In memoria di Fabio Arnaboldi della Chiodi Sa

Un Grande ci ha lasciato,

… il più grande di tutti noi, non certamente di statura, ma di umanità, di cultura, di “sapienza enologica”, leale, non supponente, sempre disponibile.

Lui che viveva in macchina, per i km che si faceva giornalmente, per fare visita ai suoi amici, alla sua clientela fidata, che non sempre era in città, anzi, la maggior parte delle volte, questi clienti erano nelle valli più sperdute e non solo del Ticino, ci ha lasciati per una banale distrazione.

Chissà quanti progetti aveva ancora. Dovevamo andare insieme in Francia. Avevo sempre rifiutato e per diversi motivi i suoi inviti. Quest’anno avevo detto che non sarei mancato.

Come non ricordarlo con le sue mani in tasca, la camicia mezza dentro e mezza fuori, la cravatta sempre storta, i cappelli sempre spettinati, ma sempre con la giacca, a cercare un’eleganza che non era del suo stile. Lo avevo incontrato a Merano per il Wine Festival e mi aveva chiesto di fare una serata con formaggi ticinesi e vini nella sua “cantina”. Era il 17 novembre scorso. Fu un successo: io presentai 8 formaggi e lui 8 vini, di cui tre di sua produzione. Avevamo già fissato gli altri incontri sull’olio e sul pane. Era presente, caso unico, la mamma Cecilia, e ne fu entusiasta.

Fabio ci mancherà. Mancherà a tutto il Ticino e a tutti i conoscitori di vino. Nessuno come lui sapere raccontare con parole semplici i vini…naturalmente francesi. Il 13 dicembre 1996, al Ristorante “La Taverna” di Colloredo di Monte Albano (Udine) presentammo insieme 10 annate di Chateau Mouton Rothschild (dal 1971 al 1981). Conservo ancora tutti gli appunti delle sue impressioni. Per esempio: anno 1975. Annata Grande: grande intensità di colore, rosso rubino carico; profumo fruttato, complesso, note di torrefazione e tabacco, speziato, buona vaniglia, bella polvere!!! Al gusto si presenta con struttura importante, persistenza notevole, elegante; buoni i tannini, ancora chiusi, non espressi al massimo, finale lungo e virile.

Giovedì 2 aprile 1998. Ancora a Colloredo. Degustazione di altre 11 annate di Chateau Mouton Rothschild (dal 1981 al 1990). Commenti di Fabio all’annata 1989: Evoluzione interessante in divenire. Colore rosso porpora, molto profondo con aromi eccezionalmente sviluppati per un vino ancora giovane; si avvertono spezie orientali, salsa di soja, cuoio, vaniglia, pane grigliato, caffè e cassis; in bocca è pronto da bere; non rispecchia ciò che il naso ci ha proposto.
Seguì un menu da favola: Fegato d’oca al verduzzo; crema d’asparagi con alette di pollo croccanti; tortelli di coniglio e crescione; carrè d’agnello profumato al timo; i formaggi; biscotto sfogliato con crema di mascarpone e fragole. I Vini: Verduzzo Russiz Superiore 1993; Sauvignon Marco Perco Roncus 1995; Rosso Riserva degli Ozoni 1993 Russiz Superiore; Rosso Riserva degli Ozoni 1994 Russiz Superiore; Moscato Rosa.
Un mio articolo su La REGIONE del 28 dicembre 1996, raccontava che …l’abito non fa il monaco. Si parlava dell’etichetta del 1993 di Balthus: il nudo di ragazza…etichetta che la casa Chateau Mouton Rothschild dovette ritirare dal mercato (30.000 bottiglie) per le proteste degli statunitensi per la pornografia infantile. Le bottiglie me le aveva fornite Fabio. In questo articolo raccontavo di questa degustazione dicendo…che la degustazione era stata affidata a Fabio Arnaboldi di Ascona, importatore e produttore ticinese. Un’esperienza unica….

