HOLIKER CAFE’ e TERRE DI SHEMIR

Holiker cafè – ristorantino vineria
di Gaetano Basiricò a Paceco (Trapani)

Non è sempre così facile scoprire ristoranti nuovi che ti raccontano qualcosa per cui subito te ne innamori. A me è successo grazie ad un amico produttore di olio (U Trappitu, tra i migliori di Sicilia e pure d’Italia) e di vino (stupendo il Selvaggio Rosso e il Paradiso di Lara), Francesco Pellegrino di Terre di Shemir, in quel di Guarrato, a pochi km dalla stessa Paceco.

Gaetano Basiricò il nome dello chef, che d’estate (tre mesi) chiude il suo ristorante e va ad operare con mestoli e padelle a Pantelleria, presso l’Hotel Zubebi (punto gastronomico di riferimento nell’Isola). Inserito in Guida Veronelli è stato subito visitato da amici e colleghi e questo ci fa molto piacere.

Questa la recensione apparsa in un sito molto importante di Sicilia: http://www.cronachedigusto.it (rubrica Dove Mangio, del 29 novembre 2007): La sorpresa di Paceco…
“Non avremmo scommesso un centesimo. Eppure nella piccola Paceco, tranquilla e lontana da tour gastronomici (fatti salvi i vigneti, ormai famosi nel mondo), si nasconde un piccolo gioiellino gastronomico. Gaetano Basiricò – titolare e chef – gestisce questo locale di famiglia con un taglio piuttosto moderno e creativo. L’atmosfera è intima, accogliente, i colori caldi, le luci soffuse. I coperti sono trenta circa, oltre una zona con tavolini per aperitivo e dopocena. L’offerta piatti è interessante; abbiamo trovato uno gnocco fritto di semola e pane con tuma e fichi secchi, e un tortino di formaggi teneri e gambero caramellato al “Vigna la Miccia”. Poi pesto rosso al basilico e mandorle tostate con bottarga, o broccoli e saletta di pinoli con croccante di pancetta. Per secondo agnello in tegame al cipollotto con datteri e pistacchi, e controfiletto irlandese aromatizzato con extravergine alle erbette e spezie. Per chiudere “Coppa Hasar”, una composizione di gelo di nero d’Avola, crema di latte al burro, panettone e caramello di nero d’Avola Hasar. In cucina Gaetano è coadiuvato da Giuseppe Adamo, mentre in sala i clienti sono coccolati da Daniela Passalacqua e Danilo De Vincenzi. La carta vini non è vastissima ma è ben organizzata, in più una bella serie di birre artigianali e internazionali tra cui Pilsner Urquell, Paulaner Weisse, Guinness Extra Stout e Chimay blue”.

Non posso che confermare quanto sopra poiché in diverse occasioni ho potuto apprezzare la cucina fantasiosa di Gaetano, non ultima la mia visita in occasione di Sicilia en Primeur di sabato 8 Marzo 2008 (anche festa della donna e pertanto un gradito omaggio floreale alle signore presenti).

