TENUTA POGGIO DI CASTELLARE a Montalicno
TENUTE TOSCANE
E IL VIAGGIO NEL SANGIOVESE DI BRUNA BARONCINI
L’invito era perentorio. Segnatevi la data perché il 15 luglio, sarà ospite a Tenuta Poggio Il Castellare di Torrenieri/Montalcino il famoso chef televisivo Simone Rugiati per una cena sotto le stelle che vuole celebrare la creatività e l’eccellenza della toscanità.
Tradizione, eccellenza, sperimentazione e tutela del territorio sono i valori che contraddistinguono Tenuta Poggio Il Castellare di Montalcino (SI), azienda dì proprietà di Tenute Toscane, guidata da Bruna Baroncini e dal nipote Samuele. Valori che sposano passato e futuro, complice un presente fatto di esperienza, consapevolezza e dedizione.
Fil rouge di tutto ciò, la famiglia, con tutta la sua forza e la sua determinazione. Dal 1489, infatti, la famiglia Baroncini produce vino con passione e devozione, perseguendo quotidianamente precisi obiettivi: tramandare la conoscenza maturata in tutti questi secoli, tutelare i vigneti autoctoni e le vinificazioni tradizionali e valorizzare le eccellenze di Montalcino, che nascono in un territorio straordinario come quello della Val d’Orcia, patrimonio Unesco.
Il 15 luglio incontrerà la creatività e l’eclettismo di Simone Rugiati, per una serata esclusiva che si svolgerà negli spazi aziendali, sotto le stelle. Un sodalizio, per una sera, tra due mondi più vicini di quanto possa sembrare, mostrando sensibilità, attenzione e consapevolezza verso le medesime tematiche.
Un’esperienza gourmet e multisensoriale, con un menù dedicato e appositamente studiato in abbinamento a una selezione di vini delle varie realtà di Tenute Toscane: il Vermentino della Maremma Toscana – in due versioni, spumante e fermo, il Rosso di Montalcino, il Brunello di Montalcino, il Brunello di Montalcino Riserva e il Vin Santo Chianti Classico.
Vini sposati pertanto ad una proposta gastronomica così studiata: prosciutto di Cinta con zonzelle, insalata di farro con verdurine estive, picetti con verdurine estive, cimalino fasciato di erbe aromatiche con crema di patate al prezzemolo, assaggio di pecorini di Pienza e budino di ricotta con pesche caramellate.
Alla cena ha fatto da preambolo una degustazione di cinque vini della Tenuta Poggio Il Castellare presentati dal cantiniere Matteo Mostacci con l’ausilio del giovane Samuele Baroncini:
Rosso di Montalcino DOC (Sangiovese grosso in purezza) 2020;
Toscana Rosso IGT Passo dei Caprioli (Merlot e Sangiovese) 2019;
Brunello di Montalcino DOCG (Sangiovese grosso in purezza) 2017;
Pian Bossolino Brunello di Montalcino DOCG Riserva (Sangiovese grosso in purezza) 2016;
Cervio Sant’Antimo DOC (Cabernet Franc 100%) 2015.
Tenuta Poggio il Castellare rappresenta il tassello più ambizioso del viaggio sul Sangiovese in Toscana di Bruna Baroncini. La tenuta è collocata in località Torrenieri, siamo a circa 350 metri di altitudine, nel quadrante nord-est del territorio di Montalcino, un territorio di cui ultimamente, anche e soprattutto per via del mutamento climatico in atto, si fa un gran parlare come protagonista assoluto per il futuro della denominazione. La tenuta consta complessivamente di 40 ettari, di cui sette dedicati a vigneto, due a tartufaia, un bosco ricco di erbe officinali, mentre la restante parte è destinata a seminativo e alla coltivazione di grani antichi. Al centro, la struttura padronale, a sua volta agriturismo di lusso, costruita sopra la barricaia, domina i vigneti, disposti a giropoggio su terreni in cui è maggiore la componente argillosa rispetto a quella sabbiosa.
Gli intendimenti in campagna che Bruna Baroncini ha condiviso con l’agronomo Federico Becarelli e con l’enologo Nicola Berti sono di valorizzare quanto più possibile il vitigno del Sangiovese e gli internazionali, Cabernet Franc e Merlot. I vigneti sono coltivati seguendo il metodo dell’agricoltura biologica in una gestione della campagna ‘di salvaguardia’, con interventi mirati destinati a fornire un corretto apporto di sostanze nutritive, quindi semina tra i filari di colture da sovescio come leguminose, crucifere e graminacee, con il fine di aumentare la biodiversità. Si operano potature invernali delicate e non invasive effettuando tagli solamente sul legno giovane di 1 – 2 anni, potature verdi specifiche in base all’andamento stagionale, come sfogliature precoci, diradamento e ordinamento dei grappoli per ottenere una maturazione fenolica e zuccherina equilibrata.
