Convegno a PODERE FORTE di Castiglione d’Orcia

PODERE FORTE di Castiglione d’Orcia

 Vibrazioni degustative del vino di un luogo

Terza edizione di “Reincontrare Giulio Gambelli”

con protagonisti produttori italiani e francesi

 

Il 1° di Aprile scorso è stata presentata a Rocca d’Orcia di Castiglione d’Orcia, la manifestazione Reincontrare Giulio Gambelli, evento ideato e promosso da Pasquale Forte, imprenditore e vigneron per passione che nel 1997 ha dato vita all’azienda biologica e biodinamica che porta il suo nome. Un giardino agricolo dove l’amore per il territorio si traduce attraverso la cura degli oliveti, dell’orto botanico, dell’allevamento della cinta senese, dei vitelloni di Chianina, della coltivazione di campi a grano (farina e pasta), di Mieli BIO e soprattutto per la produzione di grandi vini “di territorio”, tutti prodotti a conduzione Biodinamica.

Giunta alla terza edizione, dopo 2 anni di stop forzato in cui la pandemia ha segnato e rivoluzionato la vita delle persone, il tema di quest’anno era impostato su “Vibrazioni degustative del vino di un luogo” a sottolineare il valore culturale di un approccio consapevole al calice e al suo contenuto.

Traendo ispirazione dalle “Giornate dedicate a Henry Jayer”, patriarca del Pinot Nero, organizzate in Francia da Jacky Rigaux (autore del libro Le goût retrouvé du vin de Bordeaux, firmato con Jean Rosen – libro definito una miniera di detti sapienziali)

con la partecipazione di importanti produttori francesi e internazionali, Pasquale Forte ha scelto di dedicare l’evento a Giulio Gambelli, personaggio straordinario, visionario e antesignano del successo internazionale del Sangiovese, che ha dato molto alla “sua Toscana”, quella del vero Sangiovese.  

Come sempre l’incontro tra produttori italiani e francesi, nella fattispecie della Borgogna, si è svolto come sempre nella suggestiva cornice della chiesa di San Simeone a Rocca d’Orcia, per raccontare attraverso la loro voce, cosa significa ricercare le peculiarità di un luogo e delle persone che lo accudiscono, in un bicchiere di vino.

Degustazioni e dialoghi per sottolineare come il vino sia una forma d’arte che va raccontata, assaporata e vissuta attraverso un’esperienza diretta. Ma non solo. I protagonisti si sono confrontati anche su tematiche di primaria importanza, come la salvaguardia dell’ambiente e del cambiamento climatico.

Quest’anno il convegno che ha visto in totale tra ospiti e produttori invitati cinquanta persone, ha avuto una prolusione di Pasquale Forte per la presentazione di questo esclusivo progetto che ha messo di fronte alcuni dei principali attori del vino italiano, presenti con i loro vini, e d’oltralpe come Patrick Arnaud di JIAE, (Giornate Internazionali degli amanti del vino) e organizzate da VITAE, associazione nata a Digione nel 2011 che riunisce grandi appassionati di vino), Loic Pasquet di Liber Pater che con il suo lavoro vuole ritrovare l’autenticità del gusto dei vini di Bordeaux e preservare il patrimonio viticolo di una tradizione legata alla cultura della Francia;

presenti per  la Tonnellerie Taransaud, il presidente Mr. Henri De Pracomtal e Jean-Pierre Giraud  e ancora la coppia Lydia e Claude Bourguignon, due tra i più qualificati ingegneri agronomi al mondo, che da una quindicina di anni danno la loro consulenza agronomica a Podere Forte, e ancora lo stesso Jacky Rigaux, anche fondatore della Bourgogne Society che ha raccontato i vini del Domaine Bruno Clavelier, alfiere dei vigneron bio e biodinamici, vero uomo di terroir e di Thibault Liger Belair, tenuta storica, che produce vini che esprimono tutte le sfumature delle Appellation dell’area di Nuits-Saint-Georges, tra le più rinomate in assoluto per la produzione di grandi Pinot Noir.

