Sandro de Bruno – DURELLO BRUT 100 mesi

Sandro De Bruno

L’uomo della terra rossa vulcanica

Ti porterò qui,

dove le nubi sono le regine del cielo.

Respirerai aria fresca

e ti sentirai sovrano della pianura.

Il tuo sguardo non avrà impedimenti

fino all’infinito orizzonte.

Il tuo animo poetico si colmerà di gioia

allo spettacolo del vento

che compie il suo percorso,

tra le creste là dove l’universo,

pian piano si tramuta in terra.

(dedicata a Monte Calvarina)

 

Quando un editore/direttore ti dice che questo pezzo dev’essere consegnato entro il 30 di Settembre e siamo già al 12 del mese più impegnativo per un produttore di vino, principalmente di bianchi e del tipo da spumantizzare, si dovrebbe rinunciare in partenza. Il non poter di no, e per tanti motivi (in primis perché ci si conosce da più di 30 anni) ti porta a metà Settembre a fare visita un lunedì mattina a Sandro De Bruno, a Montecchia di Crosara, nel cuore del vino DURELLO, dove ci arrivi dopo tre ore di auto per tramite l’autostrada più trafficata d’Italia, e trovi Lui che sta riparando una pressa, con un camion a rimorchio che deve scaricare bottiglie, con trattori che stanno già cominciando a portare in cantina le prime uve e ti rendi conto di essere capitato in un momento sbagliato.

Ma basta conoscere Bruno per capire che questo bastian contrario, con tutte le sue problematiche, in meno di 30 minuti sarà a nostra disposizione per carpire alcune informazioni sulla pandemia in atto e su come si sta organizzando per la prossima vendemmia. Saliti su SUV si parte per le colline dei Monti Lessini, nella contrada Roncà, porzione collinare a cavallo delle province di Verona e Vicenza, in una giornata ben soleggiata con le uve splendide e luminose nella loro caratteristica giallo oro lucente, bellissime, sanissime, che stanno solo aspettando il momento in cui tutti gli elementi saranno nella loro massima espressione. Parliamo di Garganega e Durella.

L’area dei Lessini è contigua all’area del Soave e tutta la zona è considerata “vulcanica”, ricca di tufi e basalti, ricchi di ferro, magnesio e moltissimi altri microelementi che conferiscono alle uve e, quindi al vino, la caratteristica sapidità/salinità minerale. I paesini qui sparsi fanno capo al Monte Calvarina, a Brenton di Roncà, Duello, Madarosa, San Giovanni e diretti verso Schio troviamo Arzignano, Trissino, Cornedo Vicentino, Priabona, tutte zone collinari che salgono dai 200 m slm sino a portarsi sui 650 con vigneti panoramici e frutteti di ciliegi, pesche, pere, e ulivi (spettacolare l’olio che se ne ricava) e noci. Un’agricoltura che non lascia un metro quadro libero. E siamo nel cuore, come si diceva, della uva DURELLA, il vitigno autoctono di questi territori, una vite rustica e antica almeno sin dal Medioevo che sa donare spumanti ricchi di mineralità vulcanica tipica dei suoi suoli.

La storia ci racconta che 45 milioni di anni fa, bolle di magma in risalita diedero origine ai Monti Lessini, dal fondo del mare primordiale (ancora oggi si trovano conchiglie marine durante gli scassi dei vigneti). È proprio per questo che accanto ai vulcani si trovano giacimenti fossiliferi di sorprendente ricchezza; alcuni antichissimi reperti mobili testimoniano che, sin dai tempi più antichi, costituivano un habitat ideale per questa tipologia di vite.

La viticoltura sui Monti Lessini cominciò comunque con l’arrivo dei Romani. Non sappiamo molto di questi primi vitigni, ma già nel De Agricultura, Plinio il Vecchio, cita un uva “Duràcinus” ovvero dalla buccia dura. Ritroviamo poi in documenti locali del 1292 una varietà detta “Duràsena” che doveva essere già molto diffusa e da cui deriva l’attuale Durella. Le Contrade dei Monti Lessini furono segnate anche dal passaggio dei Cimbri: popolo Germanico che si insediò sui monti del Vicentino nel Medioevo, famoso per l’arte metallurgica e casearia più che per la vitivinicoltura. Un impulso più sostanziale lo diede la Repubblica di Venezia, reinvestendo in terraferma i profitti accumulati per mare. Un editto del 1377, in particolare, prescriveva di imbarcare sulle navi di lungo corso un certo vino della Lessinia cui venivano attribuite dote farmaceutiche e corroboranti presumibilmente in virtù della sua acidità. Ci piace riparlare di queste storie frammiste di leggenda, perché fanno parte della memoria di questi luoghi: patrimonio di cultura inscindibile del Lessini Durello DOC di cui parliamo con Sandro mentre camminiamo tra i suoi filari di vigneti.

