IL COUS COUS FEST FESTEGGIA IL SUO DECENNALE
LA PROSSIMA EDIZIONE A S. VITO LO CAPO DAL 25 AL 30 SETTEMBRE 2007
VISSANI, KHALED E BONILLI TRA I PROTAGONISTI DELLA PROSSIMA EDIZIONE
La musica di Khaled, il cous cous interpretato da Gianfranco Vissani, una conversazione con Niccolò Ammaniti, le magiche atmosfere di una tenda berbera sulla spiaggia bianchissima del promontorio sanvitese, le spezie e gli aromi di cous cous provenienti da otto paesi del bacino del Mediterraneo e non solo, giudicati dal palato insindacabile di Stefano Bonilli.
Sono questi alcuni degli ingredienti del Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo, la rassegna internazionale di cultura ed enogastronomia del Mediterraneo che quest’anno festeggia il suo decimo compleanno con un programma d’eccezione e ricco di novità. La manifestazione dove il cous cous, piatto povero ma ricco di simbolismi e cultura, è protagonista, si svolgerà a San Vito Lo Capo, dal 25 al 30 settembre prossimi.
La cittadina del trapanese, dal volto arabo e dall’anima mediterranea, sarà il tradizionale palcoscenico per l’evento – organizzato dall’agenzia Feedback in collaborazione con il Comune di San Vito Lo Capo – che quest’anno celebra “Tremila anni di cous cous e dieci anni di fest”, per riprendere lo slogan della campagna di comunicazione di quest’anno. Chiaro il riferimento alla tradizione del piatto, che affonda le sue radici nel ‘900 A.C. secondo la leggenda che racconta di come re Salomone, perdutamente innamorato della regina di Saba, sia riuscito a guarire dal suo male d’amore mangiando un piatto di cous cous. Da allora la tradizione del cous cous, piatto comune a tanti popoli e culture, cammina da millenni sulle gambe degli uomini, nei ricordi dei popoli migranti, nelle ritualità del suo consumo, nelle ricorrenze e nelle feste. Ecco i principali appuntamenti della prossima edizione che si preannuncia un evento da non perdere.
BONILLI ‘GRAN CERIMONIERE’ DELLA GARA GASTRONOMICA INTERNAZIONALE
Anche quest’anno il cuore pulsante della manifestazione sarà la gara gastronomica internazionale di cous cous che impegnerà i migliori chef del Mediterraneo provenienti da 8 paesi – tra cui per la prima volta la Mauritania – che si affronteranno proponendo il cous cous cucinato secondo la propria tradizione gastronomica. Una prestigiosa giuria internazionale di giornalisti ed esperti di enogastronomia, presieduta da Stefano Bonilli, editore e direttore del Gambero Rosso e alla quale è stato invitato a partecipare anche Enzo Vizzari, curatore delle Guide dell’Espresso, designerà il piatto di cous cous vincitore. La Costa d’Avorio dovrà lottare per non perdere il titolo conquistato l’anno scorso. Dalla piazza principale anche il pubblico potrà assistere alla gara internazionale di cous cous, animata da Sasà Salvaggio sarà l’inviato che racconterà al pubblico presente la competizione internazionale.
AROMI, SPEZIE E PROFUMI: VIAGGIO NEI COUS COUS DEL MONDO
Cous cous per tutti i gusti e nelle varianti più gustose e succulente al villaggio gastronomico, che si snoda nel cuore arabo di San Vito Lo Capo, tra le strade e nei vicoli ombreggiati dalle bouganville. Il viaggio del palato comincia dalla versione locale, a base di pesce, disponibile alla “Casa del cous cous di San Vito Lo Capo”, prosegue a caccia delle migliori ricette della gastronomia del territorio protagoniste della “Casa del cous cous trapanese” per approdare alle numerose versioni internazionali che utilizzano carne, verdure e spezie di tutti i tipi, proposte al “Cous cous dal mondo”. Novità di quest’anno è l’area “Casa del cous cous del Maghreb” dove si può assaggiare la versione tipica del cous cous, secondo l’antica tradizione di Algeria, Marocco e Tunisia, l’area geografica dove il piatto ha le sue radici. I migliori vini siciliani e le succulente specialità della cucina mediterranea sono i compagni d’avventura in questo viaggio alla scoperta del mangiar bene. L’ingresso alla manifestazione è gratuito. Per degustare i cous cous è necessario acquistare un ticket di euro 10,00 che dà diritto ad una porzione di cous cous o di una specialità gastronomica trapanese ed un bicchiere di vino siciliano, una degustazione di dolci tipici siciliani o i gustosi fichidindia di Roccapalumba (Palermo) ed un bicchiere di vino da dessert.
