Anteprima di Brunello di Montalcino

IL BRUNELLO SI RAFFORZA SUL MERCATO ESTERO E GUARDA A NUOVI PAESI: CINA, RUSSIA E GIAPPONE. CONSOLIDATE LE VENDITE IN USA (32%), MENTRE CRESCE LA DOMANDA NEL NORD EUROPA.

Montalcino ha celebrato il debutto del nuovo Brunello: degustati in anteprima i vini dell’annata 2000 e della Riserva 1999, oltre a numerosi “Rosso di Montalcino 2003-2002”, Moscatello di Montalcino 2004 e Sant’Antimo 2001.

Comunicato e parola d’ordine: conquistare nuovi mercati. Dopo i buoni risultati del 2004 – sono state 5.700.000 le bottiglie commercializzate – il Brunello di Montalcino (la Ferrari del vino italiano) scalda i motori e mira ad allargare e consolidare il proprio giro d’affari verso nuovi paesi. Russia, Europa dell’Est, Cina e Giappone sono le nuove mete, che si affiancano ai tradizionali mercati di riferimento come gli Stati Uniti (che assorbono il 32% della produzione), la Svizzera (13%), la Germania (11%) e il Canada (3,5%), dove le vendite si sono consolidate nel corso del 2004 nonostante la generalizzata fase di stallo che attraversa il vino italiano. Il Brunello non perde un colpo, e lo scorso anno ha fatto registrare crescite sostanziali anche nei Paesi del Nord Europa, come Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia.
Il trend positivo 2004 è imputabile soprattutto al secondo semestre, in cui si sono registrate la maggior parte delle vendite. Sempre lo scorso anno il giro d’affari del distretto del vino di Montalcino ha raggiunto un business di circa 143 milioni di euro, pari a oltre 270 miliardi di “vecchie” lire. La buona performance e i futuri scenari internazionali sono stati i temi discussi nei giorni di “Benvenuto Brunello” (svoltosi nei giorni 18-19 febbraio a Montalcino), la kermesse che attira importatori, buyers e giornalisti di tutto il mondo per il debutto delle nuove annate, quest’anno Brunello 2000 e Riserva 1999, e per l’assegnazione del “rating” della vendemmia 2004.

La produzione media del Brunello è pari a 6 milioni di bottiglie l’anno (il numero varia a seconda della qualità dell’annata), di cui il 64% venduto all’estero, mentre il restante 36% è destinato al mercato interno: Toscana 4%, resto del Centro Italia 5%, Nord Italia 7%, Sud Italia 1%, Montalcino 19% (di cui il 10% con vendita diretta in azienda). Oltre a sua maestà il Brunello la produzione di vini di Montalcino annovera il Rosso di Montalcino Doc (3 milioni di bottiglie), il Moscadello Doc (50mila bottiglie), i vini bianchi e rossi della Doc Sant’Antimo (500.000 bottiglie), i “supertuscans” (500mila bottiglie) e i vini Igt (3 milioni di bottiglie). Dalle vinacce di Brunello si producono inoltre 250mila bottiglie di grappa. In tutto il territorio operano 240 produttori, di cui 183 imbottigliatori. Il 100% dei produttori – unico caso in Italia – sono iscritti al Consorzio del Brunello, l’organo di tutela e di controllo del vino di Montalcino. Complessivamente su 3000 ettari di vigneto ben 1900 sono iscritti all’albo del Brunello. In termini di superfici vitate, la dimensione delle aziende è per il 22% inferiore ad un ettaro, per il 29% compresa tra 1 e 3 ettari, il 15% tra 3 e 5 ettari, un altro 15% tra 5 e 15 ettari, il 9% si colloca tra 15 e 100 ettari, mentre solo l’1% delle aziende è sopra i 100 ettari di vigneto. Il Brunello è inoltre al top della classifica dei valori fondiari: la quotazione di un ettaro di vigneto di Brunello di Montalcino, secondo un’indagine sul mercato fondiario effettuata dall’Istituto Nazionale d’Economia Agraria (Inea), si attesta oggi sui 350mila euro, quasi 700 milioni di lire (ma talvolta i valori reali salgono anche a 4-500mila euro), uno dei valori più alti in assoluto e tra i leader nei fondi vitivinicoli a livello italiano e mondiale.