Ma seguiamo per ordine le 16 coppie di vini presentate dagli stessi produttori o dai loro responsabili presenti alla Rocca, una sequenza davvero esclusiva da potersi annoverare tra le più grandi degustazioni private del mondo.

Ha aperto le degustazioni, come già presentato, la coppia di vini del Domaine Bruno Clavelier, presentati da Jacky Rigaux: Vosne-Romanée 1er Cru Les Beaumonts 2019 e Chambolle-Musigny 1er Cru Combe d’Orveaux 2019.

Sempre Jacky Rigaux ha presentato la coppia enoica dell’azienda Thibault Liger Belair: Nuits-Saints-Georges, La Charmotte 2018 e Nuits-Saints-Georges 1er Cru – Les Saints-Georges 2018.

Terza presentazione per i vini di Montalcino di Siro Pacenti: Brunello di Montalcino “Vecchie Vigne” DOCG 2010 e Brunello di Montalcino “PS Riserva” DOCG 2010 e ancora da Montalcino i vini dell’azienda San Giuseppe di Stella Viola di Campalto: Brunello di Montalcino Riserva DOCG 2011 e Brunello di Montalcino Benedetta DOCG 2011.

Quinta tornata per la coppia piemontese dell’azienda Aldo Vajra: BAROLO DOCG vigneto COSTE DI ROSE 2018 e BAROLO DOCG vigneto BRICCO DELLE VIOLE 2018.

Dal Piemonte ritorno a Montalcino con i vini di Giacomo Neri (Casanova di Neri): Brunello di Montalcino DOCG Tenuta Nuova 2013 e Brunello di Montalcino DOCG Cerretalto 2016.

Settima coppia francese, i vini dell’azienda Domaine Laroque D’Antan con Lydia et Claude Bourguignon: Blanc Néphèle Selection Massale 2020 e Rouge Nigrine IGP Coteaux du Lot 2020.

Giusto a metà percorso tre vini del Podere Forte presentati dall’ing. Pasquale Forte: Petrucci Vigna Melo Orcia Doc 2018; Petrucci Vigna Anfiteatro Orcia DOC 2018; Asya Spumante Brut Rosé da Pinot Nero in Magnum 2011.

 

Dopo una pausa per un light lunch con i prodotti gastronomici di Podere Forte si è ripresa la degustazione con la coppia di vini di (*) Loic Pasquet – Liber Pater: Denarius Rouge Liber Pater 2015 e Liber Pater 2018. Denarius è ottenuto con uve di Petit Vidure (alias Cabernet), Merlot e piccole quantità di varietà minori fermentate in anfore di arenaria della Clayver per dieci giorni per completare anche la malolattica. Sono rimasti ancora in anfora per due anni prima dell’imbottigliamento.

 

La sequenza vede l’alternanza di vini di Chianti Classico, Brunello di Montalcino e Barolo. Pertanto sono seguiti i due vini dell’azienda Bibbiano di Tommaso Marrocchesi Marzi: Chianti Classico Vigna del Capannino DOCG 1995 e Chianti Classico Vigne di Montornello DOCG 1995.

 

Due vini di Fabio Tassi: Brunò IGT 2018 e Brunello di Montalcino Franci Riserva DOCG 2015.

A seguire due Brunello dell’azienda Canalicchio di Sopra di Francesco Ripaccioli: Brunello di Montalcino Riserva DOCG 2013 e Brunello di Montalcino La Casaccia DOCG 2015.

A Giampiero Bertolini dell’azienda storica Biondi Santi, simbolo di Montalcino e punto di riferimento incontestato per tutti gli appassionati del Brunello, l’onore di presentare due sue icone senza tempo: Brunello di Montalcino Biondi Santi – Greppo DOCG 2009 e Brunello di Montalcino Biondi Santi – Greppo Riserva DOCG 2012.

Ritorno ancora in Piemonte con la coppia di vini dell’azienda Ceretto presentati da Alessandro Ceretto che ha traghettato un’azienda di 170 ettari verso una scelta rivoluzionaria e radicale, convertendo ad agricoltura biologica tutti i vigneti di proprietà situati sulle colline delle Langhe e del Roero: Barolo Prapò DOCG 2016 e Barolo Brunate DOCG 2016.