UN EVENTO, MILLE VOLTI
Intorno al cous cous prende vita un gioioso melting polt etnico e culturale che unisce in sé le suggestioni del palato, i colori e i suoni del Mediterraneo. In una settimana si riunisce a San Vito Lo Capo gente da tutti i continenti. Gente che ha negli occhi la gioia di vivere e nella mente i riti di una tradizione antica: è questo il “popolo” del Cous Cous Fest. Tra gli appuntamenti in programma anche incontri e seminari sul tema dell’enogastronomia, i “Momenti golosi”, dedicati a specialità regionali abbinate ad etichette siciliane e wine tasting. Vittorio Castellani, aka chef Kumalè, giornalista esperto delle cucine del mondo, porterà i visitatori in viaggio attraverso le tradizioni e i sapori di paesi lontani nell’ambito dei Laboratori del Mediterraneo.
IL COUS COUS ALLA VISSANI
Special guest di questa decima edizione sarà l’istrionico Gianfranco Vissani, chef, critico e gastronomo, dal volto noto al grande pubblico dalle numerose partecipazioni a trasmissioni televisive. Il maestro Vissani proporrà, in occasione del decennale della manifestazione, una sua personale interpretazione del piatto del cous cous nell’ambito di un talk food, in programma venerdì 28 settembre alle 17.00. “Il cous cous – ha detto Vissani – è un piatto fantastico e ricco di storia, che mi piace molto e che propongo anche al mio ristorante, ma in una sorta di timballo con salsa al caffè.” Il maestro non svela gli ingredienti del piatto che preparerà a San Vito: “presenterò una ricetta a sorpresa, appositamente ideata per la Sicilia, terra meravigliosa, terra di sole, che vanta un patrimonio gastronomico eccezionale e superlativo. Il ragusano e il maiorchino, la ricotta e il pecorino, l’agnello, gli agrumi baciati dal sole, i dolci opulenti come la cassata e gli straordinari cannoli e piatti dall’influenza araba, normanna e sveva rendono l’isola uno scrigno di sapori unici dove da sempre esiste il culto del mangiare bene”. Lo stesso giorno Vissani parteciperà ad un talk show aperto al pubblico e condotto da Fede&Tinto, giornalisti della trasmissione Decanter di Radio Rai Due, al quale parteciperà anche Stefano Bonilli.
CIBO E LETTERATURA CON AMMANITI, FOIS E PICCOLO
Si chiama “La penna e la forchetta: conversazioni su cibo e letteratura” l’appuntamento culturale ideato della prossima edizione del Cous Cous Fest. L’iniziativa, ideata da Gianfranco Marrone, docente di semiotica all’Università di Palermo e presidente dell’Associazione Italiana di Studi Semiotici, vedrà la partecipazione di scrittori del calibro di Niccolò Ammaniti, Francesco Piccolo, autore, tra gli altri di “Se c’ero dormivo” e “Storie di primogeniti e figli unici”, Marcello Fois, scrittore di noir alla ribalta nazionale e Roberto Alajmo. L’appuntamento con le “conversazioni d’autore”, nello splendido scenario del giardino del Santuario di San Vito Lo Capo, è alle 17 di giovedì 27 e sabato 29 settembre. Degustazioni di etichette siciliane chiuderanno gli incontri.
