Vendemmia notturna e Calici di stelle a Donnafugata

Compie 20 anni la prima vendemmia notturna di Donnafugata

tenutasi in Agosto del 1999

Chi scrive era presente alla seconda vendemmia, nell’Agosto del 2000, ed ebbi a scrivere questo pezzo che ripropongo con piacere ai lettori che, forse,a quei tempi, potrebbe essere sfuggito.

Con gli AUGURI di BUON COMPLEANNO alla Famiglia Rallo

Domani nella stessa tenuta a Contessa Entellina si terrà la notte Calici di Stelle, il più atteso appuntamento estivo promosso dal Movimento Turismo del Vino. Una serata dedicata a chi ama i vini e la Sicilia, e che quest’anno sarà animata dalla magia dell’Opera dei Pupi.

Per informazioni ed iscrizioni:

https://visit.donnafugata.it/it/eventi/contessa-entellina/calici-di-stelle-2019-2

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UNA VENDEMMIA CON DANZA E MUSICA TUAREG

sotto le stelle per evitare alle uve l’eccessivo choc di calura

Cronaca di un avvenimento parafrasando Goethe

Era la sera di sabato 5 agosto 2000. A Contessa Entellina tutto era pronto per “vendemmia notturna” della prestigiosa Casa Vinicola Donnafugata, con sede a Marsala ma con tenute agricole e viticole in quel paradiso che il grande scrittore siciliano Giuseppe Tomasi di Lampedusa vi ambientò il film de “Il Gattopardo”.

Le luci di candele antivento illuminavano tutte le stradine circostanti la cantina e la luce naturale di una semiluna appena percettibile si stagliava sulla dolce collina di Santa Margherita del Belice, quasi che qualcuno avesse pagato il Padreterno per tanta scenografia. “…le cui cime, illuminate di luce riflessa, ondeggiavano come grandi sciami di lucciole vegetali davanti alle case buie. Una chiara vaporosità inazzurriva tutte le ombre… nella zona di terre fertili, non vaste pianure ma un dolce susseguirsi di dossi montanari e collinosi, tutti coltivati a frumento ed ad orzo; è una massa di fecondità ininterrotta quella che si presenta all’occhio. Il terreno adatto a queste coltivazioni è sfruttato così intensamente e così accuratamente che non si vede neppure un albero; perfino i paeselli e le case sorgono sulle creste dei colli, dove un filone superficiale di roccia calcarea rende il suolo inutilizzabile…”. (Goethe 2.4.1787)

Gli ospiti, erano quasi un centinaio e altri ben 60 giornalisti provenienti da ogni parte del mondo in rappresentanza di testate prestigiose (Margaret Stenhouse Rigillo per The Herald Tribune, David Willey per la BBC, Desmond O’Grady per The Tablet e per The Sidney Morning, John Phillips per The Sundey Times, Francess Kennedy per The Indipendent, Yochen Bielefeld per Wein+Markt, Anita Merkt per The New York Times, Jennifer Leppla e Kay Rush per Radio Montecarlo, Thomas Goetz per Berlinzeitung, Dominique Muret per Radio Suisse Romande, Gerhard Mumelter per Standard (Austria), Danilo Della Mura per Nihon Keizai Shimbun, Marc Anthony Messina per The Sun), e numerosi altri giornalisti a rappresentare le principali testate nazionali di quotidiani e riviste.

Dopo aver potuto degustare i vini ottenuti dalle uve della vendemmia notturna dello scorso anno (Anthìlia, La Fuga, Vigna di Gabri e Chiarandà del Merlo (ancora in barriques)) abbinati a specialità siciliane quali olive cunzate, tortino di melanzane e peperoni al forno, cous cous con verdure e cous cous con pesce e, per finire, Ragusano DOP, semplicemente strepitoso, tutti sono stati invitati a partecipare alla conferenza stampa.

Giacomo Rallo, patron indiscusso, ha aperto le danze: “Credo che questo evento rappresenterà un grande momento perché quest’anno l’uva è matura in particolare per la raccolta di questo Chardonnay. Queste, almeno per quest’anno, sono le prime uve raccolte nel nostro emisfero: è qualcosa di unico, esclusivo ed affascinante. Il vino ha bisogno di queste “celebrazioni”; avere attenzione per il vino è avere attenzione per la vita. La vostra qualificata presenza non è un fatto tecnico o pubblicitario, come si potrebbe anche pensare, è una festa del vino italiano che ci tocca il cuore. Con la vostra presenza accrescete il valore della nostra Sicilia, una Sicilia fatta anche di archeologia (Entella, Segesta, Selinunte, Mothya, la Valle dei templi di Agrigento) di cui stiamo vivendo un momento magico. Noi e tutta la Sicilia siamo passati dalla curiosità alla credibilità. Ora finalmente la nostra Sicilia potrà divenire la culla del vino d’Italia, come d’altro canto lo è sempre stata “.