Ultime due coppie di vini da Montalcino: l’azienda Cupano con Andrea Polidoro: Brunello di Montalcino DOCG 2016 e Brunello di Montalcino Riserva DOCG 2016

 

e l’azienda Pian Dell’Orino con Jan Hendrik Erbach e Caroline Probitzer: Rosso di Montalcino Doc 2018 e Brunello di Montalcino Vigneti del Versante DOCG 2016.

Una giornata che ha visto ancora la presenza di due speech: Antonio Rios per Amorim il più grande produttore e fornitore al mondo di prodotti in sughero e Marco Simonit, dell’azienda I preparatori d’Uva che ben conosce Podere Forte per aver prestato la consulenza nei suoi primi anni di attività.

La chiusura della manifestazione con i ringraziamenti ai presenti come di spettanza è andata al titolare Pasquale Forte che ha anche ricordato che il Premio Gambelli 2022, assegnato durante le Anteprime Toscane a Montepulciano, è andato al giovane enologo lucano Fabio Mecca,

che risulta così essere vincitore della decima edizione. Il riconoscimento premia ogni anno l’enologo il cui lavoro abbia saputo incarnare al meglio l’idea di vino portata avanti da Giulio Gambelli: esaltazione delle tipicità di ogni vitigno, delle caratteristiche del territorio e dell’annata vendemmiale. Tra i requisiti fondamentali per poter partecipare, essere un professionista che nell’anno solare di emanazione del bando non abbia superato i 40 anni di età e laurea in enologia.

A distanza di due anni molto difficili – ha chiuso Pasquale Forte – si è potuto ancora una volta alzare il sipario su un simposio dove i vini sono protagonisti unici di racconti, sensazioni ed emozioni degustative esclusive”.

 

(*) 

Liber Pater, la scommessa di un vino di altri tempi

Scoprire l’universo Liber Pater è come entrare in un mondo del vino a parte, come non si trova l’uguale da nessun’altra parte. Senza rivali, Liber Pater non ha niente dello stile dei cru di Bordeaux che conosciamo. Ricerca costante dell’eccellenza e dell’autenticità: lì si trova la firma di Liber Pater. “Al di là delle mode, al di là del tempo“, Dio del vino e vino degli dei, Liber Pater simboleggia l’atemporalità di una tradizione viticola le cui origini cominciano più di 12.000 anni fa. La scommessa che Loïc Pasquet e sua moglie Alona osano fare è di ritrovare l’autenticità del gusto dei vini di Bordeaux così com’era al momento della classificazione ufficiale del 1855 e preservare il patrimonio viticolo di una tradizione strettamente legata alla cultura della Francia.

Con una passione e un impegno senza compromessi Loïc Pasquet ha lavorato per rendere la vigna una vera e propria riserva ampelografica di 14 vitigni prefillossera, così come esistevano anticamente a Bordeaux. In questa oasi verde dove la ricerca dell’equilibrio naturale tra la vite e l’ambiente è una sfida costante, ogni vitigno esprime la sua tipicità. Con una densità eccezionale di 20.000 ceppi per ettaro – i vitigni franchi di piede sono preferiti agli innesti – un lavoro in vigna svolto con l’aiuto dei muli e un allevamento della vite sui pali – del tutto insolito a Bordeaux – Liber Pater si inscrive risolutamente in una dimensione a parte. Costantemente al di fuori dei sentieri battuti, ricco di promesse, unico, indefinibile, Liber Pater parte alla scoperta di uno stile Bordeaux mai visto.

Loïc Pasquet. Liber Pater è una proprietà situata nelle Graves, ma si distanzia dallo stile bordolese, nell’obiettivo visionario di ritrovare il gusto del vino ai tempi della classificazione ufficiale del 1855.

ripreso da: https://www.millesima.it/produttore-liber-pater.html

 (precisazione dello scrivente):

impossibilitato ad essere presente per problemi di Covid, ho redatto questo articolo senza addentrarmi nella degustazione dei grandi vini presentati dai 16 produttori

a cura di Rocco Lettieri