Abbiamo avuto, nella disgrazia, una buona notizia: la figlia Giada e il figlio Andrea, tutti e due ancora studenti di “enologia” – finiranno le scuole a maggio – di certo daranno una mano alla nonna Cecilia, in questo triste momento, e ne siamo sicuri, anche in futuro per non ….dimenticare…un padre e un professionista.

Ciao, Fabio, da tutti noi del mondo del vino.

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Un po’ di storia dell’azienda Chiodi di Fabio Arnaboldi.

(Articolo pubblicato su Il SIMPATICO n. 42)

Fabio Arnaboldi, enotecnico diplomato, profondo conoscitore di vini francesi, proprietario delle cantine Chiodi S.A. di Ascona ha origini che affondano nel comasco (il nonno era canturino), ha un fratello architetto in Svizzera, ha una sorella stimata ballerina e titolare di una compagnia di danza moderna, e lui stesso è una persona molto affabile, tranquilla, misurata. Il suo sorriso, semplice e trasparente, mette subito a suo agio l’interlocutore, che dimentica presto di essere lì per intervistarlo ed inizia semplicemente a chiacchierare con lui. Ciaccolando amabilmente a ruota libera, di tutto un pò, parlando dell’azzurro del mare, del calore del sole, del tepore emanato dalla nostra madre Terra. Divini elementi del creato, che introducono alle creature di…vino prodotte o distribuite dalla Chiodi. Banale il calembour? Forse, ma non così i nettari vinificati o commercializzati dal buon Arnaboldi. All’insegna della più rigorosa tradizione, ci confida.

La storia: dalle origini all’attualità

La ditta Chiodi – si prodiga di raccontarci il titolare – fu costituita nel 1880, iniziando la sua attività con la produzione di birra e la vendita di vino nel conosciuto “Grotto Chiodi”, sulla riva del lago di Ascona. Grotto purtroppo da poco demolito, per dar spazio alla forse più funzionale, ma, sicuramente meno romantica, circonvallazione cittadina. Dopo averne assunto la direzione per 13 anni, nel 1956 il signor Attilio Arnaboldi ne divenne amministratore unico. L’anno successivo la vecchia cantina, posta all’epoca di fronte alla posta di Ascona, venne demolita per consentire la costruzione del palazzo dell’Unione delle Banche Svizzere. Nel medesimo anno iniziarono i lavori di costruzione della prima parte dell’attuale cantina, allocata in via Delta, sempre nella piacevole località lacustre. Nel 1963 si procedette ad un ampliamento della stessa, con l’inserimento di nuovi vasi vinari. I magazzini furono costruiti invece nel 1973. Negli anni successivi furono poi effettuati ulteriori importanti investimenti. In particolare, furono sostituite le vecchie botti di legno con nuove vasche in acciaio smaltato e inossidabile. Mentre, nel 1988, fu inaugurato il nuovo magazzino completamente climatizzato, che permette lo stoccaggio a temperatura costante dei pregiati vini commercializzati dall’azienda. L’attuale area occupata dalla Chiodi è pari a 2.500 metri quadrati, dove trovano spazio il magazzino, la cantina, gli uffici, la sala di degustazione, la catena di imbottigliamento, ed il laboratorio di analisi, che Arnaboldi – da buon enotecnico – ha deciso di internalizzare e gestire direttamente, senza consulenze esterne. L’azienda è strutturata su due cantine, una di vinificazione a Verscio, dove – come si diceva – giacciono una parte dei vigneti, l’altra – quella di Ascona – di affinamento e stoccaggio, immagazzinamento riferito sia alla propria produzione, che ai vini commercializzati e distribuiti.

