Donnafugata – TANCREDI 2018 per Dolce&Gabbana

Donnafugata e Dolce&Gabbana

ancora insieme per TANCREDI 2018

Donnafugata è certamente una delle etichette più celebri d’Italia, che produce vini che provengono da territori esclusivi della Sicilia e di Pantelleria e coniuga con uno stile molto ricercato la qualità ed è per questi motivi che gli stilisti tra i più famosi al mondo, Domenico Dolce e Stefano Gabbana (Dolce&Gabbana) hanno rinnovato la collaborazione con l’azienda di Marsala presentando la nuova annata del vino Tancredi 2018 Terre Siciliane IGT Rosso,

Sul proprio sito Dolce&Gabbana riporta che la collaborazione è dovuta: “…all’Amore per la loro terra natale accomunata dalla volontà di far conoscere ad ogni angolo del mondo i colori, i profumi e la storia della cultura siciliana, eccellenze del Made in Italy che rafforzano la loro partnership in nome della tradizione e del saper fare del Bel Paese”.

Il Tancredi della vendemmia 2016, in edizione limitata, è stato il primo vino proposto nel 2020 in collaborazione con la famosa casa di moda insieme al Rosa 2019, un inedito vino rosato dalla personalità fruttata e floreale dovuta ad un blend originale di due vitigni autoctoni tra i più importanti della tradizione dell’isola: il Nerello Mascalese e il Nocera. Connotato da una raffinata sfumatura rosa, questo vino si contraddistingue per un elegante bouquet di gelsomino, arricchito da delicati sentori di fragolina di bosco, pesca e bergamotto.

 

Nel 2021 la collaborazione Dolce&Gabbana e Donnafugata ha portato alla presentazione di due nuove produzioni di pregio coltivate alle pendici del vulcano Etna, il bianco Isolano ed il rosso Cuordilava, frutti della viticoltura di montagna di questo terroir. Isolano 2019 Etna Bianco DOC nasce da uve Carricante: un bianco dal raffinato bouquet con sentori agrumati, note di ginestra ed erbe aromatiche; vulcanico e mediterraneo, è fresco, avvolgente, e al palato ha una magnifica mineralità. 

 

Cuordilava 2017 Etna Rosso DOC è ottenuto da solo uve Nerello Mascalese: un rosso di grande eleganza che dopo un lungo periodo di affinamento esprime intense note di piccoli frutti rossi, spezie e sottobosco; al palato è ampio e profondo, con tannini ben integrati e da elegante mineralità; il finale di lunga persistenza ne esalta la straordinaria personalità.

In questo inizio di anno pandemico Dolce&Gabbana e Donnafugata hanno reinterpretato Tancredi 2018, lo storico rosso dall’eleganza mediterranea. Un vino ambasciatore di due eccellenze del Made in Italy, accomunate dall’amore incondizionato per la Sicilia, dalla passione per il lavoro e dalla cura dei dettagli.

 

L’annata e la vendemmia

A Contessa Entellina dopo due annate poco piovose, in quella del 2018 si sono registrati 743 mm di pioggia, un dato che si colloca sopra la media (667 mm) di questo territorio. Buona parte delle precipitazioni si sono distribuite in primavera; solo in alcuni appezzamenti vi sono state delle piogge anche in estate. La gestione integrata delle pratiche agronomiche, dalla potatura ai diradamenti fino alla scelta dei diversi momenti di raccolta, ispirata ad una viticoltura sostenibile, ha permesso di avere uve sane e ben mature. La vendemmia delle uve destinate al Tancredi si è aperta nella prima decade di settembre con la raccolta di Nero d’Avola e Tannat, e si è conclusa con quella del Cabernet Sauvignon intorno alla metà di Settembre. La fermentazione è avvenuta in acciaio con macerazione sulle bucce per circa 14 giorni alla temperatura di 28°-30° C. La maturazione è continuata per 12 mesi in legno rovere e dopo l’imbottigliamento l’affinamento si è protratto per circa due anni in bottiglia prima dell’uscita.

Dati analitici: alcol 14,20 % vol., acidità totale: 6,2 g/l., pH: 3,60.

La degustazione

Il Tancredi 2018 si presenta con colore rosso rubino intenso; all’olfatto ha note fruttate di prugna e mirtilli a cui seguono nuances speziate di liquirizia, anice stellato e tabacco dolce. Bocca calda, avvolgente, con acidità invitante; tannini fini con trama fitta; persistente ed elegante è il retrogusto sulle note cioccolatose e balsamiche.