METTI UNA SERA.. A CENA
Menu d’autore firmati da chef stellati siciliani tra cui Nino Graziano (Semifreddo di Mosca), Andreas Zangerl (Casa Grugno di Taormina), Pino Cuttaia (La Madia di Licata (Ag)) e Vincenzo Candiano (Locanda di Don Serafino, Ragusa), fresco della nomina “Migliore chef emergente del Sud Italia” durante la manifestazione Vitigno Italia di Napoli, delizieranno i palati più esigenti dei visitatori del Cous Cous Fest. Da mercoledì a domenica, nell’ambito della rassegna, andranno in scena cene tematiche di degustazione in cui protagonisti saranno i prodotti di eccellenza della gastronomia e della tradizione isolana in abbinamento ai migliori vini siciliani. Selezionate ricette della tradizione gastronomica siciliana, interpretate dai migliori chef dell’isola saranno servite ogni sera alle 20.30.
EXPO VILLAGE, IL MONDO A SAN VITO LO CAPO
Il meglio della cultura e delle tradizioni dei paesi partecipanti sarà esposto all’Expo Village, un coloratissimo crogiolo multietnico caratterizzato dall’affascinante miscellanea di culture e linguaggi. In esposizione prodotti e manufatti dei paesi partecipanti alla rassegna che vi incanteranno, facendovi sentire immersi in un magico mondo multicolore.
AL WAHA, MUSICA E SUGGESTIONI ORIENTALI IN RIVA AL MARE
Si chiama Al Waha, il cui nome in arabo significa oasi nel deserto, la magica oasi dalle suggestioni orientali sulla spiaggia di San Vito Lo Capo, teatro di degustazioni tra tende dai colori accesi, la danza del ventre nella luce sfumata del tramonto, musica e percussioni che accolgono i visitatori all’interno di un’atmosfera rilassata e fuori dal tempo, in riva ad un mare di smeraldo.
COUS COUS LIVE SHOW, ARRIVA KHALED
Khaled, in tappa unica in Italia, si esibirà al Cous Cous Live Show di San Vito Lo Capo. Il cantante algerino di fama internazionale, il più famoso interprete mondiale di pop raï, capace di amalgamare la tradizione musicale algerina con ritmi e stili occidentali quali il soul, il rock e il reggae, dando vita a un suono del tutto originale, si esibirà in piazza Santuario a San Vito Lo Capo, venerdì 28 settembre. Al tramonto del sole, ogni giorno della rassegna San Vito Lo Capo si trasformerà in un palcoscenico dedicato alla fusion e world music. Al Cous Cous Fest si avvicenderanno alcuni tra i più prestigiosi esponenti di questo genere che non ha patria ma viaggia per il mondo attingendo alle sonorità dei popoli. I concerti si svolgeranno in piazza Santuario, saranno aperti al pubblico e gratuiti.
Maggiori informazioni sul sito www.couscousfest.it
*****************************
LA STORIA DEL COUS COUS: piatto giramondo
(a cura di Vittorio Castellani, giornalista gastronomade conosciuto come chef Kumalè)
Nella storia esistono antichissime testimonianze di cous cous: i Cartaginesi ne facevano grande uso, con aggiunta di formaggio e miele ed i Greci per questo li chiamavano “pultofagi”. La ricetta cartaginese ci è stata tramandata da Catone nel suo libro “De Rusticae”. In Sicilia la tradizione del cous cous è radicata nel trapanese fin dall’anno mille dove giunse con la dominazione araba.
La storia del cous cous comincia tra gli imazighen, i berberi, il popolo autoctono delle valli e delle montagne del Nord Africa, le cui origini sono molto antiche. Con i cereali che coltivavano quali frumento, ma soprattutto orzo, miglio e sorgo erano soliti preparare delle pappe con acqua o latte.
Il cous cous con la sua sofisticata cottura a vapore ne è un ulteriore sviluppo ed è diventato un cibo fortemente legato alle tradizioni conviviali e religiose del Maghreb, approdando anche sulle tavole siciliane e rinnovando ancora oggi il legame con la cultura araba.