“SARA’ UN BRUNELLO DA COLLEZIONE”
LA VENDEMMIA 2004 SI AGGIUDICA UN RATING DI “CINQUE STELLE”

Porta la firma dell’attore americano Peter Weller l’opera-simbolo dell’annata 2004. Sarà un Brunello da collezione, da annoverare tra i migliori prodotti negli ultimi decenni: parola degli esperti che hanno assegnato all’eccezionale vendemmia 2004 del vino di Montalcino il massimo del punteggio, “cinque stelle” su cinque. Il rating è stato fissato dal Consorzio del Brunello dopo scrupolose valutazioni (chimico-fisiche ed organolettiche) e considerazioni relative all’andamento meteorologico dell’annata da parte di una speciale commissione composta da venti importanti enologi. «Quella del 2004 è stata una vendemmia fuori dal comune – spiega Filippo Fanti, presidente del Consorzio – grazie alle straordinarie condizioni climatiche caratterizzate da una primavera piovosa e da un’estate soleggiata. Il risultato? Un grande Brunello, destinato ad un lungo invecchiamento”. Per celebrare l’eccezionale Brunello 2004 (che uscirà il primo gennaio 2009) è stato l’attore americano Peter Weller, grande amante del vino di Montalcino, a firmare la tradizionale formella di ceramica che rappresenta l’annata e la relativa votazione in stelle, destinata ad essere collocata sulle mura del duecentesco palazzo comunale. Weller è famoso per essere stato il protagonista di “Robocop”, film di culto degli anni Ottanta, ma ha prestato il suo volto scavato e l’espressione pensosa a numerose altre pellicole, come “Al di là delle nuvole” di Michelangelo Antonioni e “La dea dell’amore” di Woody Allen. Ma la sua prova migliore resta quella di Bill Lee, alter-ego dello scrittore Burroughs in “Il pasto nudo” di Cronenberg.
Artista poliedrico e affascinante, Weller è anche musicista e pittore: al Brunello, uno dei suoi vini preferiti, ha voluto dedicare un’opera che si aggiunge a quelle realizzate negli anni scorsi da famosi personaggi come gli stilisti Roberto Cavalli e Miuccia Prada, il pittore Sandro Chia, il fotografo Oliviero Toscani, la campionessa di sci Deborah Compagnoni, lo stilista Ottavio Missoni, il designer Giorgetto Giugiaro. Una galleria unica al mondo in cui nomi celebri del nostro Paese hanno voluto offrire il loro personalissimo tributo al Brunello di Montalcino.