Ci racconta: “Avete visto questo terreno dalla terra rossa, ricca di ferro, ci permette di coltivare concimando molto poco, come vogliono i due vitigni di cui ammiriamo la bellezza: la Garganega e la Durella. Con questa uva, quest’anno siamo avanti di almeno 15 giorni e pertanto potrebbe darsi che raccoglieremo a fine Settembre o i primi giorni di Ottobre, quando in altri anni raccoglievamo a partire 20 Ottobre. Certo che se ora arrivano piogge non sarebbe una cosa positiva perché gli acini aumentando di volume scoppierebbero portandoci ad avere marciume. Noi abbiamo messo dei cloni che sono abbastanza spargoli in modo che l’aria, in questi casi, possa asciugare in fretta gli acini, però così portiamo a casa circa 110 q.li per ettaro quando il disciplinare ne prevede 160. Anche il sistema di allevamento a pergoletta unilaterale ci permette di operare senza quasi nessun problema. In questi momenti l’uva è ricchissima di acido malico e mantiene un’acidità fissa molto alta, valori essenziali per le uve da spumantizzare, per il nostro vino spumante Durello. Come potete vedere qui siamo a circa 550 m slm ed abbiamo forti correnti d’aria che unitamente al terreno vulcanico ci permettono di operare con tranquillità nel rispetto assoluto di una biodiversità naturale. La Durella se vogliamo ha una unico difetto: anche a maturazione ottimale manca di profumazione aromatica che cerchiamo di dare con parti di Pinot Bianco e/o di Pinot Nero vinificato in bianco”.

E la domanda spontanea arriva da sola: ma come sarà la vendemmia in funzione anche delle problematiche create dal Covid?

La risposta di Sandro a denti stretti: “Problematiche ce ne sono state e ce ne sono ancora, in particolare per il personale che si fa fatica a trovare anche perché quando ci sarà davvero bisogno anche tutti gli altri produttori saranno in vendemmia. Sino a questo momento non abbiamo avuto grosse difficoltà perché il Covid ci ha costretto a casa e quindi, non potendo fare altro, ci siamo dedicati ai lavori di vigna. Infatti, potete vedere che i filari sembrano sistemati come in un giardino e tutte le operazioni di sfogliatura delle viti e di sfalciatura dell’erba sono state condotte in maniera maniacale. Abbiamo avuto anche più manodopera con i familiari che anche loro erano costretti a casa. E qui si usa dare una mano all’altro per poi poter a tua volta ricambiare. I familiari sino al terzo grado possono per fortuna lavorare senza bisogno di voucher e quindi ci si aiuta come si faceva una volta. Quindi è un pò uno scambio di favori. La fortuna di avere uve a diverse altitudini ci consente di programmare le raccolte in momenti diversi. Si inizia in basso con il Pinot Grigio, lo Chardonnay, poi il Pinot Nero, il Sauvignon e quindi la Garganega e la Durella. Le altre uve rosse vengono raccolte per ultime. Una vendemmia comunque a scalare che di solito non crea molti problemi se hai però una cantina razionale per poter operare sia con l’acciaio che con i contenitori in legno (botti e barriques)”. 

La visita è continuata tra diverse particelle dei vigneti tra i 400 e i 600 metri. Sulla via del ritorno in cantina è sempre Sandro che ancora ci racconta: “La zona di produzione del Lessini Durello si trova sulle colline tra Verona e Vicenza. Sono coltivati a Durella circa 380 ettari sulle colline veronesi e 110 ettari su quelle vicentine. Sono 428 i viticoltori che operano sul territorio e 31 sono i soci del Consorzio del Lessini Durello. La nostra azienda è situata nella zona del Soave DOC e dei Monti Lessini DOC e si caratterizza per la produzione di vini di qualità, provenienti dal Monte Calvarina, da Roncà, da Terrarossa e altre piccole parcelle. Per la parte veronese abbiamo vini bianchi da vitigni autoctoni come Soave DOC Garganega 100%, Soave DOC Colli Scaligeri, Soave Superiore DOCG Monte San Pietro e vini bianchi da vitigni internazionali come Sauvignon Blanc e Chardonnay, un Pinot Grigio, un Pinot Nero, due vini dolci: Recioto di Soave DOCG Cansignorio e un Passito IGT Veneto Campo delle Feste. Ma la nostra specialità aziendale va ai vini ottenuti da uva Durella. Tre Spumanti Lessini Durello DOC: 36 mesi, 60 mesi e 100 mesi. Una Cuvée Sergio Extra Brut Metodo Classico da uve Chardonnay e un vino Extra Brut Rosé Metodo Classico Mariné (dedicato alla signora Marina)”.   