Il cous cous, piatto giramondo, unisce in sé il globale e il locale. Ovunque sia approdato, in giro per il mondo, il piatto ha sposato le caratteristiche del territorio, legandosi profondamente alle tradizioni, religiose e conviviali dei popoli e diventando, volta per volta, maftoul, kseksou, cuscus, cascasa, sekso, kskso, kuskus, kuski, burgul o tabouleh.
Il cous cous nella tradizione maghrebina
Questa tradizionale pietanza a base di semola di grano, cotta a vapore, servita con un bouillon aromatico arricchito del sapore delle verdure di stagione, legumi, aromi e spezie, carne o pesce, rappresenta da sempre il piatto simbolo della cucina maghrebina, specie nei giorni di festa.
Il termine cous cous indica sia la “semola” che il piatto completo, nella sua terra d’origine, dal Marocco alla Libia. Questa semola si presta a una varietà infinita di piatti: da quello più semplice con lo smen, un burro “fermentato” e un bicchiere di latte cagliato, ai ricchissimi cous cous delle feste di matrimonio e di ricevimento.
Il fatto che il cous cous venga servito in un enorme piatto rotondo, a cui attingono tutti i commensali, dopo il rituale Bismallah (“in nome di Dio”), sottolinea la natura conviviale di questo piatto. La tradizione vuole che si mangi con le mani, prendendo un pezzo di carne o di verdure e formando una pallina con la semola.
Durante i matrimoni, il cous cous è soltanto uno dei piatti della diffa (banchetto), solitamente l’ultimo ad essere servito, mentre costituisce il piatto unico in occasione di funerali. È il cibo ideale per antonomasia e in alcune regioni viene chiamato ta’am o anche ‘aish, letteralmente “cibo” e “vita”, mentre secondo un medico marocchino del sedicesimo secolo i maghrebini ritengono che “chi non ha mangiato del couscous, anche se ha preso della carne e del pane” si sente come chi non ha mangiato nulla.
Fin dai tempi antichi il cous cous è anche sinonimo del Maghreb. L’ex presidente e padre della Tunisia indipendente, Habib Bourguiba avrebbe detto che il cous cous “è il filo comune che collega le nazioni del Maghreb”.
Preparare e consumare cous cous sono attività legate alla partecipazione religiosa e non a caso l’omonimo piatto viene spesso offerto ai poveri in occasione della sadaqa, l’elemosina. Il cous cous è anche portatore di baraka, una grazia divina, e per questo motivo prima della preparazione del cous cous, la massaia deve pronunciare un’invocazione pia e durante non dovrebbe né vedere né sentire nulla che possa essere di malaugurio. Inoltre è anche il piatto tradizionale del venerdì mezzogiorno, il giorno della preghiera collettiva musulmana e delle occasioni speciali, come la festa per ritorno dei pellegrini dalla Mecca.
Per le comunità ebraiche originarie del Maghreb invece, il cous cous è il piatto per eccellenze del venerdì sera, il primo pasto dello Shabbat, il giorno di riposo settimanale, atteso nelle case e nelle famiglie con la stessa gioia con cui si riceve una sposa.
Cous cous…nomade
Si tratta di una specialità presente in innumerevoli versioni regionali e stagionali dal Marocco alla Libia, passando per l’Algeria e la Tunisia. Ma superato l’Egitto, se ci spostiamo nel Mediterraneo verso il Medio Oriente o nell’area turco balcanica, i chicchi di semola assumono altre forme e denominazioni e sono spesso sottoposti ad un diverso procedimento di lavorazione e cottura. Quando in questi paesi troviamo quindi il cous cous sappiamo che si tratta di un piatto d’importazione. I chicchi di grano essiccato e spezzato, ampiamente utilizzati nella cucina siro-libanese, con il nome di bourghol e in quella turca o greca con denominazioni affini (bulghur, pourgouri) possono essere considerati i cugini primi della semola di cous cous. Questi, dopo essere stati opportunamente lavati e reidratati, in acqua fredda o in succo di agrumi, si prestano ottimamente per la realizzazione di raffinate insalate di prezzemolo e pomodori (tabbuolé) o di ceci (safsouf), contorni caldi cucinati con salsa di pomodoro e spezie (kisir) o per dare consistenza ad appetitosi piatti di carne tritata: cruda, alla tartara (kebbé nayyé) o cotta, sotto forma di polpettine farcite con pinoli e uvetta (kibbé rass me’liyyé). Esistono poi altre varietà di semola, più simili al cous cous, come il moghrabbyie libanese, usato per zuppe o minestre o il maftoul (supposta, in arabo!), piatto unico dei beduini giordani.
