La Franciacorta al primo appuntamento della ASSPT

Franciacorta: sfumature ed interpretazioni di un vino e di un territorio

Martedì 15 febbraio 2022

Hotel Villa Principe Leopoldo – Lugano

L’Association Suisse des Sommeliers Professionnels del Canton Ticino, ha aperto il calendario manifestazioni ASSP 2022 con l’evento: Franciacorta: sfumature ed interpretazioni di un vino e di un territorio.

Incontro dedicato interamente al vino e al territorio franciacortino, attraverso la degustazione di 8 Spumanti Franciacorta che con le loro personali espressioni, hanno permesso di tracorrere tre ore in lieta compagnia. Il benvenuto è stato dato dal Presidente Nazionale ASSP Piero Tenca che ha dato la parola alla General Manager Barbara Gibellini, all’Events Manager Giacomo D’Alò e allo Chef Sommelier della Villa Gabriele Speziale.

La MasterClass è stata presentata dalla Presidente Anna Valli, con la presenza del responsabile Ufficio Tecnico & Ricerca e Sviluppo del Consorzio Franciacorta Dr. Flavio Serina, che ha dedicato la sua mezz’ora alla presentazione della Franciacorta con l’ausilio di diapositive.

Ne abbiamo ricavato queste interessanti conferme: “In Franciacorta la vite è coltivata da sempre. Con il nome Franciacorta, la cui origine toponomastica risale intorno all’anno Mille con la nascita delle “Corti Franche” monastiche, si identifica un piccolo territorio collinare della Lombardia, provincia di Brescia, delimitato ad oriente dalle colline rocciose moreniche, a occidente dalla sponda sinistra del fiume Oglio, a nord dalle sponde del lago d’Iseo e dalle ultime propaggini delle Alpi Retiche e, infine, a sud dal declivio subcollinare verso la Pianura Padana. Dall’alto la Franciacorta si caratterizza per la conformazione di un anfiteatro morenico formatosi nell’era geologica Secondaria e Terziaria per opera di un grande ghiacciaio che, proveniente dalla Val Camonica, subito dopo la conca del lago d’Iseo si divise in due rami: uno piccolo a occidente e uno molto più grande e più importante a oriente. Le caratteristiche proprie della zona morenica alloctona sono determinate da una ricchezza incredibile di minerali, diversi da quelli derivati dalle rocce presenti in terreni autoctoni e costituiscono un insieme di componenti del substrato fondamentali per garantire un’agricoltura orientata alla qualità. I minerali sono infatti fondamentali per una efficiente viticoltura; i micro e meso elementi pur non essendo assorbiti dalla pianta di vite in quantità elevate hanno un’importanza notevole quali catalizzatori delle reazioni di sintesi dei precursori degli aromi.

Un’altra caratteristica molto positiva dei terreni della Franciacorta è dovuta alla conformazione e alla loro struttura granulometrica ricca di sassi, che conferisce al terreno delle ottime qualità di percolazione delle acque in eccesso. Inoltre, lo studio di zonazione, che definiremmo una preliminare base di lavoro, ha permesso, attraverso un approfondimento e una ricerca degli elementi climatici e pedologici, di classificare e identificare diversi ambiti territoriali della Franciacorta, che abbinati alla interazione vitigno x ambiente, hanno confermato le capacità intrinseche delle varietà di vite tradizionali (Chardonnay, Pinot nero e Pinot bianco) di rispondere in modo differenziato ed estremamente preciso ai condizionamenti ambientali.

Pur vantando una storia viticola antica, come tutta l’Enotria tellus, il nuovo corso della vitivinicoltura della Franciacorta inizia a tutti gli effetti al principio degli anni ’60. Ma questa nuova vitivinicoltura della Franciacorta, trova in un eccezionale documento storico di oltre 400 anni fa il precursore profetico della sua vita più recente e del suo successo. Infatti, il medico bresciano Gerolamo Conforti diede alle stampe nel 1570 un testo con il significativo titolo di Libellus de vino mordaci. Questo medico con il suo trattato precedette le intuizioni e gli ampi studi avvenuti nel XVII secolo poiché descrisse con dovizia di particolari i vini rifermentati dell’epoca,  definendoli “mordaci”, cioè briosi e spumeggianti. La storia continua sino al 1967, anno di concessione della DOC, con solo 11 ditte iscritte all’Albo.

Oggi la situazione è così composta: 19 Comuni, 200 kmq di zonazione, 3000 ettari vitati, 121 i Soci (cantine) che producono e imbottigliano i vini provenienti dalle 4 uve: Chardonnay (80%), Pinot Nero 17%, Pinot Bianco 2%  ed Erbamatta 1% per il Franciacorta DOCG. 20 milioni di bottiglie. 21,5 euro (prezzo medio per bottiglia allo scaffale); 65% è la produzione definita biologica. Completa, oggi, la realtà viticola franciacortina una estensione di circa 450 ettari destinati alla produzione dei vini tranquilli DOC Terre di Franciacorta, sia bianco che rosso.