Il parere degli esperti sulla vendemmia 2004

Il Brunello di Montalcino dell’annata 2004 sarà di qualità eccezionale. “Tutto il periodo di sviluppo della vite, da aprile fino alla fine di agosto – ha spiegato Stefano Campatelli, direttore del Consorzio del Brunello di Montalcino – si è svolto in maniera ottimale dal punto di vista meteorologico. E’ stato infatti caratterizzato da un’alternanza di pioggia e sole, proprio nei momenti più giusti per le esigenze dei vigneti. Le persistenti piogge primaverili hanno favorito un importante accumulo di acqua nei terreni, riserva che ha consentito alle piante di non soffrire la calura estiva. Il periodo di luglio e agosto è stato caldo e soleggiato, ma si sono alternate anche giornate con temperature più fresche ed anche alcune piovose. Un andamento meteorologico equilibrato, che si è sommato alle caratteristiche di equilibrio dei terreni e alla posizione del territorio. L’andamento descritto ha favorito un buon sviluppo dell’uva, che è stata vendemmiata in ottime condizioni, sia per la sanità delle bacche che per le caratteristiche intrinseche. La maturazione si è evoluta con una giusta progressione, che ha portato al raggiungimento di valori adeguati ai parametri richiesti: concentrazione degli acini, gradazione zuccherina, acidità, componenti polifenolici. Per quanto riguarda le quantità è stato registrato un leggero aumento rispetto alla scorsa annata, particolarmente siccitosa, di circa un 5%. La vendemmia è iniziata, per le uve sangiovese, nella seconda parte del mese di settembre e si è protratta fino ad ottobre: una vendemmia in un periodo classico che ci darà un vino equilibrato ed intenso, armonico ed elegante. Sarà, come si dice nelle campagne montalcinesi, “un bel vino”.
IL BRUNELLO PREMIA L’ECCELLENZA DELL’ENOGASTRONOMIA
IN ITALIA E NEL MONDO: IL RISTORANTE IL GRAPPOLO BLU DI COPENAGHEN,
L’OSTERIA I TERZI DI SIENA E L’ENOTECA LA MASCARETA DI VENEZIA SI AGGIUDICANO IL “LECCIO D’ORO” 2005 A MONTALCINO

Il Brunello di Montalcino premia il meglio dell’enogastronomia italiana nel mondo e nel nostro Paese: il ristorante Il Grappolo Blu di Copenaghen, l’osteria I Terzi di Siena e l’enoteca La Mascareta di Venezia si aggiudicano il premio “Leccio d’Oro” 2005, assegnato per “Benvenuto Brunello” (18-19 febbraio 2005), evento internazionale per la stampa e gli operatori che ha presentato l’annata 2000 e la Riserva 1999. Ogni anno la commissione del “Leccio d’Oro” seleziona un ristorante, un’osteria ed un’enoteca che si sono distinti nella presentazione, nel servizio e nella diffusione del vino, in particolare del Brunello.
Quest’anno la scelta è caduta su Il Grappolo Blu, piccolo ristorante d’atmosfera a Copenaghen: nato dalla passione dell’italiano Gildo Russo per il Brunello, scoppiata dopo alcuni anni trascorsi a lavorare a Montalcino, oggi Il Grappolo Blu vanta 160 etichette in carta. L’80% sono rappresentate dal Brunello, e ogni mese ne vengono stappate oltre 600 bottiglie. Qui, in un ambiente elegante e raffinato, si mangiano antipasti ricercati, pasta fatta a mano, carne e pesce freschissimo, dolci divini.
I Terzi di Siena nasce nel 1995, grazie all’esperienza e all’intraprendenza di Michele Incarnato che, arrivato nella città toscana dalla Puglia per studiare, è stato presto coinvolto dal mondo della ristorazione e dell’enologia. Dopo aver aperto il ristorante Guido, inizia l’avventura de I Terzi: qui riesce, con la formula del wine-bar, a coniugare il piacere del buon bere, della buona tavola e dello stare insieme. Oggi la carta dei vini conta circa 1.800 referenze, e Montalcino è presente con circa 80 produttori e 250 referenze. La cucina tipica toscana è caratterizzata da un piccolo menù che cambia con cadenza bisettimanale, con una grande ricerca di materie prime Dop e Igp d’Italia.
Anche all’enoteca La Mascareta, che si trova in uno degli scorci più suggestivi di Venezia, il Brunello è di casa: Mauro Lorenzon, proprietario e grande intenditore di vino, propone ai suoi avventori centinaia di etichette nazionali e straniere, ed ha una particolare predilezione per il vino di Montalcino. Qui, circondati da un arredamento fusion (bancone di legno con testiera di vecchio letto, tavoli e sedie tarlati, credenze della nonna) si assaggiano anche salumi e formaggi di piccoli produttori locali, insieme ad alcuni piatti al seguito dalle stagioni.
La commissione che ha assegnato i premi Leccio d’Oro è composta dal presidente del Consorzio del Brunello Filippo Fanti, dai vice presidenti Patrizia Cencioni, Marcello Bucci e Fabio Giannetti, dal presidente dell’Associazione Italiana Sommelier Terenzio Medri, dai giornalisti e scrittori d’enogastronomia Paola Mura, Faith Willinger, Folco Portinari ed Emanuela Audisio.
Lo scorso anno il premio è andato a:
Don Alfonso 1890 – Sant’Agata su Due Golfi (Napoli)
Enoteca Wally’s Wine & Spirits – Los Angeles
Osteria Le Maschere – Sarsina (Forlì)