Gli aspetti agronomici

L’uva viene conferita in massima parte da un vignaiolo locale, i cui terreni vitati sono distribuiti fra Verscio e Cavigliano. 6 ettari a merlot, forieri di circa 40mila kg. di uva l’anno, per una resa media pari a circa 70 quintali per ettaro; coltivati su un suolo prevalentemente sabbioso e alluvionale, parzialmente argilloso, ben drenato, una composizione quindi molto adatta per impiantare vigneti, non troppo fertile, equilibrata, giustamente ricca di sostanze minerali, atta a conferire profumi, finezza, giusta struttura, concentrazione e longevità, ai vini che se ne ricavano. Il sistema di allevamento è il filare potato a guyot doppio per i vecchi impianti (ben “stagionati”: 30-40 anni di vita, come si vedrà destinati al Merlot “ROMPIDÉE”, il vino di punta), a guyot semplice per i nuovi vigneti. In più, vengono acquistati presso altre vigne sparse in varie località, ulteriori 20mila kg. d’uva l’anno, sempre di merlot. Tutto ciò consente alla Chiodi di produrre annualmente intorno alle 50mila bottiglie, suddivise in due etichette principali, il Merlot “TRE TERRE” ed il Merlot “ROMPIDÉE”, entrambi a d.o.c.. Ma, prima di parlare delle loro caratteristiche, di come si ottengono e delle altre attività aziendali, fermiamoci un attimo per un breve excursus sulla genesi della cantina: qualcuno infatti – saggiamente – affermava che, se non si conosce il passato, non si può conoscere nemmeno il futuro.

Gli aspetti enologici

Si accennava al rispetto delle tradizioni che Arnaboldi ha nel vinificare i suoi Merlot. Ed in effetti tutto si svolge nella maniera più classica, sia per il “TRE TERRE”, che per il “ROMPIDÉE”, che sostanzialmente subiscono il medesimo processo di vinificazione. Niente pratiche “strane”, forzature, o comunque metodi al di fuori della più lineare semplicità. Visitando la cantina non si troveranno rotomaceratori, fermentini, apparecchiature per la criomacerazione ed altre simili “diavolerie”; la filtrazione è praticamente inesistente se non in fase di pre-imbottigliamento; l’eliminazione delle fecce avviene unicamente mediante travaso, mentre non è praticato l’illimpidimento mediante utilizzo di sostanze estranee al vino come ad esempio la bentonite. Tutto ciò alla ricerca della massima integrità ed al fine di evitare dannosi impoverimenti al vino. Per quanto attiene più strettamente alla fermentazione ed alla macerazione, che costituiscono il cuore delle operazioni di vinificazione, va detto che, nella prima settimana, quando è in corso la fermentazione alcolica tumultuosa, si lavora molto sui rimontaggi, non tanto mediante follatura bensì irrorando il cappello con il mosto – mediante appositi tubi – e spaccandolo quindi con la pressione esercitata da quest’ultimo; inoltre, in questa fase, si farà in modo di ossigenare adeguatamente il tutto. Ciò per estrarre in modo naturale ed efficace le sostanze polifenoliche “buone” e per favorire un adeguato andamento di tutta la vinificazione. Sempre per promuovere i processi estrattivi, durante la macerazione – che sarà molto lunga, durando circa 25 giorni – si farà un opportuno uso dell’azoto. Quanto all’uso della solforosa, esso è ridotto al minimo indispensabile e solo a livello di mosto e di vino da avviare all’affinamento, non già in fase di pre-imbottigliamento, mentre la pratica dello zuccheraggio viene effettuata alla bisogna, a seconda delle annate.
A dicembre il “ROMPIDÉE”, terminata la malolattica svolta in vasca, da Verscio viene trasferito ad Ascona e posto in una delle 60 barrique disponibili ad affinare per un periodo di 12-18 mesi. I carati, in rovere francese di Allier, sono per due terzi nuovi ed un terzo di secondo passaggio. Vengono acquistati direttamente in Francia da tre produttori, costano circa 1000 Franchi Svizzeri l’uno, e sono ottenuti con legno spaccato. Dopo il primo utilizzo, una parte delle piccole botti di rovere viene venduta, ed una certa percentuale adibita appunto ad un secondo passaggio. Il “TRE TERRE”, invece, sosterà un anno nelle stesse vasche di fermentazione dove è stato vinificato e quindi, a fine agosto, prima della vendemmia, verrà trasferito ad Ascona, dove permarrà ad affinarsi fino ad un ulteriore anno, in contenitori inox termoregolati oppure in cemento smaltato, dalla capacità compresa fra i 20 ed i 45 ettolitri. Come si vede, il processo di vinificazione è comune alle due versioni, ciò che varia è la modalità di affinamento; ma differisce anche l’origine delle uve, poiché le bacche utilizzate per la tipologia barricata – lo avevamo già preannunciato – provengono dai vigneti più vecchi, quelli di 30-40 anni.