La scelta difficile, ma lungimirante, della DOCG per le bollicine di Franciacorta partita nel 1991 per volere unanime dei viticoltori e concretizzata con il riconoscimento del nuovo disciplinare di produzione dalla vendemmia 1995, sottolinea la volontà degli imprenditori franciacortini di credere nel valore come unico riferimento e priorità il nome di origine geografica. Per questo il Consorzio di tutela opera sull’inscindibile binomio prodotto/territorio, cioè tutela e controlli. Infatti, nel disciplinare di produzione si afferma che il Franciacorta DOCG deve essere ottenuto unicamente utilizzando la fermentazione naturale in bottiglia e, in particolare, è espressamente vietato specificare in etichetta e nella designazione il metodo di elaborazione (cioè metodo classico o metodo tradizionale) e utilizzare la parola “vino spumante”.  

Seppure non è mai giusto pensare e credere di aver raggiunto il traguardo, i produttori franciacortini sono consci di aver ancora margini di miglioramento qualitativo e per questo hanno adottato negli ultimi anni impianti con maggior densità di piante (6.000 ceppi/ettaro), con portinnesti meno vigorosi, resistenti alla siccità ed al calcare, e sempre più diffusamente forme di allevamento meno espanse (guyot e cordone speronato) al fine di ridurre la carica potenziale di gemme per ettaro e quindi la produzione massima, favorendo così la competizione radicale indotta da una maggiore densità di radici nel terreno. La serietà e il rigore di queste azioni promosse da una comunità di produttori molto determinati si sono rivelati carte vincenti, tanto che il Franciacorta ha potuto ottenere la Denominazione di Origine Controllata e Garantita come primo brut a rifermentazione in bottiglia italiano ad ottenere questo riconoscimento.

Vi raccontiamo il Franciacorta Satén brut che viene definito come massima espressione dell’armonia, del piacere e del gusto. E’ ottenuto solo con uve Chardonnay (prevalenti) e Pinot bianco, con una pressione inferiore o uguale a 5 atm e un contenuto di zucchero non superiore a 12-15 g/litro, cioé solo nella tipologia di sapore brut. Le caratteristiche e le peculiarità sensoriali che identificano e differenziano il Franciacorta Satén sono: il perlage finissimo e persistente quasi cremoso, il colore giallo paglierino anche intenso con riflessi verdognoli, sfumato ma deciso profumo di frutta matura, accompagnato da delicate note di fiori bianchi e di frutta secca anche tostata (mandorla e nocciola); al gusto, una piacevole sapidità e freschezza si armonizzano con un’innata morbidezza che ricorda le sensazioni delicate della seta. E’ cremoso, armonico e morbido, ideale a tutto pasto, ma eccezionale con le paste al forno, i risotti delicati e piatti a base di pesce (storione, salmone, trota, coregone, tinca, pesce azzurro).

I numeri del Franciacorta.

Venti milioni di bottiglie nel 2021 con all’orizzonte il traguardo-limite dei 22 milioni entro i prossimi dieci anni – clima permettendo – quando l’area vitata dovrebbe raggiungere i 3.300 ettari. Il distretto del Franciacorta Docg ritrova slancio proprio nell’anno appena trascorso, chiuso con un giro d’affari di 430 milioni di euro, frutto di un prezzo medio a bottiglia pari a 21,5 euro (iva inclusa). Il tasso di crescita sul 2020, che registrò ben due milioni di bottiglie in meno, è del 28,3% ed è altrettanto positivo il confronto col periodo pre-crisi: +15,5% sul 2019. Una tale performance è stata sostenuta, da un lato, dalla disponibilità dell’abbondante vendemmia 2018 uscita in primavera 2021 e, dall’altro lato, dalla ripresa dell’Horeca, in particolare dal mese di marzo, e con tassi di incremento tra aprile e maggio addirittura del +200%. Il mercato del Franciacorta è ancora fortemente concentrato sull’Italia, dove si vendono 9 bottiglie su 10. L’export, con una quota del 10,3%, conferma il primato della Svizzera (22,2%) cresciuta del 22,1% sul 2020 e del 28,5% sul 2019. Poi, gli Stati Uniti (12,4% di quote a volume), balzati del 71,7% sul 2020 e dell’8,4% sul 2019; il Giappone (quota dell’11,9%), la Germania (8,3%) e il Belgio (5,4%). Guardando alle tipologie coi migliori risultati, secondo l’Osservatorio economico della denominazione, il Satèn registra una variazione a volumi sul 2020 di +42,5% e sul 2019 del +39,3%.

fonte: Consorzio Franciacorta Docg – dati 2021

 

 

I vini degustati:

Guido Berlucchi Nature ’61 – 2014

San Cristoforo Brut – 2016

Corte Aura Satén Brut s.a

Castelveder Rosé Brut s.a.

Uberti Extra Brut Francesco I° s.a.

Monte Rossa Brut Cabochon Fuoriserie N. 022 s.a.

Cà del Bosco Satén Brut Collection – 2016

Colline della Stella, Dosage Zero Francesco Arici 2012

Hanno presenziato il Console Generale d’Italia dott. Gabriele Meucci e il Vice Console Carla Brugnoli.

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Testi e foto di Rocco Lettieri