IL BRUNELLO DI MONTALCINO È MARCHIO IN 60 PAESI DEL MONDO.

Dalla Cina alla Russia, dall’India al Messico, al Brasile a Singapore: nessuno potrà più usare la dizione “Brunello”. l Brunello di Montalcino, una delle griffe italiane del vino più famose a livello internazionale, si è registrato come “marchio d’impresa” in 60 Paesi del mondo, oltre all’Italia, e ha scelto la via del ricorso contro l’Unione Europea per difendere il suo “nome” dalle imitazioni. Tutto è iniziato un anno fa, con la contestata decisione dell’Unione di rivedere il regolamento comunitario (753/02) che disciplina l’etichettatura dei vini, permettendo così ai produttori stranieri di usare dizioni quali: Brunello, Vinsanto, Vino Nobile, Amarone, Morellino, per un totale di 17 menzioni. Per ovviare agli ostacoli europei e non perdere la tipicità della propria denominazione, il Consorzio del Brunello ha deciso di registrare il nome del vino come marchio d’impresa, a sicura garanzia contro eventuali imitazioni. “Già dal 1993 – spiega Stefano Campatelli, direttore del Consorzio del Brunello – abbiamo iniziato a depositare il Brunello di Montalcino come marchio in 8 Paesi (Stati Uniti, Canada, Cile, Argentina, Sud Africa, Svizzera, Giappone e Australia) per evitare che nessuno potesse appropriarsi del nostro nome. Allora era solo una semplice precauzione, ma dopo la revisione del regolamento europeo e la liberalizzazione delle denominazioni tradizionali, siamo stati costretti ad allargare il numero delle nazioni. Oggi abbiamo aggiunto altri 60 Paesi – dalla Cina alla Russia, dall’India al Messico, dal Brasile alla Corea, da Singapore alla Nuova Zelanda – di cui 25 in sede comunitaria. E’ stato un atto dovuto – aggiunge Campatelli – nei confronti di tutti i produttori del Consorzio per tutelare la tipicità del Brunello nel mondo. Questo ci mette al riparo, ma certo non abbassiamo la guardia: per questo motivo insieme ad un coordinamento di altri Consorzi di tutela dei più importanti vini italiani, in accordo con il Ministero delle Politiche Agricole, abbiamo deciso di impugnare il famigerato regolamento dell’Unione e abbiamo fatto ricorso in sede europea”.