Finalmente seduti con soppressa e tre tipologie di formaggi e tre vini fermi: Soave Colli Scaligeri 2019; Grigio Fumo Pinot Grigio 2019 macerato; Soave DOC Garganega 100% 2018 e abbiamo potuto continuare, tra un boccone e un altro, la registrazione della storia di questa cantina che si presenta come Sandro De Bruno, ma lui, il nostro Sandro interlocutore e proprietario si chiama di cognome Tasoniero, la signora moglie Marina Ferraretto e il figlio Niki. Scopriamo così che l’azienda nasce negli anni’30 con il nonno Alessandro; nel dopo guerra l’attività fu continuata dal figlio Bruno (papà di Sandro) e nel 2002 entrò in azienda Sandro, appunto figlio di Bruno. Spiegato l’arcano: Sandro De Bruno è l’azienda di Sandro figlio di Bruno.

Ĕ Sandro che ci continua a parlarci e dice che … “sono arrivato in azienda da un altro settore che mi ha tenuto in giro dal 1985 sino al 2002, quando ho iniziato a costruire la cantina poi inaugurata nel 2004. La struttura che si estende per circa 1.800 mq, dei quali 800 mq seminterrati, è stata costruita secondo lo stile tipico di un casolare di campagna con l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia. Può ospitare fino a 70 persone in una sala adiacente alla bottaia, dove la maggior parte dei vini segue il processo di fermentazione e invecchiamento. La mia passione era la Durella che mangiavo sulle gambe del nonno Bruno. E si partì subito lavorando con il Metodo Classico di cui non nego l’aiuto di Mattia Vezzola, a cui ho fatto seguire corsi di scuola enologica spumantistica con altri validi docenti e la mia volontà di fare spumanti con almeno 36 mesi sui lieviti, che poi sono diventati 60 e alla fine ho voluto il 100 mesi tondo tondo. Ma prima di tutto ho voluto fare vini di Ecosostenibilità.

 

Applichiamo nelle nostre vigne, in cantina e in tutti i processi che ci permettono di ottenere il nostro vino, i principi dell’Agricoltura Integrata e Sostenibile. Questo prevede l’impiego di tecniche agricole ecologicamente sostenibili e compatibili con la tutela dell’ambiente naturale per preservare le risorse ambientali. Gli interventi quindi sono ridotti al minimo indispensabile, mirati solo alla necessità e finalizzati alla ricerca di un equilibrio naturale e stabile senza interferenze sulla natura. Le concimazioni sono solo di tipo organico e certificato, senza alcun prodotto di sintesi chimica come anche la rimozione delle malerbe in vigneto, che viene operata senza l’uso di diserbanti di sintesi.

 

L’esperienza, infatti, ci ha insegnato che, così facendo, oltre a non ostacolare i bioritmi naturali delle piante e degli esseri viventi, nel tempo si ottengono risultati migliori in termini di qualità e salute per il consumatore, oltre che socialmente ed eticamente giusti, integrando il benessere delle persone con quello della Terra. Quello che sta alla base di questo metodo di lavoro è la volontà di seguire la naturale evoluzione degli elementi al fine di consentire alle specie animali e vegetali di portare a compimento i loro processi naturali, che hanno trovano il loro punto di equilibrio grazie al lavoro di millenni ”.

Azienda Sandro De Bruno

Via Santa Margherita, 26

37030 Montecchia di Crosara (VR)

Cell: +39 348 3104780

Tel:  +39 045 6540465

info@sandrodebruno.it

www.sandrodebruno.it

 

Servizio a cura di Rocco Lettieri

Servizio fotografico a cura di David Camponovo 

Ticino by Night&Day di Lugano

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