Noi aggiungiamo che anche Goethe avrebbe applaudito: “Non c’è parola ad esprimere la chiarità vaporosa che alitava intorno….la purezza dei contorni, la morbidezza dell’assieme, la gamma delle sfumature, l’armonia che univa cielo, mare e terra. Chi lo ha visto lo avrà in cuore per tutta la vita…”.

A seguire prese la parola Antonio Rallo: “ La nostra economia aziendale già lo è ma dovrà continuare ad essere consegnata ai giovani; loro preferiscono lavorare anche di sera e di notte. Le energie profuse in questa operazione sono dispendiose ma proseguiremo sino a che i risultati ci daranno ragione. Oggi a mezzogiorno la temperatura era di 35°C; in questo momento ne abbiamo 21°C, finiremo domani mattina verso le cinque con 16/17°C fondamentali per preservare gli aromi dell’uva

Domanda d’obbligo: Vendemmia notturna come scelta aziendale o comunicazione di marketing?

Risposta di Josè Rallo: “La nostra è una passione legata alla esasperazione. Con umiltà, coscienza e autocritica siamo arrivati a questi successi. Credo che si sia perso fin troppo tempo. Siamo perfezionisti della qualità, questa è la differenza tra noi e gli altri: è il nostro valore aggiunto”.

Che dire? “….senza nubi, vaporando l’etere aleggia…” (Goethe).

Intanto il silenzio è rotto dallo stridore di ferraglia di un trattore che avviando i suoi motori illumina contemporaneamente con le potenti luci alogene alloggiate su arcate posizionate sulla benna tre filari. I raccoglitori, una ventina, avanzano, forbici alla mano, tra i pampini, alla ricerca dei grappoli lucenti di giallo verdolino. E’ il primo Chardonnay che si raccoglie in Italia e in Europa. L’emozione attanaglia i presenti. La lezione viene dall’Australia dove già da diversi anni in alcuni distretti viticoli si effettua la vendemmia notturna meccanizzata. Qui nelle tenute a Denominazione d’Origine Controllata Contessa Entellina, straordinaria terra di Sicilia, arrostita dal sole, l’intelligenza è stata messa a favore del vigneto che è stato in grado di fornire vini capaci di competere con altri di ogni parte del mondo. A dimostrazione basta una semplice riflessione: se la Francia, la Svizzera, la Germania, il Piemonte, la Toscana, l’Alto Adige e il Trentino riescono a fare grandi vini con il clima continentale che tutti conosciamo (freddo, vento, piogge, temporali), la Sicilia baciata dal sole per 340 giorni all’anno può solo rovinare, con l’aiuto dell’uomo, le sue eccellenti uve. La nuova enologia imprenditoriale sicula, dotata di mezzi economici propri e di fantasiosi ed entusiasti giovani, ha inventato la “vendemmia notturna manuale”, una scelta produttiva motivata per salvaguardare al massimo l’integrità dell’uva garantendo un risparmio energetico pari al 65% dei costi tradizionali. La raccolta diurna delle uve bianche di Donnafugata obbligava l’azienda ad abbattere la temperatura delle uve stesse dai 38/40°C sino ai 16°C con l’ausilio di camion termorefrigerati affinché non si disperdesse tutto il patrimonio floreale delle uve. Infatti per l’esaltazione dei profumi, in particolare dei vini bianchi, la pigiatura deve avvenire a temperature piuttosto basse. E’ stato accertato che una raccolta notturna attesta la temperatura dell’uva mediamente sui 20/22°C che, con poche ore di refrigerazione, va a posizionarsi sui valori ottimali ricercati dall’enologo di Donnafugata, Antonino Tranchida, per poter ottenere i vini prestigiosi di “Contessa Entellina DOC. Cento ettari di vigneti a bacca bianca (Chardonnay, Sauvignon, Müller Thurgau e Inzolia) e rossa, di cui una ventina di ettari predisposti per la raccolta notturna delle uve bianche, da raccogliere nel periodo che va dai primi di agosto sino alla prima settimana di settembre. Qui la produzione per ettaro varia dai 60 a 80 q.li per ettaro e ogni pianta produce da 1,300 kg. ad un massimo di 1,800 kg. L’acidità solitamente è buona assestandosi tra i 5 e i 6 gradi con un’alcolicità che supera i 12,5%.