Storia e geografia di Montalcino

Il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino è una libera associazione tra produttori nata nel 1967 con l’obiettivo di promuovere e tutelare il vino del loro territorio: il Brunello.
Lo stesso nome: “Brunello”, oggi così famoso e riconoscibile, era probabilmente l’appellativo usato in quest’area per chiamare il vitigno Sangiovese. Le prime vinificazioni, in realtà, risalgono alla metà del XIX° secolo ma sono gli anni ’50, con la ripresa dell’attività da parte di quei viticultori che resistevano al richiamo della città e dell’industria, a vedere la nascita del fenomeno Montalcino e del Brunello. Era una scommessa e furono davvero pochi quelli che decisero di investirci: solo 25 produttori, i fondatori del Consorzio. Oggi, tra aziende vecchie e nuove, piccole e grandi, i soci sono circa 230, insieme coltivano quei 1700 ettari di vigneti impiantati a Sangiovese, iscritti all’albo del Brunello, che si trovano in un’area più ampia di circa 24.000 ettari a Sud di Siena, tra i fiumi Ombrone ed Asso, che costituisce il comune di Montalcino. Ma torniamo alla storia: nel 1980 il Brunello di Montalcino è il primo vino italiano ad ottenere la DOCG e nello stesso decennio anche l’arte del vino inizia a fare veri passi da gigante sia in vigna che in cantina. È in questo periodo che il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino si fa strumento di scrupolosa e responsabile autodisciplina, accompagnando il Brunello a quella continua ricerca di qualità che oggi lo contraddistingue.

Negli anni novanta l’evoluzione continua: è il decennio dei grandi investimenti, gli anni delle ristrutturazioni in vigna. Con le nuove conoscenze enologiche che prendono piede, anche le tradizioni si rinnovano e proprio in quegli anni molti produttori iniziarono a reimpiantare con l’obiettivo di ottenere maggiore densità (dalle storiche 2.200 viti per ettaro alle “nuove” 4.500/5.500 viti per ettaro), maggiore selezione e maggiore identità territoriale.

Il prezzo di questa ristrutturazione, che va avanti anche adesso, è stato pagato in termini finanziari, ma anche di pazienza e di minore produzione…. ma il risultato ripaga di tutti i sacrifici passati. Infatti dalle 100.000 bottiglie iniziali prodotte nel 1967, la produzione del 1999 sfiora i 6.000.000 di bottiglie e con una qualità sempre in crescendo. In questa ottica anche il mercato ha avuto nuovi slanci e con esso l’esportazione di cui il Brunello può vantare una vera diffusione internazionale con percentuali di vendita all’estero del 65%.

Oggi la realtà di Montalcino è quella di una zona baciata dalla natura che ne ha fatto terra privilegiata per la produzione enologica e nobile meta turistica. Una realtà fatta di sensazioni, sapori, emozioni e profumi che con il Consorzio riesce anche viaggiare lontano.

Disciplinare di produzione del Brunello di Montalcino DOCG

· Zona di produzione: Comune di Montalcino
· Vitigno: Sangiovese (denominato a Montalcino: “Brunello”)
· Resa max dell’uva: 80 q per ettaro
· Resa dell’uva in vino: 68 % (54 hl per ettaro)
· Permanenza in legno obbligatorio: due anni in rovere
· Affinamento in bottiglia obbligatorio: 4 mesi (6 mesi per il tipo Riserva)
· Colore: rosso rubino intenso tendente al granato
· Odore: profumo caratteristico ed intenso
· Sapore: asciutto, caldo, un po’ tannico, robusto ed armonico
· Gradazione alcolica minima: 12,5% vol.
· Acidità totale minimo: 5 g/l
· Estratto secco netto minimo: 24 g/l
· Imbottigliamento: può essere effettuato solo nella zona di produzione
· Il Brunello di Montalcino può essere commercializzato solo in bottiglie forma bordolese.
· Immissione sul mercato: non prima del 1° gennaio al termine di cinque anni compreso
quello di vendemmia per il Brunello annata, 6 anni per la Riserva.

