Presentazione del libro LE RAGIONI DEL CORPO – I centri di energia vitale nell’esperienza cristiana

POMERIGGI IN BIBLIOTECA –

DOMENICA 4 MARZO 2007

Padre Gilberto Zini, direttore di Àncora presenta il libro di Padre Antonio Gentili: “Le ragioni del corpo”.

“Non esistono parole più chiare del linguaggio del corpo,
una volta che si sia imparato a leggerlo”(A. Lowen).

In una cultura in cui l’attenzione al corpo si esaurisce in un esasperato salutismo o nella ricerca di performance hollywoodiana, l’autore invita a porgere ascolto al corpo e al suo “linguaggio”, nella convinzione che attraverso di esso «l’anima è resa visibile» e ci parla.

Ma quale concreto itinerario percorrere così da percepire il ricco e articolato dirsi del corpo?

Il testo passa in rassegna i cosiddetti “centri di energia vitale” nel contesto dell’esperienza cristiana, cogliendo un moto circolare che, partendo dal cuore e percorrendo i centri “superiori”, rifluisce a beneficio di quelli “inferiori” per convergere nuovamente sul cuore, centro della vita fisica, psichica e spirituale a un tempo.

Questa attenta ricerca che si muove entro il solco dell’insegnamento biblico, si avvale anche dell’apporto della grandi tradizioni spirituali del vicino e lontano Oriente (i chakra), è introdotta da un’ampia esposizione delle “vie del corpo” e termina affrontando il problema degli esiti fisiologici della pratica meditativa, oggi documentati dalle neuroscienze. Un’appendice, infine, consente di mettere a fuoco le diverse dimensioni che assume la persona umana, sintesi di corpo, psiche e spirito.

Dal capitolo: Una bocca per mangiare

….Se la gola è un vizio, la virtù consisterà nella coltivazione del suo opposto, che è la sobrietà, ma prima ancora la verità del nostro rapporto con gli alimenti. Due dovrebbero essere i punti di riferimento….ecc.

DECALOGO A MENSA OSSIA «IL GIUSTO MANGIA PER SODDISFARE L’ANIMA»

1) Porsi in stato di consapevolezza, così da rendersi coscienti di ogni aspetto di quanto stiamo vivendo, nonché della natura, preparazione, gusto dei cibi. Per favorire tutto ciò può essere utile fare silenzio a mensa, almeno una volta alla settimana (per esempio il venerdì).

2) Osservarsi mentre si mangia: l’attitudine in cui mi pongo nei confronti dei cibi, la quantità che ne prendo, il ritmo con cui li assumo: pacato, avido, abbuffatorio, a imbuto… Nel modo con cui mangiamo, riveliamo il nostro stato d’animo.

3) Accogliere, non divorare, considerando gli alimenti come un dono offerto alla mia gustosa e dilettevole consumazione. Questo favorisce un migliore dosaggio dei cibi e previene la sovralimentazione.

4) Mangiare, trattenendo in bocca e masticando i cibi fino a renderli insipidi, dal momento che la loro sostanza vitale viene ceduta al palato e la prima digestione si verifica in bocca.

5) Trattare i liquidi da solidi e rendere i solidi liquidi, così da essere gustati fino in fondo e deglutiti senza sforzo.

6) Mangiare solo a tavola e non assumere cibo fuori pasto, salvo il caso che si tratti di frutta, che può essere scorporata dai pasti e consumata da sola.

7) Bere poco durante i pasti (meglio se solo poco prima, o dopo almeno mezz’ora) e bere molto fuori pasto.

8) Si chiamano posate, perché vanno deposte sulla tavola tra un boccone e un altro, e non brandite come armi con cui combattere la lotta per la fame.

9) Esistono tre bocconi: il boccone della sobrietà (è il boccone di meno, quando ci si allontana da tavola con un residuo di appetito); il boccone della sazietà (quando si raggiunge la misura di cibo sufficiente); il boccone della golosità (è il boccone in più, che prepara le nostre malattie future e che prendiamo a tutto beneficio di medici e medicine).

10) Preferire il meno (grosso, buono, condito, appetitoso) e condividere o cedere agli altri il meglio.

L’UNDICESIMO COMANDAMENTO
Prima e dopo i pasti ringraziare con il cuore: Dio, datore d’ogni bene; la natura, che ci offre gli alimenti, e l’uomo che li coltiva, li trasforma e li confeziona.

Postfazione di GABRIELLA CELLA AL-CHAMALI

«Guardare il corpo e ascoltarlo è un processo Continuo.
In questo processo
si affinano le proprie interpretazioni,
si correggono i propri errori…
Il corpo si può considerare il deposito di tutta la nostra esperienza…
possibile leggere e conoscere la storia di una persona
dall’espressione del suo corpo».
(A. Lowen)

Richiedere di accompagnare con una nota la pubblicazione di un libro, è un atto di grande stima e io sono lusingata della fiducia che padre Antonio Gentili ha riposto in me. Subito al mio primo incontro con il padre, a Roma, sono rimasta felicemente sorpresa di come un cristiano cattolico occidentale guardasse all’Oriente, non con un atteggiamento di critica, ne per una semplice curiosità, ma, a mio parere, per una vera comprensione del messaggio indiano attraverso lo yoga, disciplina che vede il corpo come «uno strumento per il viaggio verso la perfezione».