Durante la stagione vegetativa vengono effettuati esclusivamente i trattamenti necessari in base all’andamento stagionale, ed i prodotti utilizzati sono rame e zolfo a basso dosaggio, funghi antagonisti per controllare l’oidio, utilizzo di zeolite per proteggere la pianta da temperature alte evitando scottature e stress termici ed in periodi piovosi e umidi ridurre le ore di bagnatura fogliare, e utilizzo di calcio e silicio per aumentare lo spessore delle pareti cellulari degli acini e la sua elasticità evitando così fenomeni di appassimenti e rotture degli acini. In cantina si lavora con fermentazioni in acciaio e malolattiche e fermentazioni in legni francesi o di Slavonia di tostatura media, tonneaux e barriques fini od extrafini, e piccole o medie botti da 15, 20 o 25 hl. Si predilige una corretta fermentazione, quindi si lavora con lieviti selezionati. La sosta sulle bucce è sempre contenuta, massimo di 12 giorni, proprio per mantenere fede al criterio dell’autenticità del vitigno. A Tenuta Poggio Il Castellare la tutela delle biodiversità, ricchezza straordinaria ed unica di Montalcino, è di casa. La nostra filosofia mira a salvaguardare la tipicità del vigneto principe, esaltandone i sentori e i profumi.
BRUNA BARONCINI
Bruna Baroncini dice che “avere a che fare con il Sangiovese è come avere a che fare con un Uomo. Potrebbe anche essere Donna, perché no, ma io lo immagino Uomo. Nel Morellino è il ragazzino, impetuoso, un po’ acerbo, curioso. A Montepulciano è adolescente, è scalpitante come un cavallo selvaggio, ha davanti a sé tutte le possibilità del mondo. Nel Chianti è l’età adulta, è quando coniuga equilibrio e forza, morbidezza e persistenza. Nel Brunello è il Sangiovese alla sua piena maturità, insieme fragoroso e saldo, saggio e sicuro di sé, ancora con tutta la potenza degli anni migliori. E poi ha le potenzialità per una vita lunghissima”.
Ecco perché per Bruna Baroncini, una vita nel mondo del vino, il Sangiovese è stato il compagno di viaggio ideale, del resto alla sua casata, già accreditata come produttrice di vino nel Liber Aetatum del 1489, archivio storico di San Gimignano, la bevanda cara a Dioniso scorre decisamente nelle vene. La carriera di Bruna inizia proprio nei possedimenti di famiglia, al Podere Torre Terza, dove la famiglia produceva Vernaccia ma sognava già il Chianti Classico, la tipologia che il padre di Bruna considerava il Paradiso Perduto. Una famiglia peculiare, quella di Bruna, dove storicamente sono le proprio le donne a curare le vigne. Come già, prima di lei, nonna Gina, e ancora mamma Ilva, e come (forse) sarà per la piccola Bianca Apollonia, figlia di Samuele, il nipote, che da qualche anno la affianca in azienda.
Fatalmente, la prematura morte del padre, nel 1987, significa per Bruna rinunciare al sogno di diventare medico ma le fa scoprire la vocazione di una vita. Bruna sa che le parole di suo padre non erano predizioni arcane ma visioni nitide: proprio nel Sangiovese è deposto lo scrigno della saggezza che la sua famiglia va inseguendo da sempre. Nel 1995 acquisisce Il Faggeto, a Montepulciano, che rappresenta il primo territorio dove inizia a sperimentare con il vitigno principe di queste terre. Nel 1997 è la volta della Maremma, nella fattispecie Magliano in Toscana, con l’acquisto di Fattoria Querciarossa, dove la sfida di interpretare il Sangiovese in tutte le sue sfumature si impreziosisce ed acquista significato. Nel 1998 è la volta dell’approdo al main stage, l’ambizione massima, ovverosia il Brunello di Montalcino, con l’acquisizione di Tenuta Poggio Il Castellare.
Nel 2003, poi, la famiglia Baroncini completa il suo parco di offerta sul Sangiovese, nel contempo realizzando le visioni del padre di Bruna, con l’acquisto di Tenuta Casuccio Tarletti, a Castelnuovo Berardenga, versante Chianti Classico. Vino Nobile, Morellino, Chianti, Brunello in letture rispettose della varietà e punto di incontro tra equilibrio e tensione, ma anche Vernaccia di San Gimignano e Vermentino di Toscana, seminali interpretazioni di internazionali in declinazioni di pregio, che denotano spinta sapida e raffinata eleganza. Nessuna sgarbatezza consentita, come nel carattere di Bruna. Vini che impressionano per l’equilibrio delle componenti e che non risultano mai appesantiti, eccessivi o eccessivamente meditativi.
A cura di Rocco Lettieri