Ma lasciamo raccontare a lui la sua vita:
“Mi considero un ricercatore ed un degustatore delle prelibatezze gastronomiche e nutro questo sentimento fin dai primi attimi della mia vita, vale a dire fin da quando accettai come unica risorsa alimentare il latte di mia madre. Seguì uno svezzamento fatto di latte di capra munto davanti ai nostri occhi dallo “Zù Vicenzo” che girava di casa in casa con la sua capretta e di pappe a base di verdure selvatiche nonché di zuppe di pesce fresco “scorfano” con inzuppato pane di grano duro infornato nel forno a legna. Crescendo le cose cambiarono un pò, non mi appagava il solo gustare dei piatti preparati da mia madre, sentivo la necessità di “prepararmeli”. Iniziai quindi a dimenarmi tra i fornelli fin da ragazzino per soddisfare innanzitutto le esigenze del mio stomaco e subito dopo di quelle dei miei sensi; furono sponsor eccezionali la bottega d’alimentari di famiglia gestita da mia madre e gli orto/frutti prodotti da mio padre nelle nostre campagne. I risultati erano evidenti e confermati dalle taglie dei miei abiti già da “grandi” nonostante la mia tenera età. Ben presto arrivarono anche le soddisfazioni, tutto quello che per me non era ben riuscito o di gusto non soddisfacente, era una gioia per il palato di amichetti “piccoli innocenti” che divoravano quanto da me offerto.
La mia vita poi mi ha portato in giro per il mondo ed ora sono approdato al ristorante di famiglia a cui ho dato il nome di HOLIKER CAFE’ (con gli appuntamenti del venerdì sera). Gestire un luogo per promuovere idee, passioni, reticenze: questo è Holiker cafè. 4° anno di un’avventura iniziata quasi per gioco, per sfida ma anche per passione, l’Holiker, il venerdì, è un percorso, un cammino che decide i suoi passi, anno dopo anno, senza alcun riferimento programmatico ma solo accarezzando la voglia di sperimentare – come in un laboratorio – il binomio “cibo – ristorante” in un modo lontano dall’idea fino a quel momento circoscritta, chiara, priva di sfumature che lo caratterizza. Lo scopo dei venerdì sarà quello di concludere un discorso aperto già da due anni sulla cultura del ristorante e della ristorazione. L’inserimento della musica il primo anno (progetto allora chiamato “suoni e profumi”) e una sua maggiore valorizzazione come tramite con/per il cibo nel secondo anno (appuntamenti allora chiamati “a cena con il DJ”) ci porta adesso a chiarire la nostra posizione sull’idea di vivere questo spazio/binomio in un modo altro. Il tema “il contesto: limiti da definire” ci fornisce la possibilità di stuzzicare tutti i sensi oltre quello che da sempre si erge incontrastato protagonista di questo binomio: il gusto. Già nei primi due anni avevamo sottolineato come l’udito fosse un elemento imprescindibile. Occorreva quindi organizzare il contesto, cosicché tutti i sensi – questa volta – fossero coinvolti, imprigionati e tra loro amplificanti. Pensare il ristorante un luogo dove vedere, gustare, udire, toccare e odorare: questa è la nostra idea; dove un senso amplifica l’altro, dove l’uno influenza l’altro. Occorreva dare nuove soluzioni all’emozioni. Non è tutto qui: il coinvolgimento dei cinque sensi – fin qui descritto – e il pensare il contesto come elemento non modificante – come spesso lo si pensa – ma come luogo dove l’orientamento dell’uomo risulti espressione del suo mondo interiore, della sua storia passata e non una mera reazione complica ancor di più la trattazione; l’uomo, con la sua irripetibilità e lo scarto che ne subisce nell’inconscio testimonia tale verità. Vogliamo crescere e proporre idee nuove, altre soluzioni di routine derivata da una bibliografia poco coraggiosa. Preziose saranno le vostre riflessioni, i vostri commenti: senza rimarremo vacanti, a metà. Allargare i confini: sempre cara questa idea ci fu. Bon appetit da Gaetano con Ciccio e Nano”.

La cucina Siciliana (di Rocco Lettieri)