Il “ROMPIDÉE” e il “TRE TERRE”:
cenni commerciali, le annate, le caratteristiche organolettiche

La produzione complessiva annua del “TRE TERRE” oscilla dunque fra le 30 e le 40mila bottiglie, quella del “ROMPIDÉE” fra le 13 e le 20 mila. Quantitativi eventualmente intercambiabili a seconda dell’annata e delle esigenze commerciali. Per un totale quindi – come accennato – di circa 50mila bottiglie l’anno. Il primo viene venduto al privato ad un prezzo di circa 16,5 Fr., il secondo ad un valore di 32 Fr. Quanto all’andamento delle ultime annate, va rilevato come il ’97 sia stato un millesimo relativamente facile, con un autunno mite e soleggiato, molto bello, che ha condotto ad una maturazione ottimale delle uve e quindi a dei vini di notevole qualità, struttura e pienezza. Il ’98 viceversa è stata un’annata difficoltosa, caratterizzata da una fastidiosa pioggia autunnale che ha impedito di terminare la vendemmia in condizioni ottimali, con una fase di invaiatura non svolta compiutamente e nel migliore dei modi. Parlando delle caratteristiche dei due Merlot di casa Chiodi, bisogna dire che sono due vini piuttosto longevi, ciò in virtù delle favorevoli condizioni pedoclimatiche di cui godono i vigneti di provenienza; la loro ubicazione infatti è situata in una delle zone climaticamente più adatte e precoci del Ticino, caratterizzata dalle più alte temperature cantonali, che consentono alle uve un perfetto grado di maturazione. Da un punto di vista organolettico i due vini sono abbastanza simili, distinguendosi essenzialmente per una maggior speziatura dolce del “ROMPIDÉE”, rispetto al “TRE TERRE”, in virtù del suo – peraltro discreto e ben modulato – passaggio in barrique. Ad ogni modo il colore va dal rosso porpora al rubino con leggeri riflessi granata, il loro bouquet è caratteristicamente fruttato, con limpidi sentori di sottobosco in bella evidenza, note dolci e mature, ed un accattivante profumo di prugna secca coniugato ad una leggerissima fragranza di chiodi di garofano, il gusto è asciutto, pieno, con dei tannini ben strutturati e fitti, ma piacevolmente fini e minuti. Analiticamente i due vini presentano un estratto secco ragguardevole: 28 gr./lt. ed un tenore alcolico intorno ai 12,5 gr.

L’attività di imbottigliamento e commercializzazione

Analizzati gli aspetti strettamente tecnici, agronomici ed enologici, è il momento di approfondire con Arnaboldi i risvolti commerciali e distributivi connessi all’attività aziendale. Anzitutto va detto che oltre ai due vini di “bandiera”, la cantina imbottiglia e commercializza col suo marchio, nell’ambito della stessa linea di punta, anche un rosato ed un bianco, rispettivamente denominati “RIÀ” e “PRELUDIO”, entrambi sempre a base merlot. Questi quattro vini sono per lo più destinati a ristoranti ed enoteche; non già alla grande distribuzione. Inoltre esiste una catena di imbottigliamento dello sfuso, sempre etichettato “Chiodi”, ma facente parte della linea base, destinata per lo più ai grossisti ed ai ristoratori, che lo propongono scaraffato come vino della casa. In questo caso l’approvvigionamento è effettuato per lo più presso cantine sociali italiane, può trattarsi di Barbera, piuttosto che di Valpolicella, Bardolino, Dolcetto, o altro. Da rilevare che la capacità complessiva della cantina di Ascona, dove viene stoccato, in vasche, tutto questo vino, è pari a circa mezzo milione di litri. Tutti i vini vengono poi imbottigliati – compresi i quattro Merlot aziendali – fruendo di un’unica catena di imbottigliamento centralizzata, dislocata sempre nelle strutture di via Delta.