Giacomo Rallo, entusiasta sulla raccolta notturna ci conferma: “A parte gli sforzi per crescere nell’ambito di una cultura che sia comparata a livello internazionale, questo successo è legato soprattutto a una scelta di fondo perché abbiamo voluto legare il futuro e lo sviluppo dell’azienda ai giovani, all’impegno dei nostri giovani. L’esperienza della vendemmia notturna è infatti una trovata geniale, una scelta di freschezza dei nostri ragazzi. La vendemmia notturna manuale con la scelta anche dei grappoli per approdare ad una produzione di un grande Chardonnay, è, diciamolo francamente, mostruosa, è fuori dall’ordinario “.

Questa speciale raccolta manuale, come abbiamo già detto, viene effettuata con l’ausilio di un trattore dotato di potenti lampade funzionanti con un generatore di corrente posto su un apposito ripiano posteriore, che riesce ad illuminare sino a tre filari permettendo fino a venti vendemmiatori di lavorare con una temperatura oscillante tra i 22 e i 17°C secondo l’orario d’inizio e le condizioni del vento, che qui non manca mai trovandoci a pochi chilometri dal mare. Le varie fasi delle operazioni sono seguite passo passo dal “mostruoso trattore” che cigolante avanza con stridore tra i filari predisposti a questa operazione. Spettacolo originale e suggestivo, unico in Italia, che è proseguito per gli ospiti con un fascino notturno al chiar di luna con la musica del Gruppo Takouba Al Hagar e con l’ausilio di un amplificatore per la musica degli Ooleya Mint Amartichit, CD Oueld, speciale per la danza del ventre, che è stata puntualmente eseguita come da copione da Sabah e Khadra Benziadi, sorelle algerine che vivono in Sicilia.

La notte fatta di miriadi di stelle e di cicale frinenti è stata allietata dalla sinuosità dei corpi ricoperti di svolazzanti veli con la musica tipica dei balli tuareg e berberi. Abbiamo poi saputo che questa algerina ha curato un corso di danze arabe quale libera espressione del corpo come ebbe a dire il Saggio: “ adornò il petto delle donne con i seni e il collo con il mento e le guance con molteplici vezzi; e diede loro occhi capricciosi e ciglia taglianti come spade affilate e diede loro ventri prosperosi, adornandoli della meraviglia dell’ombelico e di carni abbondanti e dei fianchi e dei glutei sopra le cosce..”.

Una letteratura araba avveratasi sulla sommità del vigneto di Contessa Entellina. A Sarah Benziadi abbiamo chiesto: “Quale è il ruolo di questo tipo di danza”. La sua risposta: “Il mondo occidentale riconosce solo la danza erotica perché l’uomo vuole erotismo e in questo caso il corpo della donna è un corpo umiliato – ci dice Sarah – Io voglio portare la danza ad acquisire quel livello culturale che oggi manca; voglio realizzare una danza rappresentando la storia attraverso il corpo e collegare il corpo alla mente, una danza orientale da narrare col corpo in simbiosi con la mente e le mani. Io mi rifaccio a Ouled Nail, una vecchia danza che esisteva prima dell’Islam che si faceva a seni nudi, non per erotismo ma per scelta e per libertà del corpo e della mente, per capacità e forza espressiva “.

Goethe avrebbe scritto: “La posizione è sorprendente: al sommo d’una vallata larga e lunga, in vetta ad un colle isolato e tuttavia circondato da vigneti, essa domina una vasta prospettiva di terre; del mare si scorge solo un breve angolo. Il paesaggio che si stende florido è tutto coltivato, ma le case sono rarissime….” (20.4.1787)

La vendemmia prosegue, qualcuno comincia ad andarsene; troviamo ancora Antonio Rallo che segue le operazioni con l’enologo Tranchida : “Il segreto della qualità dei nostri vini sta nel sole e nel clima e quindi nell’uva. Spetta a noi saper conservare quegli aromi e quelle specificità legate al vitigno ed ecco che in questa operazione interviene il “freddo tecnologico” che, per noi di Donnafugata, parte già dalla vendemmia per passare poi alle temperature controllate dei mosti. A noi interessa mantenere integro il patrimonio naturale dell’uva al momento della raccolta salvaguardandolo da fermentazioni e ossidazioni indesiderate. Le modeste rese per ceppo realizzano al meglio la maturazione equilibrando anche i tenori zuccherini con i contenuti acidi “.

