigento, Trapani, Palermo e Caltanissetta. Particolarmente adatto in vinaggio con il nero d’Avola ha dato buona prova di sé anche in purezza. Nelle DOC Monreale, Alcamo, Contea di Sclafani, Contessa Entellina, Delia Nivolelli, Menfi e Sciacca, è prevista la specificazione del vitigno.

SYRAH
Vitigno molto diffuso nella vallata del Rodano e in Australia, ha un origine geografica molto incerta. Ha delle affinità molecolari con l’albanese shesh e gli atesini teroldego e lagrein. In Sicilia attualmente è coltivato in 617 ettari. Nelle DOC Monreale, Alcamo, Contea di Sclafani, Delia Nivolelli e Menfi è prevista la specificazione del vitigno.

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Le location storiche di “ Sicilia en Primeur “

PALAZZO PATERNÒ DI SPEDALOTTO
Costruito nel XVIII secolo, inglobando al suo interno strutture già esistenti che risalivano al periodo tardo medievale. A testimoniare la doppia costruzione è la presenza di arcate a sesto acuto nel prospetto. Lo stemma in prossimità della finestra del balcone d’onore, rimanda agli originari proprietari: i Migliaccio principi di Malvagna.

CASTELLO UTVEGGIO
E’ stato progettato nel 1927 da Giovan Battista Santangelo, per volontà dell’imprenditore Michele Utveggio. Costruito in stile siculo-normanno è posto a mezza costa sul Monte Pellegrino in una splendida posizione panoramica da cui si domina la città e il golfo di Palermo. Il castello, la cui costruzione fu completata nel 1931, inizialmente fu un albergo e un ristorante di lusso ma a causa degli alti costi di gestione non riuscì mai a decollare anche per la difficoltà nei collegamenti con la città. Durante la guerra fu occupato e poi abbandonato per lungo tempo. Infine fu acquistato dalla Regione Siciliana che lo ha restaurato. Oggi è sede del Centro ricerche e studi direzionali (Cerisdi).

PALAZZO GANGI
E’ una sontuosa dimora signorile di origine settecentesca, perfettamente conservata. All’interno si aprono una serie di saloni con arredi d’epoca e soffitti affrescati. Degna di particolare nota la galleria con il ”Trionfo della fede” dipinta da G. Serenario, a metà del XVIII secolo. È dotato di un pregevole giardino pensile. In questi saloni sono state girate le scene del ballo del film Il Gattopardo di Luchino Visconti. Solitamente chiuso al pubblico e alle manifestazioni, è stato gentilmente concesso per accogliere i giornalisti ospiti di Sicilia en primeur.

LO STABILIMENTO BALNEARE DI MONDELLO
Situato nella più bella ed elegante località balneare di Palermo, è un caratteristico edificio in stile liberty, costruito dalla società italo –belga “Les Tramways de Palerme”. Aperto al pubblico nel 1912 fu progettato dall’architetto belga Rodolfo Stualker che interpretò la nuova tipologia balneare in voga negli anni della Bella Epoque.

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L’Assovini Sicilia

L’Assovini Sicilia nasce nel 1998 e rappresenta quasi tutte le aziende vitivinicole siciliane impegnate nella «competizione di mercato». Tra gli obiettivi di Assovini, quello di rappresentare gli associati, lo sviluppo delle strutture economiche del settore, la valorizzazione del vino, il raggiungimento di più elevati livelli qualitativi della produzione e l’ammodernamento del sistema distributivo. L’esigenza è quella di promuovere una politica che guardi all’impresa come soggetto che favorisce lo sviluppo e l’occupazione in un settore che offre grandi potenzialità. Sulla politica delle Doc in Sicilia, l’Assovini rileva il grave ritardo, anche culturale, nell’applicazione della normativa sulle denominazioni d’origine, e una mancanza assoluta di strategia a livello regionale che porta a interventi e richieste di riconoscimento non coordinati tra loro. È quindi urgente, secondo l’associazione, aprire un confronto con le altre organizzazioni regionali dei produttori per un chiarimento di fondo e impostare un comune lavoro di censimento delle aree qualitativamente valide. All’associazione aderiscono piccole, medie e grandi imprese vitivinicole siciliane. Si entra a far parte dell’Assovini o su invito del Consiglio o su domanda dell’interessato al Consiglio che decide dopo di aver valutato una serie di parametri e requisiti prescritti da apposito regolamento ai quali deve rispondere la ditta richiedente.

Assovini Sicilia
Viale Regione Siciliana, 401
90129 Palermo
tel. 091.423464
fax. 091.6451102
e-mail: assovini@tin.it