L’attività di distribuzione

Ma oltre a questi prodotti l’azienda ticinese è anche, se non soprattutto, conosciuta per la sua attività di distribuzione, grosso modo equamente ripartita fra prestigiose etichette francesi, italiane, svizzere, e non solo, in molti casi in esclusiva. Attività che sfrutta il medesimo supporto commerciale ed organizzativo adibito alla vendita dei prodotti Chiodi, così come la medesima selezionata clientela. Senza tema di smentita, Arnaboldi può essere definito come il principale distributore in Ticino di etichette bordolesi e non solo.
Lo sbocco di tutto questo ben di Dio – è proprio il caso di dirlo se si ha la fortuna di visitare i magazzini dove sono depositate le bottiglie – è principalmente il Canton Ticino, ma anche il cantone dei Grigioni e quello di Lucerna, questi ultimi due rappresentando un importante sfogo commerciale verso il non facile mercato della Svizzera interna. Quanto attiene ai mezzi operativi con cui l’attività commerciale viene efficacemente condotta, si fa ricorso prettamente ai canali tradizionali, in particolare utilizzando una capillare rete di rappresentanti. Esiste però un sito Internet aziendale che – rientra nei pragmatici, ma ambiziosi programmi societari – in un prossimo futuro sarà strutturato ed utilizzato anche per la vendita on-line. Per capire l’importanza economica e strategica di questa attività parallela a quella più strettamente produttiva, basti dire che, su un fatturato globale di circa 10 milioni di Franchi svizzeri, circa il 90% è frutto della distribuzione. Ma, per afferrare ancora meglio la portata di questa iniziativa, condizione necessaria e sufficiente è quella di sfogliare il listino delle aziende in catalogo: da perdere la testa.
Per tacere poi degli Champagnes, delle moltissime etichette svizzere e non solo ticinesi, produttori concorrenti amici tra i più qualificati: Gialdi, Brivio, Zanini, Cantina di Giubiasco, Cantina Sociale di Mendrisio, Chiericati, Kaufmann, ecc.. E Case Vinicole italiane, come ad esempio i mitici
SORI’ di Gaja: SAN LORENZO, TILDIN, COSTA RUSSI; il BAROLO SPERSS ’95 e il DARMAGI ’95.

Da notare che un buon numero di Case – come già accennato – sono distribuite dalla Chiodi in esclusiva. Se poi si ha la possibilità di visitare i magazzini dove sostano queste meraviglie, in attesa di essere vendute, c’è veramente da rimanere a bocca aperta. Adibito a deposito principale, v’è un ampio locale costantemente climatizzato a 14°, posto nel sottotetto. Qui si potranno ammirare, numerose, le caratteristiche e pittoresche cassette di legno colme di alcuni fra i più grandi vini del mondo. A completamento dell’estasi resta poi da visitare un altro interessante magazzino secondario, questo adibito parzialmente anche allo stoccaggio dei distillati e dei liquori, il quale – pure – verrà presto climatizzato.
Insomma, una realtà vitivinicola e distributiva, questa Chiodi S.A. di Fabio Arnaboldi, veramente a misura di bottiglia e di enofilo, che merita senz’altro una tappa (o una deviazione per parafrasare la Guida Michelin), come quando si visita un bel museo, una suggestiva cattedrale, o un galleria d’arte divina. o, di…vino se si vuole. Fate voi.

A cura di Rocco Lettieri (in memoria di Fabio).