Vino da godere subito o da potersi tenere in cantina per vari anni. Vino che si sposa perfettamente con piatti di carne rossa e cacciagione; altrettanto appagante è l’abbinamento con il tonno o pesci grassi in intingolo rosso.

Dialogo con la creatività

Il nome Tancredi rievoca uno dei protagonisti del Gattopardo, inesauribile fonte di ispirazione anche per Dolce&Gabbana; nel romanzo e nell’omonimo film, Tancredi è il nipote prediletto del principe di Salina, proprio per il suo fascino e la sua capacità di adattarsi ai cambiamenti. Dal carattere passionale e inconfutabilmente siciliano, Tancredi nasce nel 1990 da un blend per quell’epoca innovativo di un vitigno autoctono con uno internazionale.

Dolce&Gabbana ha curato l’immagine di questo vino “rivoluzionario”, rendendo omaggio proprio al Gattopardo, e in particolare al contrasto fra tradizione e modernità che Tancredi riassume in sé: e se l’oro, il blu e le linee sinuose di ispirazione barocca celebrano i fasti dell’aristocrazia ormai in declino, il rosso, il verde e le figure geometriche appuntite rimandano ai nuovi valori rivoluzionari che si stanno affermando in Sicilia dopo l’Unità d’Italia e che preludono alla storia contemporanea dell’isola.

Post scriptum su  “IlGattopardo”:

Il Gattopardo dietro alle quinte

È l’alba del 14 maggio 1962. A Palermo, in piazza San Giacomo Decollato, iniziano le riprese del Gattopardo, con una troupe di 200 persone. Si batte il primo ciak sulle tre macchine da presa che Luchino Visconti ha chiesto per i sei mesi della lavorazione. Si girano le scene della battaglia di Palermo. Il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, da cui è tratto il film, inizia nel 1860, alla vigilia dello sbarco dei Mille di Garibaldi a Marsala. Ne12013 il Gattopardo è stato restaurato 50 anni dopo la sua uscita.

Un terzo del fìlm è occupato dalla sequenza del ballo, destinata a restare nella storia del cinema mondiale come un esempio di percezione assoluta. Richiese 36 giorni di lavorazione e fu girato nel palazzo Gangi di Palermo, in 14 ambienti diversi, compresi i saloni illuminati con migliaia di candele. Oltre ai 20 attori furono impiegati: 120 donne, 122 uomini, di cui 42 in divisa da ufficiali piemontesi, 16 fra camerieri e maggiordomo, 9 orchestrali, 10 valletti, 6 staffieri, 6 cocchieri, 6 carrozze con cavalli. Tutto questo in scena. Fuori scena lavorarono per loro 120 fra truccatori, parrucchieri e sarte, 15 fìorai (i fiori arrivavano da Sanremo) e 10 cuochi.

A mezzogiorno si iniziava a vestire e pettinare tutta quella massa di persone. Per quanto riguarda i figuranti, Visconti desiderava che gli invitati del ballo facessero parte della vera nobiltà palermitana, discendenti di quelli che popolano il romanzo. La proposta, dopo un’iniziale diffidenza, fu accolta con un entusiasmo tale da far diventare la partecipazione al film una sorta di riconoscimento araldico. Nel pomeriggio c’erano lezioni di ballo: valzer, mazurka e galop. I camerieri erano veri professionisti, dovendo aggirarsi con sicurezza fra i ballerini portando vassoi con bicchieri di cristallo preziosissimi. I cuochi preparavano ogni sera i famosi timballi  che dovevano arrivare in scena fumanti, i trionfi di aragosta e i succulenti dolci siciliani.

Prima di congedarsi dalla festa, il principe di Salina invita Angelica, promessa sposa di suo nipote Tancredi, a ballare un ultimo valzer fino ad allora inedito, di Giuseppe Verdi. Nel 1963 Il Gattopardo vincerà la Palma d’Oro al Festival di Cannes e, dopo un iniziale sconcerto del pubblico per la sua inusuale lunghezza, inizia a farsi apprezzare. E’ costato uno sproposito, due miliardi e novecento milioni di vecchie lire, corrispondenti oggi a circa sessanta milioni di euro. Visconti, consapevole che la lunghezza del film può essere un ostacolo per la distribuzione, si dichiara disponibile a tagliarne una parte; il produttore Goffredo Lombardo ringrazia ma rifiuta, anche per lui quello è il film della vita. Ma ne è valsa la pena, grazie al Gattopardo è entrato anche lui da protagonista nella storia del cinema.

                                                     (Da Azione Ticino 8/02/2016)

A cura di Rocco Lettieri