MONTALCINO, UN TERRITORIO CHE NON CONOSCE CRISI

Niente aziende in vendita nel “terroir” del Brunello, dove i vigneti valgono (e si conservano) come l’oro o i diamanti. Crisi del vino? Provate a chiederlo ai fondi di investimento internazionali che sono arrivati a Montalcino, con l’obiettivo di comprare qualche azienda, magari pensando di approfittare del difficile momento congiunturale: se ne sono dovuti andare a mani vuote, perché nel terroir del Brunello, forse uno dei pochissimi casi in Italia, non esistono cantine o vigneti in vendita, e la terra vale come l’oro, con quotazioni tra le più alte del Paese (dai 250.000 ai 500.000 euro ad ettaro, per le vigne più prestigiose).
La terra del Brunello rappresenta a tutti gli effetti un capitale immobilizzato, e dei più ragguardevoli: le quotazioni appartengono alla “top ten” dei fondi agricoli più costosi d’Italia, e per questo i vigneti di Montalcino possono essere paragonati a veri e propri “beni-rifugio”, come l’oro o i diamanti. Ecco perché i vignaioli se li tengono stretti: qui la crisi che sta attraversando il vino italiano non ha fatto sentire i suoi effetti. A differenza di tante altre zone, anche famose, in cui ogni giorno vengono messe in vendita aziende vitivinicole, a Montalcino i produttori sono legati a doppio filo ai loro vigneti, e si guardano bene dal separarsene. Forti del buon andamento del Brunello sul mercato – nel 2004, il business si è attestato sui 143 milioni di euro – sono anche consapevoli che i propri vigneti (1.900 ettari quelli iscritti all’albo del Brunello, anche se complessivamente gli ettari vitati nel territorio di Montalcino sono 3.000), da cui nasce uno dei simboli più noti e ricercati del buon bere italiano del mondo, si rivalutano ogni anno del 2-3%. Le cicliche oscillazioni del comparto non toccano questo piccolo Eden dell’enologia e le vigne danno, ogni anno, ottimi margini di reddito.
Un territorio, dunque, in perfetta “salute” economica, confermata non solo dall’impossibilità di trovare aziende in vendita, ma anche da dirigenti di importanti istituti di credito, che dichiarano non esserci, ad oggi, cantine di Montalcino che presentano segni di sofferenza finanziaria. “Questo posizionamento di stabilità e d’eccellenza individua ormai Montalcino (vino-territorio-antropizzazione) – spiega il professor Fabio Taiti, presidente del Censis Servizi Spa e uno dei più autorevoli studiosi del fenomeno del turismo del vino – come un “classico fuoriclasse”: forte identità, definita unicità, dimensione circoscritta e rigida, assenza (o quasi) di possibili concorrenti, alto (ma non infinito) livello di apprezzamento del differenziale di valore sul mercato. Classici si diventa in virtù di un eccezionale dosaggio di equilibri tra sviluppo, equità e ambiente. Ma “classici” si rimane solo se si mantiene viva nel tempo la capacità di comunicare il proprio messaggio ai mutevoli canoni culturali. Forse Montalcino non è ancora un Michelangelo, ma è già certo un Van Gogh!”.
Ma a spiegazione del “fenomeno Montalcino” c’è anche un’altra ragione: la struttura fondiaria dei vigneti è polverizzata in una miriade di aziende (i produttori sono 240, di cui 183 imbottigliatori), piccole o piccolissime (il 22% è inferiore ad un ettaro; il 29% tra 1 e 3 ettari; il 15% tra 3 e 5 ettari; il 15% tra 5 e 15 ettari, il 9% tra 15 e 100 ettari; solo l’1% sopra i 100 ettari) e quasi tutte sono a gestione familiare: questo significa che l’attaccamento alla propria terra è anche affettivo, oltre che economico, e con radici antiche. I vigneti a Montalcino rappresentano per i produttori una sorta di “tesoro di famiglia”, da custodire gelosamente e con amore, e da lasciare in eredità ai figli: nessuna azione, nessuna obbligazione, nessun titolo può garantire lo stesso rendimento negli anni e, soprattutto, la stessa sicurezza.
Ma, attenzione, nel mondo del vino non vale dappertutto questa regola: sono tanti i territori d’Italia in cui i vigneti hanno perso valore negli ultimi tempi, dopo il boom fondiario che andava avanti da più di 30 anni. L’incremento dei terreni agricoli è stato causato da diversi fattori: la delusione della Borsa, il rendimento minimo superiore all’inflazione, le mode del vino che fanno salire alle stelle le quotazioni di prestigiosi territori. Ma adesso che il settore sta attraversando una crisi, sia nel mercato italiano sia in quello internazionale (soprattutto europeo), anche i vigneti non si rivalutano più come una volta. Eppure Montalcino sembra essere immune da ogni bolla speculativa: un aspetto che i fondi d’investimento internazionali – da qualche anno interessati a mettere nei propri “portafogli” anche griffes di territori famosi del “wine & food”, dal buon reddito ed immagine – venuti in cerca di “acquisti facili” non avevano considerato!