Ricca di profumi e sapori, la gastronomia siciliana è soprattutto un continuo alternarsi di contrasti e fantasie, che trovano nella sedimentazione storica di culture e popoli la loro ragion d’essere. Fino a oltre la metà del XIX° secolo, la pretenziosa aristocrazia terriera dell’isola e la raffinata borghesia mercantile, prediligevano preziosi aromi e delicati intingoli, carni pregiate o pesce di grosso taglio; il pescato minuto – tipico dei mari mediterranei – era riservato alla cucina povera delle coste dell’isola, alla mensa popolare, a quelle case e a quelle strade dove il pesce costituiva – spesso – l’unica fonte di sostentamento di intere famiglie. Il paradosso è che oggi, proprio i piatti e le ricette di quella cucina povera, espressione tra le più genuine della tradizione siciliana, costituiscono la roccaforte dell’arte culinaria di questa regione. E così le “Sarde a beccafico” – un tempo imitazione servile dell’omonimo piatto a base di uccelletti, riservato a pochi e nobili palati – costituiscono oggi uno dei piatti più celebrati della raffinata cucina di Sicilia. E che dire – sempre per non allontanarci dal saporito pesce azzurro – della celebratissima “pasta con le sarde”? Del suo profumo intenso e pieno ai finocchietti di montagna? Dei suoi pinoli e della sua uva passa, che oggi deliziano le papille gustative di autorevolissimi gourmets e che – invece – un tempo satollavano le vuote pance degli affamati pescatori? E quanti tra gli appassionati di cucina ricordano che la squisita “Caponata di melanzane” nasce proprio in mezzo ai nostri mari, come utile metodo per la conservazione dei tranci di pesce capone a bordo delle imbarcazioni? E che la raffinata “Pasta allo scoglio”, croce e delizia dei ristoranti, nasce proprio tra le famiglie più povere di pescatori, che mettevano a bollire nella pentola della pasta un sasso ricoperto di muschio o di alghe, per sfruttarne se non i contenuti proteici, almeno l’aroma di mare? Potremmo continuare ancora a lungo nella nostra elencazione, magari sottolineando con un sorriso che oggi, chi decidesse di mettere a bollire nella pasta un sasso raccolto sulle nostre coste, potrebbe farlo solo a serio rischio della propria stessa vita. Preferiamo allora offrire all’attenzione del lettore, una delle tante attrazioni culinarie della nostra isola, in qualche modo legate alla tradizione dei suoi principali prodotti di terra e di mare. In alcuni casi, accanto ai piatti della tradizione popolare, trovano posto anche interessanti e gradevoli innovazioni gastronomiche, recentemente introdotte e proposte nei migliori e accoglienti locali dell’isola.

E questi sono i piatti offerti da Gaetano nel suo Holiker Caffè:

ANTIPASTI:

formaggio primizio fuso con lardo e salvia

tagliata di mozzarelle in salsetta d’ortaggi

gratin di verdure e scamorza

ortaggi in agrodolce al vino grillo e miele

misticanza d’ortaggi ripieni al gratin

sformato di spinaci in crosta di sesamo

millefoglie di zucchini in salsa di patate al latte

pancotto con broccoletti e toma

melanzane accoppiate con toma e acciughe

cuori e prataioli con rucola e scaglie di grana

tortino di verdure di stagione ai crostini

tortino di panpatate e cipollotto

manzo cotto agli aromi campestri in olio d’oliva

maiale al latte macerato alle quattro spezie

tagliere di salumi e crudita’ di verdure

salsiccette di cinghiale in salsa e aceto balsamico

speck d’anatra affumicato stagionato con radicchio al burro

PRIMI PIATTI:

Carciofi e ricotta in crema di mandorle

Carciofi e crudo con fior di latte e grana

Broccoletti con zafferano e ricotta

Broccoletti con acciughe e salsetta di pinoli

Funghi all’aglio e pomodorino con salsiccetta

Funghi in salsetta vegetale al basilico

Maccu di fave bottarga e porri

Maccu di fave e broccoletti

Melenzane pomodorino e mozzarella con salsa di basilico

Salsa di peperoni e salsiccetta

Pesto d’erbette mandorlato

Zucca e crudo con fior di latte e grana

Zucchine e speck con battuto d’uovo

Alghe e gamberi con spinaci, pomodorino e fior di latte

Asparagi e gamberi in salsetta vegetale

Cassatelle di ricotta in brodo e sfilacci di gallina

Cassatelle di ricotta con fonduta di formaggi e salsa di mandorle al basilico

Risotto agli asparagi e gorgonzola

Risotto con le fave pancetta e zenzero

Gnocchi al mascarpone con crudo e spumante

Gnocchi alla Parmigiana melanzane pomodoro e parmigiano

Le nostre “Crepes”

I NOSTRI SECONDI:

PESCI: secondo il pescato di mare

Salsiccia al vino rosso e funghi

Bistecca ai carciofi

Bistecche ubriache con pepe in grani e cognac

Battutine diavola con formaggio fuso pomodorino e peperoncino

Involtino all’arancia

Gallinella ai porri e spezie orientali

Controfiletto Irlandese al burro pepe verde e Irish

Filetto suino al marsala

Carrè d’agnello stufato alle erbette

Carrè d’agnello in tegame ai carciofi e pinoli

Anatra al rosmarino e pomodori fritti

Petto d’anatra in salsetta d’ agrumi

Costolette d’oca in salsa d’orata all’aglio

Petto d’oca con mele e carciofi

Petto di piccione al burro e salvia

Coniglio in agrodolce di Insolia e pistacchi

Lombata di coniglio ai porri uvetta e mandorle fritte

Filetto di coniglio al pepe rosa e cognac

I NOSTRI DESSERT:

Dolce Holiker

Coppa Hasar” (gelo di nero d’Avola, crema di latte, panettone e caramello di vino Hasar)

Crepes alla frutta, crema vaniglia e gelato

Crema Magrib (crema di latte alle mandorle pistacchi e spezie)

Panna cotta in salsa caramello, al cioccolato

Crem Caramel in salsa caramello

Budino al cioccolato

Semifreddo alle mandorle con cioccolato fuso

Semifreddo agli amaretti con glassa d’arance

Semifreddo ai pistacchi in salsa di pistacchi

Tiramisu’

Torta Magrib (cake alle mandorle pistacchi e spezie)

Torta Mary (panettone al cioccolato con farcia di ricotta e amaretti in crema mascarpone)

Torta Leo (panettone al cioccolato con crema al mascarpone)

Torta di ricotta (pan di spagna con farcia di ricotta scorzetta d’arancia e salsa d’arance)

Torta ai frutti di bosco (pan di spagna con crema vaniglia e frutti di bosco)

Torta all’arancia (pan di spagna con crema all’arancia)

Torta al limone (pan di spagna con crema al limone)

Cassata Siciliana

Pere al vino rosso e cioccolato

Ananas in barchetta al naturale o aromatizzata

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Holiker cafè, il venerdì: CUCINA LETTERARIA

Ogni settimana, di venerdì, su ogni tavolo, di questo piccolo/grande ristorantino di un piccolo paesino dell’estrema sicilia occidentale, viene posto un foglio con su scritto un passo di letteratura che è stato ispirato dall’affascinante mondo della cucina.

Dalla presentazione della cucina letteraria di venerdì 7 Febbraio 2008:

Chi ama Montalbano conosce il suo strettissimo rapporto con la cucina, o meglio: con l’arte della cucina. Un’arte che si mischia alla sua Terra: la Sicilia, prendendone a prestito i colori, gli odori, i sapori, i suoni. Il cibo acquista un valore emozionale ed affettivo molto forte. È il sentimento di una terra martoriata dai soprusi e dalle ingiustizie, di una terra che cerca il riscatto mostrando la propria bellezza, portando in tavola i propri piatti. Pasta con le sarde, non a caso, è uno dei piatti preferiti del commissario Montalbano.
Le sarde, proprio come lui, vivono in mare, sempre a metà tra il pelo dell’acqua, la superficie dove tutto è visibile, ed il fondo limaccioso e oscuro della sabbia. Il commissario mangia spesso da solo, e non può avvenire che così. Un uomo in conflitto con le proprie certezze, che lotta per renderle vere, non può che ritrovarsi da solo a tavola. La comunione di cibo è sempre difficile, quasi un disturbo. La cucina acquista uno spessore grazie a due personaggi: Adelina, la cameriera, e Calogero, il proprietario della trattoria omonima dove il commissario si reca ogni volta che può.
Mangiare in trattoria diventa il simbolo della sua solitudine e della ricerca di una comunicazione con il popolo, che i sapori della sua terra valorizza come tutti i buongustai.

Da una presentazione della cucina letteraria del 18 gennaio 2008:

“… oscilla tra spinte contrastanti: quella che tende ad una coscienza completa esaustiva, e potrebbe essere soddisfatta solo assaporando tutte le qualità; o quella che tende ad una scelta assoluta, all’identificazione del formaggio che è solo suo, un formaggio che certamente esiste anche se luì ancora non sa riconoscerlo (non sa riconoscersi in esso). Oppure, oppure: non è una questione di scegliere il proprio formaggio ma d’essere scelti. C’è un rapporto reciproco tra formaggio e cliente: ogni formaggio aspetta il suo cliente, si atteggia in modo da attrarlo, con una sostenutezza o granulosità un po’ altezzosa, o al contrario sciogliendosi in un arrendevole abbandono. Un’ombra di complicità viziosa aleggia intorno: la raffinatezza gustativa e soprattutto olfattiva conosce i suoi momenti di rilassatezza, d’incanaglimento, in cui i formaggi sui loro vassoi sembrano offrirsi come sui divani d’un bordello. … La formaggeria si presenta a Palomar come un’enciclopedia a un autodidatta; potrebbe memorizzare tutti i nomi, tentare una classificazione a seconda delle forme – a saponetta, a cilindro, a palla -, a seconda della consistenza – secco, burroso, cremoso, venoso, compatto -, a seconda dei materiali estranei coinvolti nella crosta o nella pasta – uva passa, pepe, noci, sesamo, erbe, muffe -, ma questo non l’avvicinerebbe di un passo alla vera conoscenza, che sta nell’esperienza dei sapori, fatta di memoria e d’immaginazione insieme, e in base ad essa soltanto potrebbe stabilirsi una scala di gusti e preferenze e curiosità ed esclusioni. Dietro ogni formaggio c’è un pascolo d’un diverso verde sotto un diverso cielo: pareti incrostati di sale che le maree di Normandia depositano ogni sera; prati profumati d’aromi al sole ventoso di Provenza; ci sono diversi armenti con le loro stabulazioni e transumanze; ci sono segreti di lavorazione tramandati nei secoli. Questo negozio è un museo…. Questo negozio è un dizionario; la lingua è il sistema dei formaggi nel suo insieme: una lingua la cui morfologia registra declinazioni e coniugazioni in innumerevoli varianti, e il cui lessico presenta una ricchezza inesauribile di sinonimi, usi idiomatici, connotazioni e sfumature di significato, come tutte le lingue nutrite dall’apporto di cento dialetti.”
Da I. Calvino: II museo dei formaggi. In: Palomar

Appuntamento dello scorso 04 gennaio 2008:

“Una volta, a Bologna, fecero un palazzo di gelato proprio sulla Piazza Maggiore, e i bambini venivano da lontano a dargli una leccatina.Il tetto era di panna montata, il fumo dei comignoli di zucchero filato, i comignoli di frutta candita. Tutto il resto era di gelato, i muri di gelato, i mobili di gelato. Un bambino piccolissimo si era attaccato a un tavolo e gli leccò le zampe una per una, fin che il tavolo gli crollò addosso con tutti i piatti, e i piatti erano di cioccolato, il più buono. Una guardia del Comune, a un certo punto, si accorse che una finestra si scioglieva. I vetri erano di gelato alla fragola..”.
Da G. Rodari, Il palazzo di gelato. In Favole al telefono.

Appuntamento dello scorso 28 dicembre 2007:

“Nei pomeriggi di pioggia, ricamando con un gruppo di amiche nel porticato delle begonie, perdeva il filo della conversazione e una lacrima di nostalgia le salava il palato quando vedeva i filoni di terra umida e i monticelli di fango costruiti dai lombrichi nel giardino. Quei gusti segreti, sconfitti in altri tempi dalle arance col rabarbaro, esplosero in una bramosia irripetibile quando cominciò a piangere. Riprese a mangiar terra. La prima volta lo fece quasi per curiosità, certa che il cattivo sapore sarebbe stato il rimedio migliore contro la tentazione. E in effetti non poté sopportare la terra in bocca. Ma insistette, vinta dall’ansia crescente, e a poco a poco cominciò a recuperare l’appetito ancestrale, il gusto dei minerali primari, la soddisfazione senza strascichi dell’alimentazione originale. Si metteva manciate di terra nelle tasche, e la mangiava a granelli senza essere vista, con un confuso sentimento di felicità e di rabbia, mentre insegnava alle sue amiche i punti più difficili e parlava di altri uomini che non meritavano il sacrificio che si mangiasse per loro i calcinacci dei muri. Le manciate di terra rendevano meno remoto e più reale l’unico uomo che meritava quella degradazione, come se il suolo che egli calpestava coi suoi fini stivaletti di vernice in un altro luogo del mondo trasmettesse a lei il peso e la temperatura del suo sangue in un sapore minerale che lasciava un bruciore aspro in bocca e un sedimento di pasce nel cuore.
Da G. M. Marquez, Cent’anni di solitudine