Questo libro di padre Gentili è stata la conferma al mio pensiero di allora, anche se logicamente il suo lavoro concernente l’attivazione dei chakra, centri focalizzatori di energia, è tutto riferito alla visione cristiana.
Un aspetto interessante sottolineato da padre Gentili, e che personalmente mi ha sempre attratto in tutte le cerimonie religiose, è la funzione del simbolo che viene rappresentato e di conseguenza agìto. Ogni gesto, detto nella terminologia indiana yoga mudra, funge da tramite fra la dimensione umana e quella divina. Nel gesto l’uomo mira a «divenire» ciò che rappresenta. Di questo concetto l’Oriente e lo yoga tengono particolarmente conto. E non solo l’Oriente, come l’Autore di questo libro ci insegna.

Un’altra nota importante a favore di questo testo è la concentrazione sull’atto respiratorio, meraviglioso scambio con l’universo intero, e il riferimento al «maestro interiore», di nuovo in perfetta relazione col pensiero yogico. Così 1’«introdurre la mente nel cuore per via del respiro», ricorda come la mente (manas) dimora nel chakra del cuore (anahata), in cui brilla una fiammella che sale verso l’alto (lo stesso simbolo è nel Sacro Cuore di Gesù). E ancora parla del cuore il testo di padre Gentili, definendolo «lo spazio sacro dell’intimità dialogante con Dio», quello spazio che si estende attraverso il respiro (….) e quel «parlare al cuore» che comporta una «grande purezza interiore».

Mi hanno colpito favorevolmente anche gli esercizi spirituali relati a parti fisiche del corpo e come, con grande naturalezza, l’Autore insegna a porre le mani nel gesto tipico dello yoga, jnana mudra, dove i pollici si uniscono agli indici, formando due piccoli cerchi (nello yoga il cerchio è simbolo dell’unione e della conseguente liberazione dalla dimensione profana della vita). Così pure il «parlare tacendo» ricorda che lo yogin realizzato è il muni, il grande asceta votato al perfetto silenzio, perché solo il silenzio si addice al Divino. Ciò comporta la disciplina di vishuddi, la «bocca-gola», che è uno dei chakra più determinanti per le sue molteplici funzioni.

Se poi nella tradizione biblica «le viscere sono la sede dell’anima», notiamo quanto per gli stessi cristiani siano importanti i chakra cosiddetti «inferiori», che vanno dal plesso solare, chakra manipura o «città del gioiello» (la concentrazione su questo punto porta alla conoscenza del corpo intero), fino al centro viscerale e sacrale-coccigeo (rispettivamente svadhishthana e muladhara), che viene espresso in questo testo come «il grembo della vita».

I chakra, il cui nome sanscrito significa «ruota che gira» o «cerchio», sono nella fisiologia yogica descritti come punti focalizzatori di energia relati a funzioni d’organi corrispondenti, con simboli solari e lunari, che segnano comunque le «tappe evolutive» della coscienza umana. Un percorso ben preciso che parte dalla terra, dalla base del corpo, dal punto più grossolano, materiale, per salire proprio come una scala con tanti gradini, passando via via attraverso tutti gli elementi, tutte le forme e tutti i processi, fino a raggiungere l’elemento più sottile, etereo e puro, rappresentato con ajna chakra, il «centro del comando», il «terzo occhio» o «punto della totale visione», come è chiamato nello yoga. Raggiunge il vertice chi, con dedizione, fede, sincerità e pazienza, trascende ogni piano fisico, per fondersi con lo Spirito Divìno, all’altezza dell’ultimo centro, detto sahasrara…

Negli esercizi spirituali cristiani invece si parte dal chakra del capo, ajna, che è il primo punto toccato dalla mano con il segno della croce; da lì si scende alla gola e quindi al cuore, per passare a considerare successivamente i chakra inferiori. Credo comunque che la ricerca della verità, pur partendo da sentieri differenti, porti immancabilmente a un unico punto.

Vorrei terminare con le parole di padre Antonio Gentili: «Tutto è dono e non possesso, i beni hanno una destinazione universale e ogni creatura deve beneficiarne», perché anche il cammino dello yoga parte da questo stesso concetto: aparigraha, cioè «saper donare», «condividere con gli altri i nostri beni», e io credo che un libro come questo sia un dono che l’Autore ha voluto generosamente condividere con noi.

Antonio GENTILI, Le ragioni del corpo, Áncora 2007, Euro 15,00

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Incontri futuri:

Tre giorni sul cibo (dal 29 aprile al 1° maggio)

Tre giorni di digiuno e meditazione (dal 7 al 9 settembre).

A cura di Rocco Lettieri