Annate del Brunello di Montalcino giudicate a CINQUE STELLE:

1945
1955
1961
1964
1970
1975
1985
1988
1990
1995
1997
2004 (in anteprima)

La degustazione dei Brunello di Montalcino DOCG 2000 di Rocco Lettieri.

Dire che la degustazione dei vini di questa vendemmia (2000) sia stata piacevole sarebbe come dire un’eresia. Lo scorso anno per la degustazione dell’anteprima 1999, avevamo avuto anche qualche parola di elogio per alcune Case che si erano impegnate a produrre al meglio delle loro possibilità. La vendemmia 2000, comunque un’annata a *** stelle, pertanto medio alta, pensavano potesse dare molto di più. Sui 130 campioni degustati ben pochi sono quelli che hanno superato la soglia dei 90/100. Un dato che dovrebbe far riflettere anche perché ci troviamo di fronte a vini che per quanto riguarda i costi d’acquisto in cantina, non ci risulta che abbiano avuto un cedimento al pari della caduta di qualità. Cosa succederà quando in commercio arriverà il super lodato vintage 2004, strombazzato ai quattro venti? Dovremo aspettarci un ricarico sproporzionato, o i produttori cercheranno di non aumentare i prezzi in modo da compensare chi ha avuto il coraggio di portarsi a casa anche il 2000, consapevole che acquistava un vino di media caratura che anche nel tempo non si sa se avrà molta tenuta. L’impressione, personale, che ho avuto della degustazione è stata quella di vini dal colore cupo, scuro, violaceo esagerato; vini con naso pesante, senza finezza ed eleganza, con sentori di prugna esageratamente matura, tabacco verde, spezie fin troppo coprenti il frutto; vini in bocca ancora duri, con sentori vegetali, con tannini aggressivi e ruvidi, con poca armonia e tanto, troppo legno. Vini fotocopia in negativo.
La degustazione, pur condotta con ritmi non esagerati (abbisognava di troppe pause, per poter riprendere e ripristinare il palato e la bocca), per questi eccessi di disarmonie, è risultata difficile anche per chi con il vino ha una certa dimestichezza. Per un’annata definita “del Millennio” bisogna davvero andarci cauti. Ciò non toglie che alcuni produttori hanno messo in bottiglia vini di ottima materia prima che salvano in parte un quadro abbastanza deludente. Fin troppo facile scrivere bene quando ci si trova di fronte a grandi vini e di grandi annate. Fin troppo difficile scrivere, anche per noi, di un vino importante, e raccontare di una vendemmia definita quasi storica, (in parte ricreduti) ed ora, bicchiere in mano, esprimere giudizi sull’anteprima, dove vorremmo sempre annate strepitose senza commenti in negativo. Dare punteggi e fare confronti dopo quanto sopra è più un gioco/calcolo da matematici che da degustatori. Comunque faccio seguire un elenco dei Brunello di Montalcino DOCG 2000 che mi sono piaciuti e per diversi motivi, trovo i seguenti produttori:

94 Cerbaia (Brunello di Montalcino Vigna 2000)
93 Casanova di Neri (Brunello di Montalcino Cerretalto 1999)
92 Agricola Centolani Tenuta Friggiali e Pietranera
92 Fuligni
92 Pacenti Franco
92 Poggio Antico (Altero)
91 Casanova di Neri
91 Il Paradiso di Manfredi
91 Il Poggione
91 La Fornace
91 La Gerla
91 La Mannella
91 Lisini
91 Siro Pacenti
91 Solaria
90 Fanti
90 Il Palazzone
90 Luciani
90 Mastrojanni
90 Piancornello
90 Podere Brizio
90 San Filippo
90 Valdicava
89 Villa I Cipressi
89 Argiano
89 Campogiovanni
89 Casanuova delle Cerbaie
89 Mocali
89 Pian delle Vigne
89 Sesta di Sopra
89 Talenti
89 Tenimenti Angelini
89 Tenuta di Sesta
89 Tenuta La Fuga
89 Uccelliera

Produttori presenti alla degustazione:

Abbadia Ardenga
Agostina Pieri
Agricola Centolani Tenuta Friggiali e Pietranera
Altesino
Anfora D’Oro
Argiano
Armilla
Banfi
Barbi
Baricci
Bartolani Giusti Tenuta Comunali
Belluria
Bolsignano
Brunelli
Campi di Fonterenza
Campogiovanni
Canalicchio di Sopra
Canneta
Cantina di Montalcino
Capanna
Capanne Ricci
Caprili
Casanova di Neri
Casanuova delle Cerbaie
Casigliano
Casisano Colombaio
Castelgiocondo
Castello di Camigliano
Castello Romitorio
Castiglion del Bosco
Cerbaia
Ciacci Piccolomini d’Aragona
Citille di Sopra
Col d’Orcia
Collelceto
Collemattoni
Collesorbo
Collisole
Corte Pavone
Crocedimezzo
Cupano
Donatella Cinelli Colombini
Fanti
Fastelli
Fattoi
Ferrero
Ferro
Fornacella
Fornacina
Fossacolle
Fuligni
Gianni Brunelli
Gorelli-Le Potazzine
Grancia di Bossi
Il Colle
Il Forteto
Il Marroneto
Il Palazzone
Il Paradiso di Frassina
Il Paradiso di Manfredi
Il Poggiolo
Il Poggione
Innocenti
La Campana
La Colombina
La Fiorita
La Fornace
La Fortuna
La Gerla
La Lecciaia
La Mannella
La Palazzetta
La Pescaia
La Poverina
La Rasina
La Serena
La Togata
La Torre
La Velona
Lambardi
Lazzaretti
Le Chiuse
Le Gode
Le Macioche
Le Prese
Lisini
Luciani
Marchesato degli Aleramici
Mastrojanni
Mocali
Montecarbello
Pacenti Franco
Padelletti
Palagetto
Palazzo
Pian dell’Orino
Pian delle Vigne
Piancornello
Pietroso Piombaia
Pinino
Podere Brizio
Poggio Antico
Poggio di Sotto
Poggio Il Castellare
Quercecchio
Ridolfi
Salicutti
San Carlo
San Filippo
San Giorgio
San Giuseppe
San Lorenzo
San Polino
San Polo
Santa Giulia
Santa Lucia
Santa Maria
Scopone
Sesta di Sopra
Sesti
Siro Pacenti
Solaria
Talenti
Tenimenti Angelini
Tenuta Caparzo
Tenuta di Sesta
Tenuta Greppone Mazzi
Tenuta La Borraccia
Tenuta La Fuga
Tenuta Oliveto
Tenuta Vitanza
Tenute Silvio Nardi
Terraalsole
Tiezzi
Tornesi
Uccelliera
Valdicava
Vasco Sassetti
Ventolaio
Verbena
Villa a Tolli
Villa I Cipressi
Villa Le Prata
Villa Poggio Salvi

Interessante il Moscatello de La Poderina, (agrumi, fiori gialli, frutta matura a polpa bianca e gialla), non male Mocali e Col D’Orcia.

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A cura di Rocco Lettieri per : www.simpatico-melograno.it