Appuntamento dello scorso 14 dicembre 2007:

Nel menu della cena non trovammo chiles en nogada … bensì guacamole (cioè una pureé di avocado e cipolla da tirar su con tortillas croccanti che si spezzano in tante schegge e s’intingono come cucchiai nella crema densa: la pingue morbidezza dell’aguacate – il frutto nazionale messicano diffuso per il mondo sotto il nome storpiato di avocado – accompagnata e sottolineata dall’asciuttezza angolosa della tortilla, che può avere a sua volta tanti sapori facendo finta di non averne nessuno), poi guajolote con mole poblano (cioè tacchino con salsa di Puebla … richiede quattro varietà di chiles, aglio, cipolla, cannella, chiodi di garofano, pepe, semi di cumino, di coriandolo e di sesamo, mandorle, uva passa, arachidi e un po’ di cioccolato) e infine quesadillas… Le labbra d’Olivia nel bel mezzo della masticazione indugiavano quasi a fermarsi, ma senza interrompere del tutto la continuità del movimento che rallentava come non volendo lasciar allontanare un’eco interiore, mentre il suo sguardo si fissava in un’attenzione senza oggetto apparente, quasi come in allarme. Era una speciale concentrazione del viso che avevo osservato in lei durante i pasti da quando avevamo cominciato il nostro viaggio in Messico: una tensione che seguivo nel propagarsi dalle labbra alle narici, ora dilatate ora contratte. … Il desiderio che tutta la sua persona esprimeva era quello di comunicarmi ciò che sentiva: di comunicare con me attraverso i sapori, o di comunicare coi sapori attraverso un doppio corredo di papille, il suo e il mio.
Da Italo Calvino, Sotto il sole giaguaro

Appuntamento dello scorso 7 dicembre 2007:

Nonostante la mensa imbandita ed il canto alla vendemmia questi due loschi figuri non hanno ancora appetito (o almeno così dicono)… Entrati nell’osteria, si posero tutti e tre a tavola; ma nessuno di loro aveva appetito. Il povero Gatto, sentendosi gravemente indisposto di stomaco, non poté mangiare altro che trentacinque triglie con salsa di pomodoro e quattro porzioni di trippa alla parmigiana; e perché la trippa non gli pareva condita abbastanza, si rifece tre volte a chiedere il burro e il formaggio grattato. La Volpe avrebbe spelluzzicato volentieri qualche cosa anche lei; ma siccome il medico le aveva ordinato una grandissima dieta, così dové contentarsi di una semplice lepre dolce e forte con un leggerissimo contorno di pollastre ingrassate e di galletti di primo canto.
Da Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio

Holiker cafè – ristorantino vineria –
Via Ludovico Ariosto, 24 –
PACECO (TP)
Tel. 0923 88 36 43
Fax 0923 52 63 42
Cell. 368.72 20 475
Giornata di chiusura: mercoledì
info@holikercafe.it
www.holikercafe.it – video:
www.myspace.com/gaetanobasirico
http://cucinaletteraria.blogspot.com

Azienda Agricola Terre di Shemir

Ci sono luoghi in cui il tempo sembra fermarsi, terre in cui il senso della storia emerge chiaro e forte da uno scenario capace di straordinarie evocazioni. Sono i colori, le luci e il clima a creare la magìa. Basta passare negli oliveti argentei, nei terreni ondulati a pochi chilometri dalla costa fra Trapani e Marsala e guardare in direzione del mare; si potrà quasi credere di vedere le navi degli Elleni dare al vento le vele, per far commercio dei prodotti di queste zone: in particolare, l’olio profumato e purissimo dei declivi che scendono verso il Mediterraneo, baciati dal sole intenso della Trinacria. Eppure quante cose son cambiate, da allora!
Qui a 110 m s.l.m. nasce l’Azienda Agricola Terre di Shemir, che in arabo significa “Misil” luogo – proprietà di “Shemir”, il nome è un omaggio al luogo, un tempo abitato dagli arabi, dove sorge l’azienda, sita in località Guarrato, nel comune di Trapani; l’azienda ha un obiettivo preciso: produrre e vendere il meglio che quest’angolo di terra siciliano, conosciuto e frequentato già nell’antichità dai greci, dai fenici e dagli arabi, sa donare. La Sicilia offre opportunità qualitative fuori dall’ordinario, è una terra generosa con chi la sa amare. Il terreno, il clima, il mare a pochi passi, le basse rese per ettaro e il legno di ottima qualità impegnato per l’affinamento contribuiscono a produrre grandi vini. L’Azienda Terre di Shemir si estende su trentasei ettari di terreno, dove insistono circa 3000 alberi d’olivo di cultivar pregiate: Biancolilla, Cerasuola e Nocellara del Belice fra le più apprezzate fin dall’antichità, da questi alberi nasce la produzione del famosissimo Olio Extra Vergine di Oliva “U Trappitu”, e dove otto ettari sono dedicati ai moderni impianti di vite di nero d’Avola, Syrah e Petit Verdot