PAESE CHE VAI COUS COUS CHE TROVI
(a cura di Carlo Cannella, nutrizionista, professore ordinario di Scienza dell’alimentazione – Università La Sapienza, Roma)
Mentre la semola del cous cous è uguale in tutto il Maghreb, l’Occidente del mondo arabo, esistono delle variazioni negli altri ingredienti. In Marocco, ad esempio, il condimento generalmente non è molto piccante e si preferisce un miscuglio di spezie dolci come la cannella e la paprica o il famoso ras al-hanut, letteralmente “il padrone della bottega” in quanto ogni venditore di spezie avrebbe la propria ricetta segreta. I tunisini amano il cous cous con molto pomodoro (e spesso usano il concentrato di pomodoro) e la salsa piccante, la harissa.
Tipica anche della cucina marocchina è la combinazione di sapori salati e dolci, con l’uso di miele e uvetta anche con la carne. Queste ricette sono per lo più un retaggio del periodo dell’Andalusia musulmana, introdotte in Marocco dai musulmani cacciati dalla penisola iberica da Isabella la Cattolica nel 1492 e sono state tramandate nelle grandi famiglie delle città di Fez e Marrakesh. Dal cuore berbero dell’Algeria invece, sono originari i cous cous più rustici e semplici.
Cous cous: ricetta antica, benessere moderno
L’alimento etnico più noto, almeno a noi italiani, in virtù anche di un certo tipo di turismo ormai di massa e al forte tasso di immigrazione dal Nord Africa in Italia, è certamente il cous cous. È un prodotto tipico di tutta la fascia del Nord Africa, con qualche estensione nei vicini Paesi Arabi, preparato con frumento (sia duro che tenero), ma non è infrequente l’utilizzo di cereali minori quali miglio o orzo. Gli ingredienti sono: granella di frumento duro servita con verdure bollite oppure con carne di montone o pesce. Da un punto di vista nutrizionale, una porzione di 150 g di cous cous con carne di montone è un piatto sostanzioso e allo stesso tempo dietetico: 360 kcal; 9 g di proteine; 1,5 g di grasso; 77 g di carboidrati; 30 mg di Ca; 360 mg di P; 7,7 mg di Fe; 0,3 mg di vit B1; 0,1 mg di vit B2; 3 mg di vit PP.
In Sicilia si è diffuso questo piatto a base di sfarinati di grano duro e pesce, costituito in genere da farina di frumento macinata grossolanamente, impastata con poca acqua e cotta al vapore, alla quale vengono poi uniti pesci cotti in un sugo aromatico e piccante.
Nonostante si tratti di un cibo “povero” (sfarinato di frumento con eventuale aggiunta di farine leguminose, cotto al vapore e successivamente insaporito con ortaggi mediterranei anch’essi bolliti, e spezie), il cous cous può essere considerato un cibo completo e forse proprio per tale ragione vi si può vedere l’antesignano dei “piatti unici”.
a cura di Rocco Lettieri in collaborazione con:
Angela Abbate
Ufficio Stampa Cous Cous Fest
Feedback – Strategie per comunicare
via Libertà, 103
90143 Palermo (Italy)
tel.fax. 4 linee r.a. +39 091 6263080
mob. +39 335 7406260
angela.abbate@feedback.it
Commenti recenti