Per il 2000 la vendemmia notturna ha interessato uve che si trasformeranno in 20.000 bottiglie di Chiarandà del Merlo e 70.000 bottiglie di La Fuga oltre al Vigna di Gabri e al Lighea che saranno commercializzate a partire da aprile del 2001 nei mercati di Germania, Svizzera, Austria, Usa e alcuni Paesi del Sol Levante, unitamente agli altri vini in produzione, per un totale di un milione e seicento mila bottiglie che portano il fatturato aziendale sui quindici miliardi di lire. Gli altri vini bianchi prodotti in azienda sono il Damaskino e l’Anthìlia. Con le uve a bacca rossa di Nero d’Avola si produce il Lumèra (rosato) e il Sedàra (rosso). Sempre con uve di Nero d’Avola e Merlot si vinifica l’Angheli, un vino moderno dal gusto internazionale. Da uvaggi dalla personalità assolutamente nuova, sfruttando il taglio innovativo del matrimonio di Nero d’Avola con Cabernet Sauvignon si è creato il Tancredi, un vino che è stato premiato ormai ovunque e dappertutto ed ha collezionato una marea di riconoscimenti in concorsi internazionali. Ma la novità assoluta del fine millennio è stata la presentazione del vino “Mille e una notte, Contessa Entellina DOC, bottiglie che sono state vendute ancora prima della presentazione ufficiale.

Giacomo Rallo: “Cosa rappresenta quest’ultimo prodotto per Donnafugata”. Mille e una notte” rappresenta il frutto di una sinergia manageriale legata all’equilibrio del management della mia famiglia. La scelta del nome e dell’etichetta è legata soprattutto a mia moglie che è una donna notoriamente di grande fantasia. Intorno al vitigno Nero d’Avola si erano create grandi curiosità, un vitigno straordinario che è ancora tutto da scoprire. Noi ci trovavamo ad avere una vigna vecchia ad alberello e ci siamo avviati ad una sperimentazione, che non è durata neanche poi tanto tempo e abbiamo ottenuto un vino dal risultato sorprendente. In quel momento ci siamo trovati a riflettere non soltanto sul piano delle risultanze tecnico produttive, ma anche sul piano delle proiezioni che potessero venire fuori da un’interpretazione legittima consequenziale di una lettura di marketing attento e moderno e quindi ci siamo detti “abbiamo il vino del Duemila”. E qui ha calzato molto bene l’intuizione di mia moglie di chiamare questo vino “Mille e una notte”, anche se per certi versi qualcuno può pensare che sia un nome troppo di fantasia, che ha poco da vedere col vino, è troppo mediterraneo e viene fuori da una cultura araba. Insomma, cosa dobbiamo dire? La Sicilia è una sintesi di culture straordinarie e qui mi piace ricordare una massima che è stata estrapolata dal “Viaggio in Italia” di quel grandissimo poeta romantico tedesco che è stato Goethe, il quale asseriva molto semplicemente: “Visitare l’Italia senza visitare la Sicilia è come non aver visitato per niente l’Italia, perché qui in Sicilia c’è tutto, c’è l’inizio di tutto (13.04.1787)”. Questo, a parte le esagerazioni che possono venire fuori dall’emotività dell’anima di questo grande poeta, – continua Giacomo Rallo – indubbiamente ha una base fondata poiché in Sicilia ci sono realmente delle radici culturali profondissime che rappresentano la sintesi della cultura del bacino mediterraneo, cosa che bisogna sempre tenere presente. Tocca a noi prendere conoscenza e coscienza delle grandi risorse naturali, imporci un modo di riflettere, un modo di crescere che culturalmente ci porti al rispetto massimo di ciò che è stata la Sicilia attraverso i secoli. Noi siciliani dobbiamo crescere ancora enormemente, culturalmente, per arrivare all’interpretazione più immediata e più autentica, dei grandi valori naturali di quest’isola”.

Johann Wolfgang Goethe provò per la Sicilia tanto amore e rispetto che qualcuno ebbe a scrivere: “Solo in Sicilia Goethe sente tutta la fatica e il fascino delle contraddizioni, delle ambiguità e delle complessità dello spirito italico: virtù e vizio, fantasia e pragmatismo, formalismo e disordine, miseria e nobiltà si mescolano e si scontrano dando vita a imprevedibili combinazioni di sapore forte e inquietante. Qui lo scrittore nella felice pienezza dei suoi interessi intellettuali e della sua vitalità trova suggestioni, atmosfere, paesaggi capaci di rievocare più intensamente che altrove il mondo antico”.

Articolo pubblicato su Il Simpatico/Melograno di settembre 2000

a firma di Rocco Lettieri.

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Fotografie di Enrica Frigerio

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