L’Olio U Trappìtu
Qui, a 60 metri sul livello del mare, l’azienda dispone di oltre 3.000 piante di cultivar pregiate – Biancolilla, Cerasuola e Nocellara del Belice, fra le più apprezzate sin dall’antichità – e produttrice dell’olio extra vergine U Trappìtu. La secolare tradizione olearia s’è arricchita delle più avanzate conoscenze agricole e colturali. La lavorazione delle olive, in particolare, tiene conto di numerosi fattori, da quelli salutistici all’organolettica dell’olio extra vergine. Ogni singola fase viene scrupolosamente seguita: della coltivazione e della lavorazione delle olive dalla raccolta a mano delle drupe – nel rispetto delle tradizioni secolari – alla spremitura a freddo, effettuata con le più moderne tecniche olearie, sino allo stadio ancor artigianale dell’imbottigliamento e alla cura dei delicati aspetti distributivi. Oggi, U Trappìtu è presente nelle più prestigiose enoteche e nelle gastronomie più celebri.

Olio extra Vergine d’Oliva U Trappìtu: DELICATO

Olio d’oliva extra vergine dal colore limpido e dorato e dall’aroma fruttato, dolce, gentile e persistente. L’armoniosa rotondità del gusto lascia spazio, sul fondo, alle fragranze floreali e verdi con richiamo al carciofo. Un olio di spiccata personalità, mai banale nè intrusivo. Perfetto dunque per condire a freddo e per accompagnarsi a piatti di verdure, di pesci e ad ogni altra preparazione della cucina nuova, contraddistinta da tempi di cottura limitati.

Olio extra Vergine d’Oliva U Trappìtu: INTENSO

Un olio extra vergine di spiccata personalità, dai marcati richiami al carciofo e dal gusto sapido, ricco, tipico degli oli tratti da olive colte a maturazione ancora non completa. Un sentore intenso dal retrogusto deciso, con colore giallo e vigoroso, che ben si adatta ad un perfetto abbinamento con i piatti della gastronomia tradizionale, alle carni rosse e agli intingoli dai sapori decisi: tutto questo fa di U Trappìtu intenso un olio inconfondibile, dedicato a chi ama i sapori pieni. Questo olio è stato selezionato dai Mastri Oleari al SOL ed è stato premiato con il “Leone d’Oro” per la sua spiccata tipicità nella categoria “Fruttato intenso di aroma spiccato e gusto amaro”.

L’olio U TRAPPITU è stato selezionato dai Maestri Oleari ed è stato premiato in numerosi concorsi fra cui:
1997 Diploma Gran Menzione Sol di Verona
1998 Leone d’Oro Sol di Verona
1999 Diploma Gran Menzione Sol di Verona
1999 I° Premio Daunia DOC di Foggia
2000 II° Classificato Gran Yuri Europèen di Parigi.
2004 Diploma di Gran Menzione Cibus Parma
2004 Premio “Der Feinschmecker” e “I Mastri Oleari” – Colonia

Azienda Agricola “Terre di Shemir”
Baglio Misiliscemi, 1
Guarrato – Trapani (TP)
tel. +39 0923 86 53 23
Fax +39 0923 86 52 83
Cell. 0039. 348. 01 72 890

Servizio a cura di Rocco Lettieri per: www.simpatico-melograno.it